Un documentario per raccontare la storia della Tana Bertrand: le riprese a Badalucco
Durante la scorsa settimana si sono svolte le riprese per raccontare in un video la storia di uno dei siti archeologici più antichi…
Badalucco. Si sono svolte questa settimana in Valle Argentina le riprese volute dal Comune di Badalucco e dalla soprintendenza per raccontare la storia del sito archeologico della “Tana Bertand”.
Questa grotta, esplorata e scavata dagli archeologi a partire dall’inizio del novecento e a più riprese negli anni successivi, ha restituito diversi reperti molto antichi che hanno permesso di ricostruire il passato del nostro territorio in epoca pre-romana; i reperti rinvenuti infatti risalgono indicativamente ad un periodo precedente al 2000 a.C. ed appartengono a popolazioni locali addirittura precedenti ai cosiddetti “Liguri” che greci e romani incontrarono quando arrivarono nei nostri territori.
A supporto delle riprese è intervenuto anche lo Speleo Club CAI di Sanremo il cui presidente Alessandro Pastorelli, intervistato anche durante le riprese del documentario per la sua esperienza nel campo delle ricerche ipogee, dichiara “Su richiesta del dott. Stefano Costa della sopraindentenza archeologica ligure abbiamo accompagnato Matteo Sicios regista e realizzatore di documentari incaricato dal comune di Badalucco per documentare la Tana Bertrand” il sito infatti si trova in una zona particolarmente impervia e pericolosa.
“E’ stato un sopralluogo in una grotta molto particolare” spiega il dottor Costa “che si trova nel comune di Badalucco che si chiama Tana Bertand ed è una grotta di dimensioni abbastanza piccole ma in passato è stata utilizzata come luogo di sepoltura; in particolare durante l’età del rame intorno al 2800 a.C. le popolazioni che vivevano in queste valli e soprattutto nelle montagne della Valle Argentina avevano scelto di seppellire i propri morti all’interno di questa piccola cavità che si trova in un luogo oggi per noi abbastanza inaccessibile e il motivo del sopralluogo era proprio quello di verificare lo stato di conservazione all’interno della grotta e di effettuare alcune riprese per documentare la situazione di un sito che non possiamo pensare di rendere aperto al pubblico ma che invece potremmo in futuro, grazie alla collaborazione in corso tra sopraintendenza e Comune di Badalucco, pensare di rendere fruibile da remoto.