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«T’ammazzo di botte», minacce e violenze nella Rsa Le Palme di Taggia: i dettagli delle intercettazioni

16 febbraio 2023 | 16:41
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«T’ammazzo di botte», minacce e violenze nella Rsa Le Palme di Taggia: i dettagli delle intercettazioni

Episodi agghiaccianti documentati dalla Guardia di Finanza

Taggia. «T’ammazzo di botte io! T’ammazzo di botte! Quanto è vero Dio che ti riempio di colpi. Ti ammazzo di colpi, quanto è vera la Madonna guarda, che ti devono trovare morto sta mattina». E’ la minaccia pronunciata da Julia Cazorzi nei confronti di un ospite della Rsa le Palme di Taggia, “colpevole” di essere anziano, colpevole di aver bisogno di assistenza e aiuto. La donna gli grida, lo colpisce. Lui si lamenta. Lo minaccia di portarsi le «corde da casa» per legarlo al letto.

Quella ripresa dalle telecamere installate dalla Guardia di Finanza, è una delle tante scene di violenza, fisica e verbale, subite da alcuni degli anziani ricoverati nella residenza sanitaria assistita gestita dalla cooperativa C.o.s di Genova. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, almeno 32 tra operatori socio sanitari (oss) e infermieri erano soliti compiere atti di violenza nei confronti di anziani, in gran parte ultraottantenni, parzialmente o completamente non autosufficienti. Su 32 indagati, otto sono a piede libero. Gli altri 24, invece, sono stati raggiunti ieri dall’ordinanza firmata dal gip di Imperia Massimiliano Botti su richiesta del sostituto procuratore Salvatore Salemi. Sono tutti accusati di maltrattamento e abbandono di anziani.

Dieci i dipendenti finiti agli arresti domiciliari per le gravi prove di colpevolezza raccolte a loro carico. Oltre a Julia Cazorzi, 58 anni, ci sono: Giuseppe Trudu, 48 anni; Stefania Lanfranco, 50 anni; Rillana Moreira De Silva, 37 anni; Alexander Rosapinta, 44 anni; Paola Tripicchio, 57 anni; Lara Lupi, 53 anni; Francesco Benespera, 55 anni; Angelique Viggiani, 38 anni e Riccardo Pogliano, 61 anni.
C’è poi, per altri 14 colleghi, la sospensione da 6 mesi a un anno dell’esercizio di un pubblico ufficio o servizio che «vieta di svolgere, per la durata di 6 mesi, qualunque attività assistenziale e/o infermieristica sia a titolo individuale che presso ospedali, case di cura, residenze protette ed ogni altra struttura pubblica o privata ad esse assimilabile».

Tantissimi gli episodi di violenza, ma anche umiliazioni, raccolti dagli inquirenti in circa 300 pagine di ordinanza. Un testimone racconta agli investigatori di aver visto un oss che, «infastidito dalle urla di un’ospite, le aveva premuto un cuscino sul volto». E lo stesso ha precisato che «anche altri operatori erano soliti realizzare analoghe condotte nei confronti dei degenti». Un modus operandi confermato da prove documentali, immagini, registrazioni dai contenuti agghiaccianti.

E’ il caso di Giuseppe Trudu, che utilizza lo «schizzettone (siringa usata per nutrire gli ospiti) come mezzo contundente contro l’ospite C., colpendola sull’arcata sopraccigliare tanto da provocarle un’ecchimosi». E ancora, sempre Trudu, si legge nelle carte, «nel servire il pranzo, utilizza violenza fisica per far aprire la bocca all’ospite, verosimilmente premendo sulle guance (operatore si trova di spalle alla telecamera), tanto da provocare dolore all’ospite che fa un verso di dolore. L’o.s,s. compiaciuto esclama: “eh. visto che ho trovato il modo di farti aprire la bocca”».

Decine e decine di scene raccapriccianti, che raccontano una realtà da incubo per molti anziani, incapaci di difendersi e di denunciare la violenza subita. Un film horror tristemente reale, interrotto solo dalla Procura della Repubblica di Imperia e dagli uomini delle Fiamme Gialle, che chiudendo un’indagine iniziata due anni fa, hanno dato voce a chi non poteva esprimersi, né chiedere aiuto.

Domani, venerdì 17 febbraio, inizieranno i primi interrogatori di garanzia: gli indagati potranno raccontare la loro versione oppure avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al giudice.