Vescovo Suetta plaude alla vittoria della Meloni, Sardine Ponentine: «Nessun dialogo con chi la pensa diversamente da lui»
«Non accetta “la fine dell’era costantiniana” ed è molto preoccupato per la “svolta antropologica” intrapresa con vigore dal pontificato di Papa Bergoglio»
Sanremo. Anche le Sardine Ponentine commentano le parole del vescovo di Ventimiglia-Sanremo Antonio Suetta a proposito della vittoria alle elezioni politiche del 25 settembre della coalizione di centrodestra, trainata da Fratelli d’Italia.
«In quanto Sardine non desideriamo dire per forza anche la nostra, come altri partiti e movimenti politici del territorio. Noi non siamo un partito. Noi siamo solo un gruppo di persone e cittadini del Ponente Ligure. Non abbiamo identità precise ideologiche e tantomeno principali riferimenti religiosi. Promuoviamo la cittadinanza attiva come pratica politica, credendo nella cura della comunità come principale valore, a tutela della dignità, del bene comune e del benessere collettivo.
Vediamo nella libertà di espressione del Vescovo Suetta una importante e precisa ingerenza da parte di una chiesa che non è quella di Papa Francesco. Magari ci fosse la possibilità e la libertà di espressione anche nella nostra Chiesa locale. Noi non ci contrapponiamo al pensiero del Vescovo. Ma desideriamo porre l’attenzione sul fatto che forse è lo stesso Vescovo che si contrappone al magistero di Papa Francesco.
Il Vescovo affermando di essere contro il “politicamente corretto” si esprime in un modo decisamente “politicamente scorretto”. Sappiamo che la Chiesa non è una struttura democratica, ma il nostro Paese è una democrazia e ha, nella sua complessità, una propria dimensione etica e culturale.
Non intendiamo contrapporci alle sue affermazioni con citazioni del Magistero della Chiesa o con brani del Vangelo, perché, più che altro, sappiamo che sono completamente inutili.
Abbiamo capito che il Vescovo Suetta non accetti “la fine dell’era costantiniana” (fine del modello di relazioni e dinamiche fra Chiesa e potere sovrano) ed è molto preoccupato per la “svolta antropologica” intrapresa con vigore dal pontificato di Papa Bergoglio e non ha nessuna intenzione di dialogare veramente e confrontarsi con chi la pensa diversamente da lui.
Il problema, invece, secondo noi, ha due teste: quella di un conservatorismo che si preoccupa solo della buona salute di vecchie dinamiche, dei mercati e non di conservare il giusto posto dell’umano e quella di un riformismo servile e monco. Una tenaglia infelice che congiura alla “sottomissione” della buona politica a orgogliosi e presuntuosi leader che ha drammaticamente abiurato al “principio di responsabilità”.
Per questo oggi più che mai la “P” maiuscola di una Politica davvero buona è sorella gemella della “P” maiuscola della Partecipazione. La sfida secondo noi è rimanere ancorati ai valori della democrazia e in special modo della libertà e dell’uguaglianza, che sono parole che risultano vuote senza la fraternità: elemento fondamentale, guarda caso, di ispirazione proprio cristiana che richiama solo foneticamente “Fratelli d’Italia”. Quindi sinceramente preferiamo, almeno, stare al passo di Papa Francesco, che cammina accanto a tutti coloro che hanno occhi liberi per affrontare le paure, ad accogliere i soli, a stare accanto ai poveri. Ma bisogna anche capire che contemporaneamente c’è da smontare la fabbrica di muri, delle solitudini, delle paure, delle miserie e delle contrapposizioni. Ed è un lavoro che va fatto, va cominciato a fare, insieme, senza procurare altre divisioni. Proprio adesso».