Vallecrosia

Risorse per i giovani, l’appello di Marco Magliano: «Non facciamo spegnere le poche disponibilità che sono sul territorio»

«Non mi sento di dire che ci siano colpevoli o vittime, ma sicuramente da parte di chi opera nel sociale, e credo da parte di molti attori del terzo settore, c'è tanta fatica»

marco magliano

Vallecrosia. «Prevenzione, educazione, economia… i conti che non tornano mai», esordisce così Marco Magliano, vallecrosino membro dell’associazione Grazie Don Bosco Aps, che racconta:

«Alle 7.15 dal mattino… si apre la porta, inizia la giornata. Prima, in strada passavano Giada (nome di fantasia) con sua mamma e Kevin (nome di fantasia) con il papà, che pian piano si dirigono verso scuola. Mi apre una giovane mamma e insieme prepariamo i bimbi per scuola, poi tutti in macchina e si parte per affrontare la giornata: una giornata fatta di scuola sì, ma anche di accompagnamenti, di pranzi insieme, di playstation e di partite a uno. Giornate fatte di compiti, sport, di attività, di musica, di ansie e timori, di “che bello stare insieme”, di “proprio non ce la faccio” o di “ci provo”, giornate in cui la mano dei volontari è essenziale, dove le telefonate e i messaggi continui con le famiglie, le scuole e gli allenatori non mancano mai.

Alle 19.15 si chiude la portiera del pulmino, sono tutti a casa o quasi, alcune attività sportive finiscono alle 19.30 e serve un secondo giro, si manda il vocale di routine all’equilibrio per fare l’ultimo punto della giornata e poi un po’ di riposo. Forse ancora qualche messaggio per condividere ciò che si pensa e si è osservato nella giornata… infondo si sa, non è solo un lavoro.

Avremo raccontato la routine dei ragazzi del nostro centro diurno molte altre volte, è vero, ma sembra sempre che manchi qualcosa in questa narrazione. Perché occorre viverla sulla propria pelle per capirla fino in fondo,  questa come le tante altre che ogni giorno gli operatori dell’associazione Grazie Don Bosco Aps vivono: per strada, nelle scuole, al doposcuola, nei vari laboratori portati avanti. Tutto realizzato per dare risposte concrete a necessità altrettanto concrete del nostro territorio.

Era il 2011 quando abbiamo iniziato questa avventura e ora sono passati 12 anni, nei quali non abbiamo mai fatto mancare il nostro supporto, la nostra presenza nelle necessità dei vari enti che ci hanno coinvolti nelle urgenze che di volta in volta si sono presentate.

Urgenze è una parola chiave che spesso si usa in antitesi a prevenzione: quest’ultima invece è la nostra parola chiave, perché fondativa del carisma salesiano al quale apparteniamo e a cui guardiamo per ogni nostro intervento. L’urgenza costa, tanto! Sia in termini economici, sia in termini di fatica umana. La prevenzione costa, vero, ma una piccola goccia che permette di non dover correre ai ripari successivamente.

Nei giorni scorsi ho letto su un giornale locale l’invito di alcuni consiglieri comunali di Bordighera a estendere l’attività di educativa di strada, strumento di prevenzione principe, anche ai comuni vicini a Vallecrosia, comune che per primo ha sposato questa nostra progettualità e sostenuta per 4 anni e che ha coinvolto più di 100 ragazzi. Tuttavia, mi duole informare  i consiglieri che questa attività non è più attiva nemmeno sul comune di Vallecrosia, perché 2 anni fa, senza che io ricevessi alcuna comunicazione specifica, l’attività non è stata rifinanziata. Tengo a precisare che il comune di Vallecrosia è uno degli enti con cui meglio lavoriamo e che ci ha sempre sostenuto.

Resta una piccola attività legata al progetto Space finanziato dalla fondazione “Con i bambini” e portata avanti su questo territorio insieme alla Fondazione Somaschi Onlus che però è molto legata ai contesti scolastici. Contesti scolastici che spesso sono oberati e non riescono a star dietro a tutte le proposte, o non comprendono le opportunità fino in fondo e quindi rinunciano ai fondi o si affacciano alle progettualità quando purtroppo sono al loro ultimo anno.

Al liceo Aprosio, ad esempio, siamo riusciti ad attivare un servizio di sostegno e supporto pomeridiano totalmente gratuito cui hanno aderito per ora più di 30 ragazzi. A questo progetto va aggiunto il progetto ConTeSto promosso da Salesiani per il sociale e finanziato da un bando ministeriale che si rivolge ai ragazzi delle scuole medie: lo scorso anno scolastico abbiamo accolto 35 ragazzi tra Vallecrosia e Roverino. I bandi sono ottimi, opportunità uniche che permettono per pochi anni di fare cose che diversamente non si potrebbero fare, ma poi occorre rimboccarsi le maniche e pensare a strategie che permettano di continuare a fare del bene.

Occorre pensare a delle strategie di distretto che mettano in rete le risorse e colleghino domande ed offerte. Con altri due bandi stiamo finanziando un centro di educazione al lavoro che può ospitare fino a 20 ragazzi tra i 16 e i 20 anni che né studiano né lavorano, i cosiddetti Neet, e fornire loro delle competenze base su alcune professioni ( parrucchiere, meccanico, giardiniere, sartoria, cucina). Il costo annuale a ragazzo da sostenere sarebbe di soli 300 euro di compartecipazione che possono essere divisi tra famiglia ed ente, al momento non ci sono iscrizione se non forse 2. Un’ennesima occasione persa?

Negli ultimi 4 anni stiamo portando sul territorio più di 200.000€ di progettualità legate alla dispersione scolastica, disagio giovanile e prevenzione in genere… mi duole dire che per far partire questi progetti occorre veramente tantissima fatica o perché non ci si crede, o perché le varie segreterie hanno già tanto altro da fare, o perché, siccome è gratis, vengono inseriti ragazzi che in realtà non vanno bene per questi progetti, ma hanno bisogno di altro. La prevenzione ha anch’essa vari livelli e occorre valutare bene chi inserire dove al fine di non sprecare risorse e dare il giusto supporto.

È una situazione estenuante che porta ad un consumo di energie ed entusiasmo immenso. Per poter lavorare e possibilmente farlo bene, occorre costantemente rimodulare, spesso svendere il proprio operato che non è fatto mai in modo approssimativo, ma da professionisti e volontari preparati. Non mi sento di dire che ci siano colpevoli o vittime, ma sicuramente da parte nostra e credo da parte di molti attori del terzo settore c’è tanta fatica.

Quali soluzioni? Il dialogo schietto e sincero scevro da dietrologie di ogni sorta. Chi  lavora nel sociale raramente lo fa per arricchirsi, molto più spesso lo fa perché capisce che c’è un bisogno e vuole porre rimedio a qualche torto. Quindi costruiamo questa rete di cui si parla tanto, che non poggi solo sulla benevolenza di poche persone, ma che sia delle istituzioni e degli enti. Io non mi sento a servizio mio o solo della mia realtà, mi sento a servizio della comunità e non sfruttare ciò che si offre e le opportunità che si creano credo sia un peccato mortale!

Da parte mie e dell’associazione che mi onoro di rappresentare rinnovo la disponibilità e chiedo se esiste qualche altro ente che come noi sperimenta queste difficoltà di parlarci, unirci, formulare insieme nuove strategie. Il nostro territorio è già povero di risorse per i giovani, non facciamo spegnere anche le poche che ci sono rimaste».

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