Il mistero del bombardiere tedesco “cacciato” sul monte Saccarello

14 novembre 2022 | 09:08
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Il mistero del bombardiere tedesco “cacciato” sul monte Saccarello

L’appassionato di storia locale Sergio Manente sulle tracce dell’equipaggio scomparso. La ricostruzione di una vicenda della seconda guerra mondiale ancora inesplorata

Triora. Mistero del bombardiere tedesco precipitato tra il rifugio Sanremo e la cima del monte Saccarello prima dell’8 settembre 1943. Un appassionato di storia locale ricostruisce l’episodio perso nei meandri della memoria dei testimoni sopravvissuti alla seconda guerra mondiale, individuando con precisione il velivolo scomparso e aprendo a ipotesi finora inesplorate.

Secondo il sanremese Sergio Manente, autore di indagini scrupolose che lo stanno portando molto vicino all’identificazione dell’intero equipaggio coinvolto nel disastro aereo datato verosimilmente 1942 (ante armistizio), il bombardiere tedesco Junkers88, precipitato dietro Rocca Barbun (Verdeggia), era partito quella mattina dall’aeroporto di Salon de Provence (nel dipartimento delle Bocche del Rodano della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra), in trasferimento verso la pista di atterraggio dello scalo di Albenga. L’informazione, verificata incrociando i dati degli aerei del Terzo reich caduti in quel periodo nella zona ricompresa tra il basso Piemonte e la Liguria, ha fatto emergere che l’aeroplano militare, i cui pochi resti rimasti sul campo sono conservati presso il museo della resistenza di Carpasio, avrebbe compiuto un cambio di rotta inaspettato, determinato da cause di forza maggiore che lo hanno portato al suo drammatico epilogo sui monti dell’alta Valle Argentina, al tempo territorio brigasco.

L’incidente, ricostruito nel dettaglio da Manente nel corso delle ultime settimane (sono attesi sviluppi sull’identità dell’equipaggio nell’edizione di dicembre della rivista della Famija Sanremasca A Gardiora), potrebbe avere avuto il suo preambolo in uno spettacolare inseguimento tra le nuvole del Ponente ligure. Il modello di velivolo, i cui resti sono stati recuperati attraverso indagini al metal detector condotte da un altro appassionato di storia locale, Francesco Barucchi (vedi foto), è stato accertato essere uno Junker 88, serie A14, bombardiere a lungo raggio della Luftwaffe, molto famoso e utilizzato all’epoca. In particolare, questo specifico bimotore, di cui si stanno riscoprendo le vicende, è emerso fosse adattato in funzione areo silurante.

«A livello aviatorio l’errore di calcolo delle altezze a Rocca Barbun rimane la causa principale dell’incidente, – spiega lo storico Sergio Manente -. Dopo aver scoperto che il volo era partito quella mattina da Salon de Provence, in direzione Albenga, ho iniziato a credere che l’incidente sia da attribuire non a un mero errore di calcolo del pilota, che volendo schivare Rocca Barbun è finito per schiantarsi sul Saccarello, ma a un inseguimento tra i cieli. Il pilota del Junker tedesco si è trovato davanti Rocca Barbona inseguito da un caccia alleato. Non si spiegherebbe altrimenti il cambio di rotta rispetto al piano di volo prefissato, se non con una motivazione di natura tecnica, un guasto al motore, altrettanto possibile ma a mio avviso meno probabile. Si fosse trattato di un tentativo di atterraggio, il pilota avrebbe cercato di andare a sud piuttosto che cacciarsi tra i monti».

«Arrivare a scoprire nuovi dettagli sul caso non è stato semplice. Fondamentale si è rivelata la documentazione proveniente dagli archivi germanici contenente la lista degli aeroporti utilizzati dalla Luftwaffe, incrociata con il periodo dell’accaduto, che fu denunciato alle autorità locali, al tempo in mano agli occupanti. Possiamo oggi definire anche l’ora presunta del fatto, grazie alle testimonianze raccolte di una signora, ancora viva, che assistette all’incidente mentre era al lavoro nei campi: avvenne di tardo mattino, primo pomeriggio».

disastro aereo bombardiere tedesco junker saccarello

La tesi inseguimento. «Credo che questa sia un’ipotesi inedita che vale la pena rilanciare e approfondire. Ricostruendo il tragitto dello Junkers, si nota che a un certo punto, dalle parti del fiume Nervia fino all’Argentina, una deviazione impressionante verso nord, incomprensibile, molto probabilmente determinata dall’intercettazione di un caccia inglese o americano. Mi sento di escludere il problema tecnico, perché, in quel caso, sarebbe stato più logico provare l’ammaraggio. In allora erano dislocate sulla costa diverse unità Mas (motosiluranti), adattate al recupero dei piloti caduti in mare. Mi pare strano, visti i chilometri percorsi verso l’entroterra, che dietro il bombardiere non ci fosse una minaccia reale che costrinse l’equipaggio a dirigersi verso nord».

disastro aereo bombardiere tedesco junker saccarello

I resti dell’aeroplano. «I resti del velivolo caduto, o più probabilmente abbattuto, sono conservati presso il museo di Carpasio, dove si può ammirare una parte degli alettoni. Stando alle testimonianze raccolte, sul posto intervennero le milizie per recuperare i pezzi principali e di maggior valore. Si racconta anche di un aneddoto che vede per protagonista un giovane del luogo, a cui fu sequestrato il manuale tecnico prelevato in precedenza prima dell’arrivo dei militari. Fu ritrovato anche il portello del motore ma non si sa che fine abbia fatto».

Dare un volto ai caduti. «Ora sarebbe giusto dare un volto umano all’equipaggio deceduto. Secondo le mie ricerche si tratta di quattro militari e non tre, come si è sempre pensato. A bordo vi erano sicuramente il pilota, che fungeva anche da mitragliere, un mitragliere scelto, un bombardiere, nel nostro caso addetto ai siluri, e un radiotelegrafista. Il mio appello è rivolto alla ricerca di nuove testimonianze che aiutino a comprendere meglio in quali condizioni l’aereo è arrivato nel punto del suo tragico capolinea».

disastro aereo bombardiere tedesco junker saccarello
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