Il caso

Combattimenti tra cani nel ponente ligure, in 11 a processo

L'indagine, partita da Perinaldo, era approdata fino in Serbia

Tribunale imperia

Imperia. Il gup del tribunale di Imperia Anna Bonsignorio ha rinviato stamane a giudizio undici persone (su 18 indagati) accusate con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al maltrattamento di animali e all’organizzazione di combattimenti tra cani. Si tratta dell’epilogo di una indagine condotta dalla squadra mobile di Imperia, e coordinata dal sostituto procuratore Barbara Bresci, che aveva permesso di scoprire un giro di scommesse clandestine basato sui combattimenti tra cani.

L’indagine, partita da Perinaldo, era approdata fino in Serbia e aveva fatto affiorare una violenza inaudita nei confronti di dogo argentini e molossi, allenati per diventare armi. Gli investigatori erano partiti dal piccolo borgo, quasi per caso: una notte del 2015, infatti, sulla strada per Perinaldo, un passante udì dei guaiti e dei latrati provenire da cassone di un pick up. Chiamò la polizia che scoprì che i lamenti provenivano da un cane chiuso dentro una gabbia. Da lì gli investigatori risalirono al vicino allevamento di dogo argentini dei fratelli Alessandro e Maurizio Accardo (che figurano tra i rinviati a giudizio), successivamente finito sotto inchiesta. Pochi giorni dopo la denuncia l’auto della moglie della persona che denunciò l’accaduto venne trovata crivellata di colpi di arma da fuoco: un avvenimento inquietante che al momento, però, non è possibile collegare con quanto emerso successivamente nel corso delle indagini. E’ dall’allevamento di cani, comunque, che decollò l’indagine del commissariato di Ventimiglia e della squadra mobile di Imperia.

Tra le persone rinviate a giudizio, oltre ai fratelli Alessandro e Maurizio Accardo, ci sono: Maurizio Vicinanza, Domenico Luigi Surace, Stefano Bassanese, Paolo Foglia e Fabrizio Anticoli.

All’udienza preliminare era presente, come parte civile, anche l’associazione ambientalista LAV, rappresentata dall’avvocato Piera Poillucci, e da Ciro Troiano, criminologo e responsabile Osservatorio Nazionale Zoomafia. «Si tratta di una delle inchieste sui combattimenti più importanti e complesse fatte nel nostro Paese, sviluppata sia sul territorio nazionale che all’estero, che avrebbe svelato, secondo l’accusa, una rete di individui dedita all’organizzazione di lotte tra animali e alla gestione delle altre attività illegali connesse – afferma Ciro Troiano -. Anche in questo caso, ci preme ricordare come ribadiamo da tempo, che occorre potenziare la normativa sulla tutela penale degli animali, in particolare per i reati zoomafiosi».

Un giro di scommesse clandestine e compravendita o scambio di cani. Al centro un allevamento di cani destinati, secondo l’accusa, ai combattimenti. E’ partita da qui l’indagine del Commissariato di Ventimiglia e della Squadra Mobile di Imperia che vedrebbero reati consumati tra le province di Imperia, Milano e Torino, oltre che in Serbia.

«Al di là di quello che sarà l’esito giudiziario, e ferma restando la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, c’è da sottolineare l’alta professionalità e le profonde conoscenze tecniche degli investigatori che hanno seguito l’articolata inchiesta, con i quali abbiamo avuto modo di confrontarci – dichiara Ciro Troiano-. Anche se sono preoccupanti lo scenario e i particolari emersi, purtroppo si tratta di condotte comuni in contesti di questo tipo. È una illegalità, quella dei combattimenti, come altre inchieste hanno dimostrato, violenta, pericolosa e con un forte potenziale criminale, che non deve essere sottovalutata».

Il processo inizierà il prossimo 6 giugno davanti al tribunale collegiale di Imperia.

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