Insieme contro la violenza sulle donne, i consigli di forze dell’ordine, avvocati e psicologi per le vittime

26 novembre 2022 | 08:40
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Al convegno organizzato dall’associazione Buonavoglia al centro Falcone di Camporosso

Camporosso. Cosa fare quando si è vittime di violenza; quali possibilità si hanno per uscire dall’incubo; cosa possono fare le forze dell’ordine; quali diritti hanno le vittime. Sono i temi trattati ieri sera al convegno “Insieme contro la violenza sulle donne“, organizzato dall’associazione Buonavoglia (che riunisce Croce Azzurra Misericordie e Aceb) presso il centro polivalente Giovanni Falcone a Camporosso.

Tra i relatori, Cristiana Bruzzone (infermiera del 118) e Giuseppe Tramontana (formatore area emergenza Misericordie): è il personale sanitario, infatti, il primo che spesso interviene quando una donna o dei minori vengono picchiati. Non sempre la chiamata che arriva alla centrale operativa del 118 è chiara: le vittime, quando chiedono aiuto, non parlano apertamente della violenza subita dal compagno. Questo il motivo per cui è necessario che i soccorritori siano preparati al meglio per gestire la situazione. Stessa cosa accade in pronto soccorso, come ha spiegato Cristiana Bruzzone: «Molto spesso una donna arriva e non dichiara di essere stata picchiata dal compagno, dal figlio, ma se si presenta diverse volte con ferite e con traumi è una donna che ha bisogno d’aiuto. Dobbiamo cercare di capirlo, e se non vuole denunciare non possiamo obbligarla, ma abbiamo gli strumenti per refertare le ferite e avvisare le autorità competenti».

Sull’importanza del delicato compito che le forze dell’ordine hanno per contestare la violenza di genere, ha parlato il capitano Marco Da San Martino, comandante della compagnia carabinieri di Ventimiglia. «Anche noi abbiamo investito sul personale – ha detto – Anche l’operatore che riceve la telefonata deve essere bravo a capire la situazione, deve capire se ci sono stati già interventi precedenti in quello stesso nucleo familiare, perché questo vuol dire che la conflittualità è maggiore». E non è tutto. Nel momento stesso in cui riceve la telefonata di aiuto, il militare al telefono verifica che l’autore di violenze non sia possessore di armi, altro fattore di rischio. Quando poi la pattuglia interviene sul posto «deve fotografare la scena – ha spiegato Da San Martino – Riportare fedelmente quello che viene rilevato». Tutto servirà poi in un secondo momento, per aiutare la vittima a dimostrare con i fatti le proprie dichiarazioni.

«L’Arma dei carabinieri ha fatto uno sforzo importante già prima della legge 69 del 2019 (introduzione del cosiddetto “codice rosso”, ndr), da almeno un decennio, con la sezione specializzata in reati persecutori (nata nel 2009) e oggi allargata a violenza di genere in generale – ha spiegato il capitano -. Sempre a livello centrale, vengono formati degli operatori che poi andranno a fare servizio in tutti i reparti dislocati sul territorio, per dare una risposta anche in centri dove ci siamo solo noi. La nostra capillarità è da un lato la nostra forza, ma dall’altro ci impone un notevole sforzo a livello professionale. La competenza è affidata alle stazioni che sono dislocate sul territorio, noi dobbiamo essere in grado di dare una risposta efficace dal Brennero alla Sicilia. Ci viene in soccorso poter contare su personale femminile e su personale altamente specializzato».

Fondamentale la fase di ricezione della denuncia. «Non è una denuncia di furto, non è una denuncia burocratica, è una denuncia essenziale dove si entra nell’intimità delle persone», ha detto l’ufficiale. Proprio per questo, l’audizione avviene in una stanza protetta, che l’Arma dei Carabinieri mette a disposizione per minori e donne vittime di violenza. Una stanza in cui l’arredamento è tutto fuorché una caserma. «Ne va della salute e della tutela psicofisica delle persone», spiega.

L’avvocato Simona Costantini, specializzata in criminologia clinica, ha ricordato che le vittime di violenza hanno diritto al gratuito patrocinio a spese dello Stato. Uno strumento importante, introdotto di recente, che dà la possibilità alle donne maltrattate di avere un avvocato gratuitamente. Spesso, infatti, si tratta di donne non indipendenti dal punto di vista economico, che non chiedono aiuto anche perché hanno paura di non poterselo permettere. Ma non è così: la rete di professionisti e associazioni creata per contrastare la violenza di genere è in grado di supportare gratuitamente le vittime.

L’avvocato ha dato poi due tipi di consigli, il primo di tipo probatorio: «Il problema, dopo la denuncia, è avere poi dei riscontri probatori per sostenere un processo nei confronti dell’aggressore. Tenete tutti i messaggi, fate subito screenshot, tenente le mail, se riuscite nel caso ci sia la necessità, fatevi anche seguire da uno specialista in modo che si possa poi avere una sorta di relazione. Non sempre sono botte, molte volte sono vessazioni continuative, umiliazioni. C’era un uomo che costringeva la moglie a mettersi in ginocchio… Avere testimoni diretti in casa è difficile, però ci sono testimoni indirette, come le amiche».

Ci sono poi i consigli “autoconservativi”: «Non andate mai agli appuntamenti richiesti dal soggetto. Non andate da soli, non accettate mai l’ultimo appuntamento. Cambiare la serratura di casa; cambiate le password di mail e tutto, cambiate utenza telefonica. E’ successo che
una donna che è andata in un’altra regione, è scappata, non ha cambiato conto corrente e tramite il tracciamento della banca il suo ex ha visto i dettagli dei suoi acquisti, ha capito la zona in cui viveva, ha raggiunto la donna e l’ha ammazzata».

A parlare sono state anche l’assistente sociale del comune di Camporosso, Ambra Del Cero, che ha ricordato come i servizi sociali possano essere utili per aiutare le donne in difficoltà, orientandole verso il percorso da seguire, e la psicologa Monica Borgogno, che ha messo in guardia le vittime:«Molto spesso le donne maltrattate dicono: “E’ un cattivo marito, ma è un bravo papà”. Non è vero. Perché il comportamento di un marito che maltratta la moglie crea un trauma in un bambino. Inoltre, l’ottanta per cento degli uomini che maltrattano una donna poi maltrattano anche i bambini».

Al convegno erano presenti, tra gli altri, il consigliere regionale Veronica Russo, il sindaco di Camporosso Davide Gibelli e il vice sindaco di Vallecrosia Marilena Piardi.