In corte d'appello

Estorsione in Ponente Emergenza, condanna confermata per l’ex presidente

Tre anni e sei mesi per l'imputata Anna Maria Ferrara

Bordighera. E’ stata confermata dalla Corte d’Appello di Genova la sentenza di primo grado del dicembre 2021, pronunciata del tribunale di Imperia che aveva condannato Anna Maria Ferrara, ex presidente di Ponente Emergenza, a tre anni e sei mesi di reclusione e interdizione di cinque anni dai pubblici uffici, per il reato di estorsione nei confronti di un ex dipendente della pubblica assistenza costretto, secondo l’accusa, a restituire la metà del proprio stipendio (per la cifra di 500 euro al mese) come “risarcimento” per l’assunzione. In Appello è stata anche confermata l’assoluzione dell’imputata dal reato di tentata estorsione nei confronti di un altro dipendente e di minacce alla moglie del milite estorto, perché il fatto non sussiste.

Il dispositivo della sentenza, le cui motivazioni dovranno essere rese entro i prossimi 90 giorni, è stato pubblicato questa mattina dalla Corte d’Appello di Genova che ha sancito anche il risarcimento nei confronti delle parti civili nella misura di 5000 euro per la parte estorta e 500 euro per la moglie. Le parti civili erano assistite dall’avvocato Alessandro Gallese di Sanremo.

L’avvocato della difesa, Marco Bosio, ha annunciato che presenterà ricorso in Cassazione non appena leggerà le motivazioni della sentenza pronunciata dalla seconda sezione penale, che verrà depositata tra novanta giorni. Dopo aver ottenuto in primo grado la derubricazione del reato, da concussione a estorsione, il noto penalista ha basato la difesa su un recente orientamento giurisprudenziale, avallato da sentenze di Cassazione (2018 e 2021), che dimostrano come il fatto di imporre una retribuzione inferiore rispetto a quanto previsto dai contratti nella fase genetica del rapporto di lavoro (dunque alla stipula del contratto), non costituisce reato di estorsione, in quanto in quel momento non c’è un danno ingiusto per il lavoratore: condizione essenziale, questa, perché sussista il reato stesso di estorsione. In quel momento, infatti, il lavoratore ha la possibilità alternativa di scegliere una retribuzione ridotta o di continuare a restare in stato di disoccupazione.

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