Migranti, sit in bipartisan a Ventimiglia per chiedere l’apertura di un centro di accoglienza

16 novembre 2022 | 17:29
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Luciano Codarri: «Necessario, anzi indispensabile, sia per i migranti che per noi»

Ventimiglia. Circa cento persone hanno preso parte, nel pomeriggio, al sit in organizzato nel piazzale antistante la chiesa di Sant’Agostino, da partiti, sigle sindacali e associazioni per chiedere l’apertura di un centro di accoglienza migranti a Ventimiglia.
Esponenti di Pd, Sinistra Italiana, Forza Italia, Azione e Italia Viva, i sindacati Cgil, Cisl e Uil e diverse associazioni umanitarie, tra cui Spes, Anpi, Libera, Arci, Caritas si sono riuniti per far sentire la propria voce e chiedere alle istituzioni di intervenire, per non lasciare all’addiaccio i tanti migranti che raggiungono la città di confine.

Dall’estate del 2020, quando l’allora prefetto di Imperia Alberto Intini decise di chiudere il campo Roya sia per motivi sanitari legati alla pandemia da covid-19, che per ragioni di ordine pubblico, sostenendo che il centro non poteva essere utilizzato come albergo, i migranti che raggiungono la frontiera per oltrepassarla si trovano a dover vivere per strada, aiutati solo da volontari e associazioni umanitarie.

«E’ una esigenza che noi denunciamo e manifestiamo dal primo di agosto del 2020 – ha detto Fulvio Fellegara (segretario provinciale imperiese della Cgil) – Quando purtroppo il campo Roya è stato chiuso. Non vogliamo una replica del campo Roya, ma una accoglienza che torni a dare dignità a questo territorio. Prima di tutto per una questione umanitaria, perché le persone devono trovare almeno una risposta ai bisogni primari, dopodiché è importante anche per la comunità di Ventimiglia, perché avere persone che girano in città, senza che nessuno le accolga: non le fa sparire. Non è che si sono fermati gli arrivi e qualcuno veniva soltanto perché c’era il campo Roya, come qualcuno ha tentato di raccontare. Le persone arrivano, perché c’è il confine e loro vogliono passarlo. Se non trovano un campo di accoglienza, si sparpagliano per la città e ne soffrono il commercio, i cittadini e il turismo. Un campo risponderebbe alle esigenze di tutti».

Cristian Quesada (segretario provinciale imperiese del PD): «Era necessario a questo punto cercare di sensibilizzare il più possibile le istituzioni su un tema, che è diventato prioritario per questa città, perché siamo arrivati al punto in cui non si riesce più a garantire la necessaria umanità nei confronti del migranti e la solidarietà che meritano i cittadini di Ventimiglia, dopo molti anni che si trovano in questa situazione. Bisogna instaurare un dialogo e un percorso per arrivare alla riapertura di un centro di accoglienza».

«Un centro è necessario anzi indispensabile per i migranti ma anche per noi – ha sottolineato Luciano Codarri, presidente della Scuola di Pace – Perché ci deve aiutare a ritrovare quel senso di umanità, che è il fondamento dei valori europei: se perdiamo l’umanità, abbiamo perso tutto». Sul comportamento della Francia, che respinge i migranti alla frontiera afferma: «E’ assurdo. E’ il concetto stesso di confine che è assurdo. L’Europa deve superare questo concetto negativo del confine, per prepararsi a un’accoglienza di fronte a un fenomeno destinato ad aumentare, perché in fondo si tratta di povera gente che emigra anche per colpa nostra. Perché chi fornisce le armi per le guerre, siamo noi; chi deteriora il clima, creando siccità ,degrado ambientale e la fuga per la fame, siamo noi. Occorre che prendiamo atto della nostra malattia per proporre rimedio a questa situazione».

«Non sono più soltanto le associazioni della sinistra a chiedere un centro di accoglienza – ha ribadito il consigliere regionale del Pd Enrico Ioculano – Ma è cambiato il paradigma, perché si è capito che le persone arrivano a Ventimiglia non per il centro di accoglienza, ma perché c’è la frontiera. Oggi ci troviamo senza un centro e le persone stanno per strada. Quindi, per rispetto nei confronti di chi è in cammino e non deve stare sotto un ponte e per i residenti di Ventimiglia e di chi ci lavoro, che hanno diritto a una città vivibile, c’è necessità di ripristinare un centro di prima assistenza e di accoglienza. Serve prima di tutto la volontà politica che ad oggi non sappiamo se esiste; quindi, un sito che possa essere pronto e predisposto nel giro di qualche settimana. Le alternative valutate, nei mesi scorsi, richiedevano almeno un anno e mezzo o due. Serve, dunque qualcosa di concreto, pratico e veloce».