Ventimiglia, l’annuncio di Spinosi: «Lascio la Lega»

23 marzo 2023 | 11:31
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Dopo 29 anni di militanza nel Carroccio

Ventimiglia. Lo storico esponente della Lega, Andrea Spinosi, ha annunciato stamane la sua uscita dal Carroccio.

«Siamo in questo posto, il bar che ci ha sempre ospitato dal 2015 in avanti quando non eravamo nessuno e ci riunivamo qui come una grande famiglia. Ieri dopo aver ricevuto le chiamate del segretario provinciale e cittadino della Lega e dell’onorevole Di Muro, ho declinato l’offerta di candidarmi nella lista Lega alle amministrative del 14 maggio. Oggi, dico che dopo 29 anni di appartenenze alla Lega, non rinnoverò la tessera da militante 2023 e contestualmente do le mie dimissioni irrevocabili dal consiglio provinciale della Lega». Lo ha detto stamane al Cafè Mania di via Aprosio, dove i leghisti per anni si sono riuniti.

Spinosi, 54 anni, è stato tra i fondatori della Lega a Ventimiglia. La sua è stata, lo ha detto, «una decisione sofferta», che arriva dopo una serie dei divergenze, tra cui la bocciatura della proposta di candidatura a sindaco e, in alternativa, come capolista alle prossime Comunali. «Una decisione che costa carissima – ha detto – ma sono sereno, perché arriva al termine di un percorso, in cui le ho provate tutte. Purtroppo, non c’è più dialogo, in quanto nel partito le decisioni sono in mano a due o tre persone: il segretario regionale, Edoardo Rixi; l’onorevole Flavio Di Muro e il vice presidente della Regione, Alessandro Piana. Per questo la mia è una decisione definitiva e irrevocabile». Spinosi toglie la spilletta della Lega dalla giacca e mostra il simbolo di Ventimiglia sulla cravatta: «D’ora in poi, sarà questo il mio unico simbolo».

Sulle elezioni amministrative di maggio aggiunge: «Io ci sarò, perché la mia città viene prima di tutto, poi valuteremo come. Desidero ringraziare dal profondo del cuore tutti i militanti vicino a me in questi anni in tante battaglie e quelli che purtroppo non ci sono più».

«La Lega è stata la mia famiglia, dove ho messo cuore e passione, sempre in prima linea, da Pontida, a Roma, a Venezia – racconta Spinosi -. Da molto tempo la Lega non è più casa mia, era diventata molto stretta, ma adesso non riesco neppure più a entrarci in quella porta, perché il cuore e la passione non ci sono più; non c’è possibilità di esprimere un pensiero diverso, perché vieni subito escluso. C’è stata in Lega una sostituzione di persone, che hanno preso il momento buono e sono salite sul carro vincente e sono state subito messe a incarichi di responsabilità. Tutti amici, ma qui parlo solo di politica. Non sono mai stato ascoltato nei pochi consigli che ho dato. Ultimo, per la caduta dell’amministrazione Scullino, avevo detto che non sarei andato a firmare dal notaio, perché ormai bisogna solo eseguire gli ordini, e avevo detto che la decisione spettava all’organo supremo della democrazia cittadina, che io avrei convocato un consiglio davanti ai cittadini e gli organi di stampa per affrontare la situazione. Non sono stato ascoltato neppure lì, la città è stata commissariata. Abbiamo un po’ bloccato tutta la macchina amministrativa e io questa responsabilità me la sento addosso, perché in un girono abbiamo bruciato un capitale elettorale immenso che avevo preso alle politiche e soprattutto alle comunali e non si è stati capaci di gestire e indirizzare le scelte, perché con cinque consiglieri su dieci, più il vicesindaco in Giunta, non si è mai arrivati a una discussione, in modo da interfacciarsi in maniera pragmatica col sindaco, che sappiamo è decisionista. Io lo condanno, per questo, ma dovevamo soltanto prendere le misure e avevamo tutti i numeri per condizionare le scelte dell’amministrazione e così non è stato fatto. In mezza giornata la Lega ha bruciato 8 posizioni: 5 consiglieri comunali, 2 assessori (di cui vicesindaco) e io come consigliere provinciale».

E ancora: «Il partito mi ha chiesto di candidarmi più volte e mi sono sempre candidato. Nel 2010 mi chiedeva di candidarmi alle regionali, sapendo che avrebbe perso: ho portato la Lega dal 2 al 12 percento degli eletti, nessuno mi ha detto niente. Il primo Scullino è caduto, mi sono candidato di nuovo con Giovanni Ballestra, ma abbiamo perso con Ioculano e allora ho deciso di mettermi in stand by. Nel 2015, proprio qui dentro, mi chiamano e mi dicono devi fare il segretario. Io non ne avevo testa e lo divento per acclamazione, non con i congressi tutti programmati. Siamo ripartiti di slancio, abbiamo ricostruito una squadra e abbiamo fatto una bellissima scampagna elettorale. Nel 2018, ci sono le Politiche, la sezione assieme ad altri nomi propone pure il mio. Il mio, naturalmente, viene bocciato. Nel 2020 ci sono le regionali, la sezione propone anche il mio nome, che viene ancora una volta bocciato. Nel 2022 cade l’amministrazione e perdo tutto ciò che avevo messo in pista, nessuno mi ha mai regalato niente; alle Politiche del 2022 non ho chiesto niente e si è arrivati a ciò che rappresenta il mio 70 percento della decisione di oggi alle Comunali del 2023, in cui il segretario cittadino ha sventolato a tutte le parti, che mai e poi mai avrebbe preso ordini. All’improvviso arriva il candidato attuale del centrodestra, addirittura con un accordo romano, senza alcuna discussione. Quella sera me ne sono stato zitto, per non spaccare la sessione. Nessuno mi ha chiesto niente e allora sono uscito io con la mia candidatura, pretendendo che il Consiglio provinciale della Lega valutasse. La mia candidatura è stata bocciata. Come ultimo tentativo di rimanere, perlomeno ho detto: ‘mettetemi capolista’, che non cambia niente dal punto di vista dei numeri, ma come persone credo di essere abbastanza rappresentativo. Tre giorni dopo mi hanno risposto di no, perché il posto era già occupato dall’attuale consigliere regionale (Mabel Riolfo, ndr). A questo punto mi sono ritirato a Castel D’Appio due giorni a pensare, e mi sono detto a che cosa servo? Ieri ho deciso».