L'incendio

Secondo giorno, la Marr brucia ancora e a Taggia torna lo spettro delle mafie fotogallery

Lo stesso sindaco, Mario Conio, ha oggi espressamente detto che «Taggia dice “no” a mafie ed intimidazioni» e anche un gruppo di opposizione in consiglio, "Progetto comune" ha evocato i fantasmi della "Liguria quinta provincia della Calabria", con ovvio riferimento alle passate presenze 'ndranghetiste nella zona del tabiese

Taggia. Brucia ancora parte dell’edificio della Marr in strada Peirane. A distanza di più di 24 ore da quando il rogo – quasi certamente doloso – è divampato, gli interni della palazzina sono ancora al centro delle attenzioni dei vigili del fuoco, che continuano a gettare acqua su quello che rimane delle celle frigo, dei magazzini e degli uffici. Resti fumanti del contenuto dell’edificio che ospita la sede tabiese di uno dei giganti della distribuzione alimentare nazionale, fornitore di alberghi, bar e ristoranti sin dalla sua fondazione a Rimini nel 1972.

riviera24 - Secondo giorno, la Marr brucia ancora

Non è la prima volta che succede qualcosa del genere, già nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 2018, infatti, sette camion parcheggiati uno a fianco all’altro, erano stati distrutti dalle fiamme sprigionate da un attentato incendiario. A ricostruire quanto successo l’altro ieri saranno i tecnici dei vigili del fuoco e gli investigatori dell’ Arma dei carabinieri. Meno di un mese fa, il 20 ottobre scorso intorno alle 22.30, un altro incendio quasi certamente doloso, aveva distrutto tre rimorchi di camion parcheggiati all’interno dell’azienda Ciesse Flower Export, storico stabilimento di import export di fiori in regione Prati e Piscine nella zona delle Levà. Episodio analogo anche il 3 settembre scorso, quando a bruciare erano stati tre camion della ditta di movimento terra “Mochen” a Bussana Mare di Sanremo.

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Quest’ultimo episodio sembra però aver lasciato il segno nella comunità tabiese, tant’è che lo stesso sindaco, Mario Conio, ha oggi espressamente detto che «Taggia dice “no” a mafie ed intimidazioni» e anche un gruppo di opposizione in consiglio, “Progetto Comune” ha evocato i fantasmi della “Liguria quinta provincia della Calabria”, con ovvio riferimento alle passate presenze ‘ndranghetiste nella zona del tabiese.

Ecco la nota stampa di “Progetto Comune”: «Erano i primi anni 80 quando il consigliere comunale del PCI Carlo Barillà, affermo’ che Imperia fosse la quarta provincia della Calabria (all’epoca le province erano tre) in merito ai movimenti ‘ndranghetisti, con relativo stupore e reazione contrariata a tale dichiarazione da parte di tutti i politici locali. A distanza di 40 anni, e dopo vari arresti, condanne, avvisi della DDA, della Procura e note del Ministero degli Interni, i politici locali forse realizzano la situazione?. L’incendio della MARR, per quanto le indagini siano in corso , pare di origini dolose, e francamente non crediamo ad una vendetta del singolo, ma probabilmente a qualcosa di più organizzato. Crediamo che nel calcolo della qualità della nostra Provincia, scesa al 74esimo posto su 107, venga anche contemplata la situazione della malavita organizzata, che ripetutamente negli ultimi 40 anni, si è infiltrata nell’acquisizione di appalti per opere pubbliche, gestisce un mercato della cocaina sempre più importante, e dove un casino Casino’ per anni ha rappresentato una lavatrice per riciclare i denari prodotti illecitamente. Ricordiamo che c’era stato anche un tentativo di scalata alla direzione della casa da gioco matuziana da parte del clan dei catanesi. In questa provincia da anni sembra esserci un accordo fra ‘ndrancheta, Cosa Nostra e Camorra dove ad ognuno si è riservato un campo d’azione. E dopo tutti gli eventi di questi quattro decenni, e quelli citati sono una minima parte per questione di sintesi, le amministrazioni iniziano ad avere sospetti, solo ora, ed iniziano a preoccuparsi. Forse solo ora si rendono conto che la malavita non è solo “piccolo pizzo” o “piccolo spaccio rionale”, è qualcosa di molto più complesso e radicato nel territorio».

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