TRE ANNI DI LAVORO DEL PROGETTO |
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Abbacchiare sì ma con meno fatica, presentato il prototipo dell’esoscheletro “amico” degli olivicoltori

23 febbraio 2023 | 10:56
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Il progetto di cooperazione ha come capofila il CIPAT di Imperia come partner l’Università di Genova, l’Azienda Agricola Valle Ostilia di San Bartolomeo al Mare e la Cooperativa Olivicoltori Sestresi scarl e Regione Liguria

Chiusavecchia- Imperia. Abbacchiare le olive riducendo la fatica. Grazie ad un nuovo prototipo di esoscheletro potrebbe diventare realtà nel mondo degli olivicoltori e facilitare notevolmente il loro lavoro. Mai più braccia e spalle indolenzite.  È la rivoluzionaria inventiva del progetto finale del prototipo di esoscheletro realizzato nell’ambito del SEOL (“Lo sviluppo degli esoscheletri passivi nello svolgimento delle principali operazioni colturali dell’olivicoltura ligure”), il progetto di cooperazione che ha come capofila il Cipat (Centro Istruzione Professionale e Assistenza Tecnica della Confederazione Italiana Agricoltori) di Imperia e come partner l’Università di Genova, l’Azienda Agricola Valle Ostilia di San Bartolomeo al Mare e la Cooperativa Olivicoltori Sestresi scarl, realizzato nell’ambito della misura M16.02 del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Liguria (“Supporto per progetti pilota e per lo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie”).

«Purtroppo noi abbiamo un territorio dove la meccanizzazione è quasi proibita- spiega Riccardo Giordano, dirigente del Cipat centro istruzione professionale della Cia Imperia – quindi abbiamo ribaltato il concetto e abbiamo cercato di meccanizzare le operazioni che l’operatore fa e ci è venuta in soccorso la tecnologia degli esoscheletri.  Siamo partiti dal vedere se era possibile utilizzare quel tipo di tecnologia che nasce nelle grandi catene di montaggio delle automobili in operazioni in agricoltura che per noi in Liguria sono fondamentali. Tutto il lavoro del progetto, che è durato tre anni, è stato quello di verificare come poter trasferire quella tecnologia nelle operazioni che interessavano a noi.  Ne è uscito fuori un prototipo che ci permette di fare molta meno fatica e di abbacchiare da terra tutte le olive, perché arriva fino quasi a cinque metri, con un risparmio di fatica e di infiammazione muscolo scheletrica enorme e quindi di consentire a tutti, anche ai più anziani, di proseguire in questa attività, che è la nostra tradizione, ma che è anche molto faticosa».

«Questa è una misura che ha visto la Regione, nella passata programmazione, impegnarsi per 5 milioni di euro proprio per trovare dei progetti alternativi, per rendere l’agricoltura sempre più sostenibile e soprattutto sicura anche per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro.
Questo progetto in modo particolare- spiega il vice presidente della Regione Alessandro Piana–  ha visto lo stanziamento di 350 mila euro ed è stato curato molto bene da tutti i partner dalla Cia e gli altri e abbiamo già visto all’opera questo strumento che potrebbe essere veramente un’innovazione positiva per l’abbacchiatura e la raccolta delle olive.  Mi auguro- conclude- che si lavori sempre in questo senso, perché i fondi a disposizione anche nella nuova programmazione per le alternative di mercato e la meccanizzazione ci sono e quindi fa particolarmente piacere che i partner accettino la sfida per studiare nuove soluzioni».

Un progetto che ha coinvolto anche l’Università di Genova in vari aspetti, dalla creazione del prototipo stesso  coinvolgendo anche il punto di vista medico.

«Abbiamo seguito tutta la parte delle indicazioni che nascevano dal vissuto dell’abbattitore di olive- spiega il dott. Marco Testa dell’Università di Genova- Prima abbiamo fatto un’indagine su quello che erano i problemi che venivano manifestati dagli agricoltori cercando di classificare quelli più importanti, poi siamo passati attraverso l’analisi del gesto nell’ambito della raccolta delle olive identificando quelli che erano le gestualità più a rischio per gli operatori e in base a questo con la collaborazione degli ingegneri abbiamo sviluppato una serie di strategie per diminuire i carichi che a livello muscolo-scheletrico sono poi, per tutti , nel tempo e con altra frequenza la causa dei disturbi muscolo scheletrici come la cervicale, spalle e schiena».

«Dall’idea abbiamo tirato fuori tante soluzioni e tanti modi di costruire un attrezzo che potesse sostenere l’abbacchiatore. Il risultato- conclude il dott. Matteo Zoppi dell’Università di Genova- ci soddisfa molto perché questa ultima versione è piaciuto anche agli agricoltori. Un lavoro impegnativo ,ci sono stati 4 prototipi e 4 più uno per fare il sostegno dell’abbacchiatore e abbiamo fatto tante versioni diverse fino all’ultimo che è andato bene».