Mareggiata a Bordighera, il grido d’aiuto dei Bagni Vernier: «Siamo stati abbandonati»






Il mare ha distrutto tutto, spazzando via, in poche ore, anni di lavoro
Bordighera. Frighi, lavastoviglie e pure la nuova macchina per il ghiaccio, che da sola è costata 3mila euro. Il mare ha distrutto tutto, spazzando via, in poche ore, mesi di lavoro. E’ la triste conta dei danni di Federico Mutascio, titolare dei Bagni Vernier di Bordighera. «I locali che oggi accolgono il nostro stabilimento sono stati costruiti sotto il livello del mare – spiega Mutascio, affittuario della struttura -. Il risultato è che con la mareggiata di ieri siamo stati invasi da circa un metro e mezzo d’acqua. Quindi, faremo causa al Comune: non solo per i danni del mare, ma anche per il mancato guadagno dovuto al fatto che siamo rimasti quattordici anni senza ristorante».
Un epilogo, purtroppo, già scritto, quello a cui è andato incontro lo storico locale bordigotto, seriamente danneggiato dalla violenta mareggiata che la scorsa notte ha colpito il Ponente ligure.
La lunga storia di “passione” va, infatti, avanti da anni e gli ultimi marosi non sono ché la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Dal 1952, quando mio nonno rilevò un ex lavatoio dell’800 realizzando lo stabilimento, al 2008, avevamo la nostra struttura originaria e fin a quel momento è andato tutto bene – spiega Mutascio -. Poi, quando hanno rilevato l’area per il completamento della passeggiata, fino al confine con Vallecrosia, ci hanno spostato ai Pennoni, a un centinaio di metri. Laggiù abbiamo realizzato la nostra struttura alla base di un molo rialzato».
Nel 2008, dunque, il Comune assicura la famiglia Mutascio che il locale avrebbe perso soltanto due stagioni per poi tornare nel luogo originario: non nel fabbricato iniziale, ma nei nuovi locali realizzati sotto la passeggiata. Cosa succede, però: «Nel 2010 saremmo dovuti tornare dov’eravamo prima. All’interno della nuova passeggiata, infatti, avevano realizzato gli spazi per cinque locali: due concessioni, tra cui la nostra, erano già pronte; mentre per gli altri tre stabilimenti avrebbero dovuto rilasciarne delle nuove. Tuttavia, quei locali si allagavano e così ci hanno prorogato la concessione ai Pennoni». Per Mutascio non ci sono dubbi: «Avevano sbagliato le quote, un po’ come accaduto per la rotonda di Sant’Ampelio e in caso di mareggiata, l’acqua non solo raggiungeva lo stabilimento con le onde, ma saliva addirittura dal pavimento. Quei locali, alla fine, sono stati realizzati sott’acqua».

I titolari dei Bagni Vernier vorrebbero realizzare un nuovo stabilimento in sicurezza, che prevede una struttura rialzata (una sorta di palafitta), all’esterno, al posto dei locali sotto il livello del mare, consegnati, tra l’altro, senza nemmeno un muro laterale. «Realizziamo il progetto, che viene approvato ad aprile del 2021 – prosegue -. Allora, dicono che dobbiamo spostarci, perché il progetto è stato approvato, e dobbiamo tornare nella nostra concessione di origine. Noi siamo pronti a costruire un nuovo stabile, ma il Consiglio di Stato decide di applicare la Bolkestein dieci anni prima: anziché nel 2034, nel 2024. Quindi, chiediamo di rinnovare la concessione ai Pennoni per almeno altre due estati, in attesa di capire cosa succede. Non potevamo effettuare lavori per 500mila euro per poi rischiare di perdere la concessione due anni dopo. Qualora ci fossimo aggiudicati la concessione nel 2024, avremo sicuramente realizzato la nuova struttura». Niente da fare, però: la concessione non viene rinnovata, i titolari dei Bagni Vernier devono sposarsi nei locali sono la passeggiata a mare con «Il risultato che è sotto gli occhi di tutti. La mareggiata ha distrutto tutto. A parte il dehor con la struttura in legno, abbiamo avuto un metro e mezzo di acqua all’interno, che ha devastato i frigoriferi, le lavastoviglie, la nuova macchina per il ghiaccio e probabilmente l’impianto elettrico».

La colpa, certo, non è dell’amministrazione retta dal sindaco Vittorio Ingenito, anche se, conclude Mutascio, «L’attuale amministrazione avrebbe potuto prorogarci per altri due anni la concessione, dov’eravamo, visto che almeno laggiù avremo lavorato in sicurezza. Chiederemo un risarcimento dei danni al Comune, anche per il mancato guadagno di quattordici anni senza il ristorante. Inoltre, ci dovranno ricostruire lo stabilimento».