Il caso

Aggressione a Moussa Balde, tre condanne a due anni. Avvocato Bosio: «Sentenza equilibrata» fotogallery

Riconosciute le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti

Imperia. Il giudice monocratico del Tribunale di Imperia, Marta Maria Bossi, ha condannato a due anni di reclusione, pena sospesa, Ignazio Amato, 29 anni, Francesco Cipri, 40 anni, e Giuseppe Martinello, 45 anni, i tre imputati nel processo per lesioni ai danni di Moussa Balde: il giovane di 23 anni della Guinea aggredito in via Roma a Ventimiglia il 9 maggio 2021 e poi trasferito al Cpr di Torino, dove si suicidò dopo quattro giorni, per essere espatriato.

Nella scorsa udienza, il pm Matteo Gobbi aveva chiesto una condanna a 2 anni e 8 mesi.

Soddisfatto l’avvocato della difesa, Marco Bosio, che ha definito «equilibrata» la sentenza pronunciata oggi. «Ritengo che sia una sentenza equilibrata – ha dichiarato – E’ stata concessa la sospensione condizionale della pena, sono state riconosciute le circostanze attenuanti generiche in misura equivalente rispetto alla aggravanti, che era una richiesta specifica da parte della difesa e questo ha fatto in modo che la pena potesse essere equilibrata in questo senso. Importante è stato anche il risarcimento del danno da parte degli imputati, che avevano corrisposto 2mila euro, il giudice ha ritenuto che il risarcimento sia quantificabile in euro 3mila, quindi più o meno quella che era stata la quantificazione da parte nostra».  Le motivazioni della sentenza verranno pubblicate tra novanta giorni. Su un possibile appello, Bosio ha detto: «Leggeremo le motivazioni ma, in generale, possiamo ritenerci soddisfatti della sentenza del giudice».

Soddisfatto l’avvocato della parte civile Gianluca Vitale. «Il giudice ha riconosciuto le circostanze attenuanti generiche equivalenti sulle aggravanti contestate. Il pm aveva chiesto di escluderle e la difesa aveva chiesto di ritenerle prevalenti. Devo dire che una condanna a due anni, è una pena significativa e credo che sia comunque correttamente parametarata alla gravità del fatto – ha detto -. C’è stato anche un risarcimento di tremila euro alle parti civili, che sono già stati corrisposti. Ovviamente risarcimento relativo al tipo di contestazione. Erano stati contestati 10 giorni di prognosi, credo che ci sia stata una sottovalutazione di quell’aggressione da parte delle strutture sanitarie nelle quali era stato ricoverato Moussa. In qualche modo, però, viene riconosciuta la gravità di quell’aggressione, al di là delle conseguenze che andranno viste anche in altra sede. Le responsabilità sulla morte di Moussa non sono sicuramente dei tre imputati di oggi, ma delle istituzioni e su questo andremo avanti. A Torino, tra le ipotesi che si fanno, c’è anche quella del sequestro di persona, essendo stato istituzionalizzata in qualche modo la possibilità di operare un isolamento nel cosiddetto ospedaletto, che non è previsto da alcuna normativa e che tra l’altro avveniva in condizioni assolutamente inumane. Non sono state ancora chiuse le indagini, mi auguro che in lì possa essere stabilità una verità sulle responsabilità dello Stato per la morte di Moussa e purtroppo anche di altri migranti».

 

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