Imperia, il ricordo dello sciopero del 1 marzo del 1943, l’Onorevole Castagnetti: «Aiutare i giovani a leggere il tempo in cui vivono»

2 marzo 2023 | 14:04
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Presenti anche degli studenti del Liceo Vieusseux che hanno letto alcune lettere dei deportati imperiesi.

Anche Imperia ha ricordato ieri  il 79esimo anniversario degli scioperi del 1 marzo del 1943 e lo fa con un incontro nella sala dei Comuni della Provincia di Imperia alla presenza anche degli studenti del Liceo Vieusseux che hanno letto alcune lettere dei deportati imperiesi.

«Siamo qua- spiega Fulvio Fellegara, segretario provinciale della CGIL-  per celebrare una ricorrenza importante per tutto il territorio che si fa bene a tramandare e su cui è bene riflettere soprattutto oggi con i tempi che corrono. Nel biennio 43-44 questo territorio ha dato prova di grande coraggio e grande dignità e ha partecipato assieme al nord d’Italia al movimento operaio, che in quegli anni era fervido, ad un grosso movimento per la pace contro la guerra contro il nazifascismo, una ribellione che ha dato un grossi contributo alla Resistenza. É una storia da raccontare soprattutto ai ragazzi e farlo dopo gli episodi del 18 febbraio e all’aggressione brutale di stampo fascista ai ragazzi di Firenze e farlo dopo una tragedia di domenica che ha riguardato il naufragio dei migranti nel Mediterraneo ha un senso profondo».  Un ricordo celebrato nella città Medaglia d’Oro alla Resistenza che viene rivolto soprattutto ai giovani affinché  non rimangano «indifferenti rispetto agli eventi che accadono, bisogna sempre avere un’interazione e un’assunzione di responsabilità» come ha sottolineato l’Onorevole Pierluigi Castagnetti presente all’incontro di ieri pomeriggio.

«Cercherò di aiutare gli studenti a recuperare il valore della memoria- spiega l’onorevole Pierluigi Castagnetti– qualche volta si interrogano sulla ragione per cui dobbiamo continuare a celebrare eventi che sono accaduti molti decenni fa, addirittura ottanta anni fa. Loro devono capire che sono eventi non paragonabili ad altri eventi storici non parliamo delle guerre puniche, parliamo di una Resistenza alla dittatura, alla sopraffazione, al fascismo, al nazismo, e in questa Resistenza c’è un valore che agisce anche nel tempo che stiamo vivendo e che stanno vivendo oggi. Devono imparare a leggere le radici del nostro presente e del nostro futuro, ad interrogarsi come mai ragazzi della loro età senza che ci fosse una cartolina precetto che li obbligasse a farlo hanno deciso autonomamente di fare gli scioperi come quelli di Savona o quelli di Torino che li hanno portati ai campi di concentramento e di sterminio. Spontaneamente, potevano starsene a casa tranquillamente come tanti altri coetanei ma hanno deciso di correre il rischio perché era necessario reagire. Bisogna aiutare gli studenti a capire che non bisogna rimanere indifferenti rispetto agli eventi che accadono, bisogna sempre avere un’interazione e un’assunzione di responsabilità. Dobbiamo aiutarli  a recuperare un’intelligenza storica che quello che accade oggi produce degli effetti domani e che possono essere negativi o positivi a seconda di. Allora questa capacità critica di leggere gli avvenimenti è sicuramente una missione della scuola ma dobbiamo aiutare la scuola a svolgere questa missione. Vado spesso in giro per l’Italia con questa funzione  che è di aiutare i giovani a leggere il tempo in cui vivono».

«Gli scioperi degli operai italiani nelle fabbriche soprattutto quelli del 1944 furono i più grandi scioperi organizzati nell’Europa occupata dai nazisti- si legge sul sito Collettiva- una delle più grandi esperienze di resistenza sociale messa in campo dai lavoratori Italiani, in un momento storico drammatico. Un protagonismo del mondo del lavoro che lo renderà uno degli attori della Carta Costituzionale e quindi della Democrazia. Il 1 marzo del 1944 il Comitato di Liberazione Nazionale proclama lo sciopero contro nazismo, fame e terrore; aderiranno oltre un milione di lavoratori soprattutto delle grandi città e anche Savona farà la sua parte con 5 mila operai in sciopero nelle principali fabbriche come la Scarpa e Magnano, l’Ilva, la Servetaz, la Piaggio di Finale, la Brown Boveri. Ovunque si scioperò a rischio della vita e infatti morirono in 69 su 102 deportati a Mauthausen».