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Giunta regionale incontra i sindaci della provincia di Imperia: trasporti, sanità e dissesto idrogeologico al centro del dibattito

1 dicembre 2022 | 15:04
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Su ospedale unico a Taggia: «Se serve, si nomini un commissario». Toti non favorevole

Imperia. Sanità, carenza di professionisti, trasporto pubblico locale, dissesto idrogeologico, ma anche attuazione del Pnrr, immigrazione, emergenza cinghiali e disparità di trattamento rispetto al resto della Liguria. Sono questi i temi al centro del lungo incontro che si è svolto stamani, nella sede della Provincia, tra il presidente e sindaco di Imperia Claudio Scajola, i sui 65 colleghi sindaci, il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti e i suoi assessori.

Un incontro che Claudio Scajola ha definito proficuo, e al termine del quale si è dichiarato soddisfatto, durante il quale le criticità, a volte vere e proprie emergenze, vissute dall’imperiese, sono emerse chiaramente.

Trasporto pubblico locale. «Al di là dello stanziamento nazionale, notiamo una disparità di trattamento tra le diverse province della Liguria – ha detto infatti Scajola, chiedendo spiegazioni a Toti -. Il nostro territorio è fatto di piccoli comuni che devono essere raggiunti. Non è comprensibile che le risorse ripartite storicamente su La Spezia siano il 12,1 percento e su Imperia l’8.83 percento: è una chiara disparità e chiediamo al presidente di approfondire. Non riusciamo a servire i 66 comuni, il ché vuol dire spopolamento di studenti e lavoratori del territorio».

«Sul Tpl sappiamo sicuramente c’è da fare un ragionamento complessivo di sistema – ha risposto il presidente di Regione Liguria -. Spezia ha qualche abitante in più, Imperia qualche abitante in meno, ma un territorio più vasto e più comuni, bisogna ovviamente mettersi intorno a un tavolo e capire quali sono le esigenze perché certamente un trasporto pubblico in una grande città che fa i due terzi della popolazione della provincia (come Spezia, ndr), costa di meno che servire un gigantesco entroterra. Capisco che sia poco sexy, nelle manovre di bilancio, mettere soldi sul trasporto pubblico locale e sul fondo sanitario, perché sono risorse che vanno ad altri enti, che vanno disperso sul territorio e che non si rivendicano in maniera così palese rispetto all’opinione pubblica, però il governo deve capire che se noi non aumentiamo di almeno 2 miliardi il fondo sanitario nazionale e di qualche centinaia di milioni il fondo dei trasporti, rischiamo di faticare a prescindere dalla quota capitaria».

Sanità. “La quota procapite dell’Asl della provincia di Imperia è inferiore a quella delle altre Asl – ha aggiunto il presidente della Provincia – L’imperiese, ormai più di 15 anni fa, con una scelta difficile, decise che fosse necessario un ospedale unico con cui siamo certi di avere più capacità di cura. La scelta fatta allora sul piano politico ha avuto enormi traversie. Ora, con l’intervento della regione Liguria, sotto la presidenza di Toti, si sono acquisite le risorse. Siamo in ritardo sui tempi, che vanno accelerati di fronte alla lezione Covid che ci ha portato ad alcune modifiche sull’organizzazione ospedaliera. Abbiamo 16 ospedali in Liguria, 1 milione e mezzo di abitanti: la provincia di Imperia ne ha 220 mila e decise con scelta politica forte di avere un ospedale unico e non si può pensare che le risorse procapite della provincia di Imperia debbano pagare perché non c’è stata la stessa valutazione politica nella provincia di Genova nella diminuzione dei diversi modelli organizzativi della sanità».

E ancora. «In questo territorio ci sono state diverse strutture ospedaliere come quello di Costarainera e di Bussana che in tempi antichi furono acquisite dalla regione Liguria e furono utilizzate per aggiustare i conti della sanità ligure, pagando il conto la provincia di Imperia. Vogliamo dire che, prima di pensare che ci sia campanilismo fra Imperia e Sanremo, è necessario riequilibrare i conti tanto più con la preoccupazione che la ipotesi di riapertura di Bordighera senza un aumento degli stanziamenti su Asl imperiese ci troverebbe in una condizione ancora più difficile. Quanto ai tempi dell’ospedale unico auspichiamo che fra 5-6 anni ci possa essere. Ma da qui ad allora ci dobbiamo arrivare e la necessità di armonizzare i due ospedali deve essere ragionata in un ambito complessivo del piano sanitario regionale. Non possiamo pensare che Imperia possa avere una diminuzione del servizio senza guardare il piano sanitario che va da Sarzana a Ventimiglia. Questo territorio sarà pronto a ragionare insieme, ma in un quadro complessivo e non come una terra di conquista».

«Si devono accelerare le procedure sull’ospedale unico – ha dichiarato ancora Scajola – E se serve, si nomini un commissario per la realizzazione».  L’ipotesi di un commissario non trova, però particolarmente favorevole Toti: «Se serve, in realtà. I commissari regionali hanno potere di coordinamento o poco più, poi qui abbiamo uno straordinario direttore generale dell’Asl, il dottor Luca Filippo Maria Stucchi, che ha una importante esperienza nella gestione di Asl; abbiamo un nuovo assessore, un progetto già finanziato dal governo, stiamo lavorando nei tempi consentiti dalle gare europee, parliamo di un in vestimento da centinaia di milioni di euro. Quindi, al momento nessuno ha rilevato la necessità di un commissario, se qualcuno si aspetta un commissario come il Ponte Morandi, con una legge nazionale, non credo che sarà mai attribuito a un ospedale singolo; se invece si aspettano un coordinamento più stretto, siamo ovviamente nella fase delle operatività disponibilissimi a individuarlo».

«Stiamo ridisegnando un sistema sanitario provato dal Covid, provato da una errata programmazione circa le professionalità che servono, talvolta tagliato più di quanto fosse giusto tagliare – ha replicato Giovanni Toti -. Perché ricordiamoci che noi parliamo di un Paese in cui gli investimenti sulla sanità non superano il 6,5 percento del pil, mentre l’equilibrio minimo è del 7,2 -7,5. Questo è un confronto che all’interno della conferenza unificata degli enti locali e di governo si aprirà come si aprirà quello del trasporto pubblico locale. Però, bisogna che sia chiaro a tutti che noi oggi non stiamo facendo delle riforme, come è stato fatto in alcuni casi in passato in caso di necessità, per fare cassa o recuperare risorse. Noi stiamo facendo risorse di sistema per migliorare l’assistenza che vogliamo dare ai nostri cittadini, e che quella assistenza non è fatta dall’avere un reparto a un metro piuttosto che a dieci metri, ma dall’avere un certo equilibrio da Sarzana a Ventimiglia. Dobbiamo avere una voce sola nello spiegare ai cittadini che questo non è un piano sanitario nazionale, dal dm 70 a scendere, che vuole sottrarre servizi ai cittadini. Semmai al contrario: vuole dare migliori servizi ai cittadini, ridurre le liste d’attesa, censire i bisogni, laddove bisogna porre delle risposte reali ai bisogni dei cittadini, e non il bisogno indotto o quello che talvolta anche inconsapevolmente si presume sia il principale bisogno di un territorio e poi all’analisi questo non è».

Sulla sanità, ha voluto prendere la parola anche il sindaco di Sanremo Alberto Biancheri, che ha parlato delle «enormi difficoltà del territorio e della necessità di risposte». «L’incontro di oggi è interessantissimo, ma dovrebbe essere lasciato più tempo a noi sindaci: è importante il confronto ma anche l’ascolto. Sulla sanità siamo in una situazione disagiata. Si può dichiarare la zona disagiata a livello sanitario per avere ulteriori risorse? E’ fattibile questo percorso? 
Abbiamo reparti che sono in grandissima difficoltà. Per l’ospedale unico abbiamo gli espropri: andiamo avanti velocemente e diamoci una programmazione».

Sempre in tema di sanità, parlando del dolente tema del punto nascite (ora ne esiste uno a Imperia che potrebbe chiudere per riaprire a Sanremo) Claudio Scajola ha avanzato un’ipotesi da lui stesso definita “bizzarra”: «Se guardo la carta di identità di molti presenti qui sono nati nel loro luogo. Credo che su questo tema ci potrebbe essere un provvedimento che la regione potrebbe fare in via autonoma o come proposta di legge governativa. Una cosa semplice, banale, che può sembrare ridicola: che uno è nato dove risiede la sua famiglia. Essere nato sul letto di tua madre o in ospedale non può modificare una storia, una carta di identità o un valore per le nostre comunità». Sul punto il presidente Toti si è trovato concorde, in quanto «comporta una scelta demografica e Istat con cui poi si costruiscono le politiche del Paese, per cui noi avremo, se la Regione decide di mettere un punto nascita in un luogo “x”, quel luogo che cresce demograficamente e un altro che decresce quando non è affatto vero, perché poi le persone, a tre giorni dal parto, tornano alla loro residenza».

Autonomia delle regioni. «Un tema complicato – ha detto Scajola – Che si collega al problema di province e comuni. Chiedo al presidente della regione che si dedichino maggiori funzioni al territorio per riportarlo nell’ambito costituzionale». Nella prossima primavera, ha anticipato il presidente Toti, si terrà «il Forum dei Sindaci, che sarà un momento di confronto tra la Regione, le amministrazioni provinciali e i sindaci, con la loro associazione di rappresentanza che è Anci. Riteniamo che il prossimo anno e la prossima primavera, in tema di programmazione economica, sociale e politica saranno momenti decisivi per la storia del Paese in cui regione Liguria vuol dire qualche cosa. Non solo l’anno prossimo sarà l’anno di reale esecuzione e primi bilanci del Pnrr ma, lo ha già accennato Claudio Scajola, sarà anche il momento in cui questo governo, come il ministro Calderoli ha già detto nell’assemblea di Anci, porterà leggi sulle autonomie e un testo base in parlamento. Sarà dunque una primavera ricca di confronto tra il governo nazionale e i governi territoriali. E non vi è dubbio che la devoluzione dei poteri verso le Regioni andrà di pari passo con la devoluzione dei poteri verso le Province, verso i Comuni, ma io credo anche attraverso la riforma della governance dell’ente provincia che deve tornare ad essere un ente di primo e non di secondo livello».

Rischio idrogeologico. «Concludo con un tema di grande attualità, soprattutto dopo i fatti di Ischia: ovvero quello idrogeologico. I sindaci qui presenti hanno sollevato il problema che va risolto con un intervento diretto della Regione. L’erosione e lo scorrere dei fiumi ha fatto accumulare materiale. Questo ha diminuito la luce dei ponti e lo spazio dei rii e dei torrenti. Serve un intervento deciso. Non è possibile che non sia consentito, sotto la responsabilità dei sindaci, che questi rii possano essere riportati nel loro alveo». «Il dissesto idrogeologico è la vera emergenza – ha dichiarato Toti, che si è detto d’accordo con Scajola per tagliare l’iter burocratico in merito alla pulizia dei torrenti -. Non vedo perché la Regione debba approvare preventivamente i piani di pulizia degli alvei. I sindaci li fanno e poi i comuni comunicheranno al dipartimento regionale che cosa hanno fatto. E’ vero che questo vale per la vegetazione e la minuta manutenzione».

Oltre ai problemi comuni in tutta la provincia, c’è poi quello vissuto da una sola città, Ventimiglia, che da anni si ritrova a fronteggiare l’emergenza immigrazione. «C’è questo clima di preoccupazione dovuto soprattutto al problema dell’immigrazione per il quale non si sa bene cosa fare – ha detto il commissario straordinario Samuele De Lucia, portando all’attenzione di tutti l’emergenza che la città che amministra sta vivendo -. Certo è un problema di livello nazionale, così come è stato evidente in queste ultime settimane, ma è un problema che porto all’attenzione dei due presidenti perché non si può lasciare questa situazione così. Mi permetterei di chiedere una maggiore presenza, un maggiore coinvolgimento, anche degli enti locali».