Sentenze di carnevale, la tradizione secolare del “mugugno”: dal medioevo ai giorni nostri, tra risate e frecciatine a potenti e concittadini
Nascono sotto il dominio dei Clavesana e la leggenda narra che i signori avevano concesso un solo giorno alla popolazione per sfogare il malcontento e le usurpazioni subite proprio nel giorno di carnevale
Cosio D’Arroscia. Continua la secolare tradizione delle sentenze di carnevale nel borgo antico dell’entroterra di Imperia. Dopo lo stop forzato a causa delle restrizioni della pandemia, sono state di nuovo recitate durante la festa che si è svolta la settimana scorsa. Piazza IV novembre si è rituffata così di nuovo nel passato ritornando ad una tradizione medioevale.
«Su questa piazza- racconta il sindaco Mauro Parodi– venivano lette le sentenze. Era una giornata in cui il signorotto permetteva al popolo di dire quello che voleva e su questa piazza venivano lette queste sentenze in rima e avevano questo carattere goliardico e a volte erano abbastanza pesanti ma qui si radunava tutta la gente e si ascoltavano queste sentenze che riguardavano un po’ tutti gli abitanti».
Nate durante la dominazione dei signori di Clavesana la leggenda narra che i signori avevano concesso un solo giorno alla popolazione per sfogare il malcontento e le usurpazioni subite, proprio nel giorno di carnevale che è l’ultimo giorno prima della quaresima. Con il passare del tempo gli abitanti, invece di raccontare ai castellani cose che sapevano non sarebbero state prese in considerazione, iniziarono a deriderli in piazza dando la colpa ad un fantoccio di paglia.
Le “sentenze” in epoca moderna sono dette in piazza alla popolazione rigorosamente in dialetto e in rima e narrano le vicende accadute durante l’anno. Chi le scrive, viene chiamato “I Carlevai” ossia i carnevali e cercano di rendere le sentenze più comiche possibili cercando ovviamente di non rivelare mai l’identità di chi viene preso in giro ma tramite sottintesi e allusioni si cerca di far conoscere il nome delle persone al pubblico.