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Omicidio a Ventimiglia, il presunto killer ripreso dalle telecamere con in mano un coltello insanguinato

2 novembre 2022 | 14:01
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Omicidio a Ventimiglia, il presunto killer ripreso dalle telecamere con in mano un coltello insanguinato
Omicidio a Ventimiglia, il presunto killer ripreso dalle telecamere con in mano un coltello insanguinato
Omicidio a Ventimiglia, il presunto killer ripreso dalle telecamere con in mano un coltello insanguinato
Omicidio a Ventimiglia, il presunto killer ripreso dalle telecamere con in mano un coltello insanguinato
Omicidio a Ventimiglia, il presunto killer ripreso dalle telecamere con in mano un coltello insanguinato
Omicidio a Ventimiglia, il presunto killer ripreso dalle telecamere con in mano un coltello insanguinato

Ascoltati i carabinieri che hanno compiuto le indagini. Il 9 novembre sfileranno i testi della difesa

Imperia. Sono stati ricostruiti grazie alle immagini di videosorveglianza, pubblica e privata, gli spostamenti compiuti, nella notte tra il 25 e il 26 novembre scorsi, da Mohammed Aldel, 36 anni: lo straniero finito a processo con l’accusa di omicidio aggravato da futili motivi (si parla del furto di un telefonino) per aver ucciso un giovane connazionale, colpendolo con sette coltellate, nel giaciglio di fortuna in cui la vittima viveva, a ridosso del parcheggio antistante il cimitero di Roverino, a Ventimiglia.

Stamani davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Imperia sono sfilati i testi della pubblica accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Luca Scorza Azzarà. Si tratta di tre carabinieri che hanno condotto alle indagini che, a poche ore dall’omicidio, hanno portato in carcere Aldel come presunto colpevole.

Dalle testimonianze dei carabinieri è emerso che l’imputato, come si vede dalle immagini acquisite dalle telecamere, avrebbe percorso quattro volte (due all’andata e due al ritorno) il tragitto tra il cimitero di Roverino, dove è stato trovato il cadavere, e una tabaccheria di via Cavour. In particolare, venti minuti dopo la mezzanotte, il presunto omicida è stato visto tornare, per la seconda volta, verso il centro cittadino con in mano un coltello. Dopo aver percorso tutta via Tenda, indossando una felpa verde sporca di sangue e terra, Aldel prosegue da solo fino alla tabaccheria di via Cavour dove, poco dopo, sempre con il coltello in mano, ha una discussione, finita in rissa, con altri due stranieri. E’ proprio uno di questi che, la mattina del 26 novembre, quando venne trovato il cadavere del sudanese, si avvicinerà ai carabinieri dicendo di avere indicazioni utili sull’omicidio.

Quando i militari avevano già raccolto numerosi indizi contro il presunto omicida, sarà lo stesso Aldel a farsi trovare sul luogo del delitto. Ai militari si presenta come l’omicida e li conduce in un capanno costruito nel fiume, a circa 150 metri da dove è stato trovato il cadavere. E’ qui che il 36enne vive, insieme ad un altro straniero. Nel capanno gli investigatori trovano la felpa verde sporca di sangue che lo straniero aveva indosso la notte del delitto.

Sembra che tra vittima e killer i rapporti non fossero buoni, ma non è facile ricostruirlo viste le condizioni di estrema povertà e degrado in cui si è consumato l’omicidio. L’arma del delitto, un coltello a serramanico, non è mai stata ritrovata. A differenza di un coltello a lama fissa, che i carabinieri hanno rinvenuto sotto il cadavere del sudanese ucciso.

Il processo continuerà il prossimo 9 novembre, quando verranno ascoltati i testi della difesa. Il 30 novembre, poi, verrà ascoltato il dottor Roberto Ravera che ha avuto modo di esaminare l’imputato in carcere su richiesta dell’avvocato Stefania Abbagnano, legale di Aldel. Secondo Ravera sarebbe necessario sottoporre il sudanese ad una perizia psichiatrica. Su questo aspetto deciderà la corte. Eventuali repliche e sentenza sono attese per il 14 dicembre.