Il messaggio di Natale del Vescovo Suetta

24 dicembre 2022 | 13:47
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Il messaggio di Natale del Vescovo Suetta

Lo sguardo sul cammino travagliato della vicenda umana conferma che molte volte passaggi epocali, catastrofi e avvenimenti importanti hanno dato una svolta al cammino del mondo

Ventimiglia-Sanremo. Sua Eccellenza Monsignor Suetta, vescovo della diocesi di Ventimiglia e Sanremo ha pubblicato gli auguri di buon Natale con un messaggio per tutti i fedeli e non solo.

«La solenne celebrazione della nascita del Redentore ci conduce ancora dinanzi all’umiltà del presepe a contemplare l’evento che definitivamente posiziona la storia dell’umanità nella prospettiva della salvezza donando finalmente ad ogni uomo l’esaudimento di un desiderio spesso affiorante dal cuore: la possibilità e l’esperienza di un nuovo inizio.

Lo sguardo sul cammino travagliato della vicenda umana conferma che molte volte passaggi epocali, catastrofi e avvenimenti importanti hanno dato una svolta al cammino del mondo; e così ogni persona avverte spesso il bisogno di un’opportunità di radicale cambiamento rispetto ad un’esistenza segnata dal limite, dal peccato e dal fallimento.

Una considerazione miope rispetto alla storia potrebbe far riferimento semplicemente ad una ciclicità senza cause e senza orizzonte così come il disincanto, malattia del cuore, conducono molti a considerare pura utopia la possibilità di un autentico e profondo cambiamento dell’avventura umana.

Il Natale di Gesù dice una parola nuova e definitiva e non soltanto accende la speranza di una possibilità, ma da effettivo inizio e concretezza all’attesa novità.

La povertà del presepe, scelta da Dio come stile, strada e segno d’amore per l’umanità sperduta e ferita, è un potente richiamo a non essere superficiali davanti al mistero della vita.

Lo sguardo penetrante e disarmato del divino Bambino può accompagnare in un imprescindibile e decisivo viaggio nella profondità del cuore sanguinante per la fatica e la disperazione, aiutando chi trova il coraggio e il tempo di sostare a guardare in faccia le domande più urgenti e a distinguere la vera risposta da surrogati e palliativi, che ingolfano, appesantiscono e stancano, ma non risolvono.

La grazia e la luce divina conducano tutti alla mangiatoia di Betlemme e, a quella scuola, insegnino ancora all’uomo di oggi ad essere libero dal futile, sobrio nell’accessorio, grato nel necessario e, soprattutto, radicato nell’essenziale»