Supermarket Arimondo alla Foce, accordo Comune-proprietà. Il cantiere può ripartire

6 ottobre 2022 | 07:30
Share0
Supermarket Arimondo alla Foce, accordo Comune-proprietà. Il cantiere può ripartire

Dopo la sentenza del Consiglio di Stato che aveva annullato il permesso di costruire. Primo passo la remissione in pristino dei luoghi

Sanremo. A più di un anno di distanza dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato il permesso di costruire concesso alla società La Brezza srl (gruppo Arimondo di Santo Stefano al Mare), per la realizzazione di un nuovo supermercato con parcheggio interrato, in corso Marconi, alla Foce, arriva l’accordo tra Comune e proprietà che preannuncia la possibile ripresa dei lavori.

Si è tenuto la scorsa settimana a Palazzo Bellevue l’incontro in cui si è tornati a discutere del destino dell’incompiuta privata. Presenti il titolare della società La Brezza srl Roberto Arimondo, i progettisti, l’architetto Ennio Scarella e l’ingegner GianniRolando, e i funzionari del settore Edilizia privata del municipio, guidati dal dirigente, l’ingegner Gianbattista Miceli.

Stando a quanto emerso, parte pubblica e privata hanno raggiunto un accordo propedeutico alla ripartenza del cantiere, fermo da quasi due anni. La strada amministrativa individuata per salvare l’operazione non è delle più semplici e veloci. Prevede per prima cosa la remissione in pristino dello stato dei luoghi. Un passaggio obbligato, stante la pronuncia del Consiglio di Stato che aveva annullato tutti gli atti autorizzativi, compresa la delibera del consiglio comunale che legittimava la deroga al vincolo cimiteriale. Per remissione in pristino si intende la demolizione di quanto realizzato fuori terra.

Completata, il proponente è chiamato a presentare una nuova richiesta di permesso di costruire, qualificando l’istanza come ristrutturazione edilizia. Stando al regolamento cimiteriale, la fascia di rispetto non edificabile di 50 metri dai campi santi può essere derogata dall’amministrazione comunale a patto che l’intervento sia qualificato come ristrutturazione e non come nuova costruzione. In questo cavillo burocratico era precipitato il progetto della società La Brezza. Il proponente aveva ottenuto tutte le autorizzazioni (compreso parere favorevole dell’Asl1), per un intervento inquadrato quale nuova costruzione con ampliamento volumetrico, in ossequio al piano casa regionale, salvo poi vedersele annullare in seguito al ricorso di Coop Liguria che nel quartiere ha un solido punto vendita della grande distribuzione alimentare.

Il progetto approvato prevedeva la realizzazione di un immobile su due piani per una superficie commerciale di circa 650 metri quadrati, più autorimessa interrata. Prima della sospensione dei lavori, l’impresa appaltatrice aveva completato la demolizione di otto vecchi capannoni caduti in disuso, un tempo sede di un gommista e di un ristorante.

Secondo la sentenza del Consiglio di Stato, oltre alla violazione del vincolo relativo alle distanze minime da tenere da un cimitero – anche se monumentale, quindi difficilmente suscettibile di ampliamenti -, l’ente locale aveva sottovalutato il reale interesse pubblico soggiacente ad un progetto imprenditoriale di natura privata. In primo grado, per il Tar Liguria il ricorso di Coop era “infondato”. L’organo d’appello aveva riformato la sentenza, condannando il Comune e La Brezza srl a pagare le spese legali.