Omicidio a Ventimiglia, pm chiede condanna a 23 anni e sei mesi

14 dicembre 2022 | 13:45
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Omicidio a Ventimiglia, pm chiede condanna a 23 anni e sei mesi

Imputato è il sudanese Mohammed Aldel, accusato di aver ucciso un connazionale per il furto del telefonino

Imperia. Il pubblico ministero Luca Scorza Azzarà ha chiesto stamane alla Corte d’Assise del tribunale di Imperia una condanna a 23 anni e sei mesi di reclusione per Mohammed Aldel, 36 anni: il sudanese finito a processo con l’accusa di omicidio aggravato da futili motivi (si parla del furto di un telefonino) per aver ucciso, nella notte tra il 25 e il 26 novembre 2021, un giovane connazionale, colpendolo con sette coltellate, nel giaciglio di fortuna in cui la vittima viveva, a ridosso del parcheggio antistante il cimitero di Roverino, a Ventimiglia.

Al termine della sua requisitoria, nel formulare la richiesta di pena, il pm ha dichiarato che le attenuanti generiche vanno considerate equivalenti rispetto alle aggravanti, chiedendo alla Corte di considerare in continuazione il ferimento di un terzo straniero, aggredito dall’imputato in via Cavour la stessa notte dell’omicidio. «Giunge al momento conclusivo il processo per questo fatto tragico accaduto nel novembre dello scorso anno – ha detto Azzarrà – ci sono elementi inconfutabili che conducono, in maniera chiara e univoca, alla conclusione delle piena responsabilità dell’imputato. Questa conclusione la dobbiamo ad una attività investigativa avvenuta nell’immediatezza da parte dai carabinieri di Ventimiglia e dal comando di Imperia per assicurare fonti di prova nelle immediate ore successive al delitto».

La discussione è avvenuta subito dopo le dichiarazioni del dottor Roberto Ravera, sentito in aula come testimone in quanto medico incaricato dalla difesa di verificare la condizione psichica dell’imputato. Il medico ha dichiarato di non aver riscontrato in Aldel nessuna alterazione del pensiero. Motivo, questo, per cui la Corte ha respinto la richiesta della difesa di sottoporre il sudanese a una perizia psichiatrica.

«Aldel, che da quando si sveglia il giorno precedente al fatto si accorge che gli manca il cellulare e lo cerca dove sa che può trovarlo, si dimostra sempre lucido – ha dichiarato sempre il pm nella sua requisitoria -. Ha un obiettivo e cioè di recuperarlo a qualunque costo. Anche il giorno dopo dimostra una perfetta logica e lucidità. Pensa come fare, sa che ci sono i carabinieri e sa di essere un ricercato. Sa anche che a 100 metri da dove si trova lui ci sono i carabinieri che lo cercano. Si consegna e ricostruisce i fatti». Sottoposto a fermo, Aldel viene interrogato dal pm durante la notte e nuovamente racconta quello che è accaduto.

Per l’efferato delitto, il pubblico ministero sottolinea: «La vittima viene ferita all’addome, zona dove sono presenti organi vitali, e successivamente c’è una violenza nei confronti del cadavere quando non è più necessario. Elementi, questi, che dimostrano una volontà omicidiale». «Considerando la situazione di disagio vissuta e considerato il comportamento indotto dalla situazione che si era creata – conclude Scorza Azzarà – Ritengo che vada riconosciuto all’imputato il valore di essersi consegnato spontaneamente ai carabinieri».

La difesa, sostenuta dall’avvocato Stefania Abbagnano, ha chiesto di derubricare  da preterintenzionale, invece che volontario, l’omicidio commesso dall’imputato in quanto «non aveva intenzione di uccidere ma solo di riprendere il cellulare, in quanto unico contatto con la sua famiglia».

Il processo è stato rinviato al prossimo 18 gennaio per eventuali repliche e sentenza.