I fedeli del prete ricattato scrivono al vescovo Suetta «Gli siamo vicini per aiutarlo in questo difficile cammino di penitenza»
Il parroco è stato anche sottoposto ad un provvedimento disciplinare da parte della curia
Sanremo. Scrivono al vescovo diocesano Antonio Suetta fedeli della comunità cattolica che fa riferimento alla chiesa del parroco finito nell’occhio del ciclone per essere stato vittima di un ricatto. Un trentenne siriano avrebbe infatti tentato di estorcergli del denaro dopo che il prelato si era mostrato a lui in atteggiamenti sessuali inequivocabili durante una una videochat. Il parroco è stato anche sottoposto ad un provvedimento disciplinare da parte della curia vescovile.
«Sua Eccellenza – si legge nella missiva a firma dei fedeli – con immensa tristezza abbiamo appreso quanto accaduto al nostro parroco siamo amareggiati ma al contempo non ci sentiamo di giudicare, come comunità del Borgo abbiamo pensato fosse giusto scriverLe una lettera aperta per raccontare chi è per noi don Massimo. In questi anni ha fatto sì che tante persone si riavvicinassero alla chiesa, essendo esempio e guida, ci ha accolto a braccia aperte così come siamo e ci ha aiutato ad essere migliori, credendo nelle nostre potenzialità e riuscendo a valorizzarle, ha pregato con noi e per noi, facendoci sentire importanti agli occhi di Dio, ha valorizzato la nostra chiesa ed ha aiutato i suoi parrocchiani in difficoltà».
Continua la lettera «Con lui abbiamo vissuto un periodo difficile, per la pandemia che ha colpito l’intero pianeta, nonostante questo, con cautela ma con decisione, don Massimo è riuscito a dare valore tangibile a quel poco che era permesso di fare, mantenendo viva e attiva tutta la comunità. Ci ha insegnato l’importanza di fare gruppo e di lavorare insieme, facendo crescere sane amicizie tra le mura della parrocchia, coinvolgendo molte persone nelle sue attività di “chiesa fuori le mura” portando per le strade il Natale, le Via Crucis itineranti ed i Rosari. Gli uomini possono inciampare e cadere, anche i sacerdoti sono uomini, don sta pagando, non si nasconde, non si difende, il suo pentimento lo rende umano e ancora più vicino alla nostra comunità, il suo dolore è anche il nostro. Chi ha potuto conoscere l’operato del prelato non si fermerà a giudicare ma guarderà quanto fatto fino ad ora. Tutti noi gli siamo vicini per aiutarlo in questo difficile cammino di penitenza con le nostre preghiere e con il nostro sostegno, lui ci ha dato tanto ed ora tocca a noi. Affidiamo al prete e la parrocchia dell’Annunciazione al Signore e alle Sue preghiere Con stima e riconoscenza».