Immigrazione a Ventimiglia, la preoccupazione di Confesercenti: «Città dimenticata e abbandonata»

Scibilia: «L’economia di Ventimiglia sta subendo un calo quotidiano grazie ad una nomea di città sporca, degradata, insicura, dove è meglio non venire a fare shopping o tanto meno in vacanza»
Ventimiglia. «Siamo punto a capo. Il nuovo Governo Meloni non sta affrontando l’emergenza immigrazione presente nel territorio di frontiera tra Italia e Francia, lasciando la città di Ventimiglia sola, in uno stato di abbandono». Inizia così la nota stampa diffusa da Confesercenti: l’associazione di categoria è preoccupata per la situazione vissuta dalla città di confine, da anni crocevia di migranti e stranieri.
«Le decisioni importanti che dovevano essere prese, sono state rinviate, e improvvisamente è calato il silenzio – prosegue -. Sembra che per Roma il problema non sussista piò, che sia delegato alle forze dell’ordine che devono garantire la sicurezza in città, mentre tutto il tema umanitario è delegato al volontariato».
«Sul futuro del centro di accoglienza – interviene Ino Bonello presidente provinciale – Abbiamo assistito ad un balletto di parole, smentite e notizie non vere, con un fallimento anche della missione umanitaria tentata dal Vescovo. Dalla Prefettura di Imperia non giungono notizie e informazioni, la popolazione, le associazioni di volontariato e di categoria del commercio e del turismo sono all’oscuro, senza referenti a cui rivolgersi. Passano i mesi ed i flussi migratori continuano imperterriti, aumentano le donne e i bambini in strada, senza una accoglienza o sistemi di informazione. Il problema è ormai strutturale, permanente, radicato sul nostro territorio».
«A fronte di un’emergenza umanitaria – aggiunge Sergio Scibilia, segretario provinciale – Di un clima di paura, di uno stato di degrado, lo Stato Italiano non c’è, noi cittadini, noi imprese, siamo abbandonati. Il risultato è una città allo sbando, con un forte aumento dello stato generale di degrado , con persone abbandonate lungo il fiume Roya, dove dormono al freddo a fianco a montagne di spazzatura, con rischio di essere travolte da qualche piena. Aumenta la presenza di organizzazioni criminali italiane e francesi, che provvedono loro ad organizzare l’accoglienza, il transfert oltre frontiera, taglieggiando i malcapitati e rendendoli loro schiavi . Per strada la situazione è intollerabile, con quartieri ostaggio trasformati in dormitorio all’aperto, clima di terrore con risse e ubriachi dalle sei di sera fino al mattino. L’economia di Ventimiglia sta subendo un calo quotidiano grazie ad una nomea di città sporca, degradata, insicura, dove è meglio non venire a fare shopping o tanto meno in vacanza. Gli operatori commerciali sono stanchi e stufi, perdono fette di clientela storica proveniente dalla Costa Azzurra e dal Principato di Monaco, diminuisce la capacità di spesa. Il cliente più raffinato salta la nostra città e di conseguenza salta la destinazione turistica Riviera dei Fiori con conseguenze negative anche per le città di Bordighera-Sanremo-Taggia. Troppe situazioni di allarme, troppi disagi per i cittadini, per gli operatori commerciali; un clima di paura e bruttezza che allontana turisti e non li fa più tornare».
Il 21 novembre Confesercenti e Confcommercio congiuntamente hanno inviato una nota al premier Meloni: «Un appello – dicono – Come urlo di disperazione, di sgomento, di amarezza e tristezza, per non arrendersi, per non cedere al degrado, all’odio razziale, alla criminalità organizzata. Abbiamo chiesto al Governo un sostegno economico per la città, una campagna nazionale ed europea di promozione turistica, una soluzione sotto il profilo umanitario. Da Roma neanche una risposta di cortesia, totale disinteresse, apatia».
E ancora: «Abbiamo chiesto di applicare i Daspo, un ordine di allontanamento dai luoghi occupati, per tutti quei soggetti che in forma invasiva o molesta, ed anche insistente o minacciosa, turbano la tranquillità e la sicurezza dei cittadini, impedendo la libera fruizione di spazi, per chi non rispetta le regole di civiltà, di chi abusa in questa città, al fine di ripristinare una giusta vivibilità e rispetto del decoro in città, un livello normale di coesione sociale e di convivenza, cercando di eliminare fattori di marginalità e di esclusione sociale. Dalle autorità competenti, nessuna risposta. Ora ci si sentiamo scaricati, cittadini di serie B».
«A questo punto – concludono – Desolati e abbandonati, ci chiediamo. Quali prospettive abbiamo? Quali azioni dobbiamo compiere per non essere trasparenti? A chi ci dobbiamo rivolgere? Se lo Stato ci abbandona, se la Regione non se ne occupa neanche lontanamente, se la politica gira la faccia da un’altra parte, cosa dobbiamo fare?».