‘ndrangheta, nelle carte della Dia l’omicidio Fedele è di «notevole spessore criminale»
Presa in esame anche la situazione dei migranti a Ventimiglia e la presenza di passeur
Imperia. L’omicidio di Joseph Fedele, il pregiudicato residente in Francia, ucciso il 22 settembre 2020 da Domenico Pellegrino (condannato in primo grado a 20 anni di reclusione), ha fatto sì che la struttura di Bordighera, riconducibile alle famiglie Barilaro-Pellegrino si sia «distinta per un notevole spessore criminale connotato da un pressante controllo del territorio in netto contrasto con la strategia silente solitamente adottata dalle mafie al nord». E’ quanto si legge nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, presentata ieri dal Ministro dell’Interno e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso del secondo semestre del 2021.
Parlando dell’estremo Ponente ligure, la Dia sottolinea come «sembrerebbe confermata l’operatività sia del locale di Ventimiglia facente capo ai Marcianò di Delianuova (Reggio Calabria) ed espressione delle cosche Piromalli e Mazzaferro, sia della struttura di Bordighera, riconducibile alle famiglie Barilaro-Pellegrino proiezione della cosca Santaiti-Gioffrè di Seminara (Reggio Calabria)». E proprio su quest’ultimo sodalizio, gli investigatori insistono, facendo riferimento all’omicidio di Fedele, da tempo attivo nel settore del narcotraffico tra la Costa Azzurra e l’estremo ponente ligure. «Dagli atti d’indagine – si legge nelle carte – E’ risultato che il delitto, consumato il 22 settembre 2020 ed accertato nell’ottobre 2020 con il rinvenimento del cadavere in località “Calvo” di Ventimiglia, sarebbe maturato a seguito di un contrasto per questioni inerenti al traffico di stupefacenti. In merito alla vicenda si segnala come il Tribunale per il Riesame adito avverso il provvedimento cautelare, con decisione del 13 gennaio 2021 divenuta definitiva l’8 aprile 2021 a seguito di pronuncia della Corte di Cassazione, ha confermato l’ordinanza impugnata anche con riferimento all’aggravante del cosiddetto “metodo mafioso”».
Nel medesimo contesto criminale, si colloca anche la famiglia seminarese De Marte, da tempo attiva nel territorio di Diano Marina e collegata ai Barilaro-Pellegrino da strette relazioni parentali e affaristiche.
Spostando l’attenzione su Sanremo, la Dia registra, ormai da tempo, «propaggini della cosca Gallico di Palmi (Reggio Calabria). Si ricorda infatti che nell’ambito della operazione “Purpiceddu”, il 13 maggio 2020 la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un noto narcotrafficante internazionale della predetta cosca da tempo trasferitosi a Sanremo e ritenuto nell’estremo ponente ligure il terminale dell’approvvigionamento di quantitativi di stupefacente provenienti anche da altri ambiti territoriali. Egli era peraltro risultato coinvolto anche nell’operazione “Eat Enjoy” della DDA di Trieste eseguita dalla Polizia di Stato l’11 giugno 2020 che aveva portato alla disarticolazione di un’associazione criminale transnazionale capeggiata da albanesi con base operativa a Rotterdam e finalizzata all’importazione anche in Italia attraverso le frontiere terrestri di Tarvisio e Ponte Chiasso di ingenti quantitativi di eroina e cocaina destinati a rifornire i referenti di una fitta rete di gruppi di spaccio tra loro indipendenti e dislocati in quasi tutte le regioni italiane. Proprio nell’ambito del processo “Purpiceddu” il gup di Imperia il 23 luglio 2021 ed il gup di Trieste il 20 dicembre 2021 hanno condannato l’uomo rispettivamente alla pena di 6 anni e 2 mesi di reclusione ed alla pena di 6 anni di reclusione».
In evidenza anche l’operazione “Mecenate” condotta dalla Guardia di Finanza «nei confronti di un sodalizio ritenuto responsabile di associazione per delinquere, sfruttamento di manodopera, riciclaggio e frode fiscale, facente capo ad un imprenditore originario dell’imperiese legato da vincoli di parentela ad un pregiudicato attivo nel settore del narcotraffico internazionale e vicino ai contesti di ‘ndrangheta imperiese. Questi, dominus di fatto di una holding personale attiva nel settore dei servizi di logistica e pulizia, avrebbe utilizzato manodopera straniera principalmente nordafricana in condizioni di sfruttamento approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori e producendo pertanto redditività, ricavi ed utili costituenti un profitto illecito a favore del gruppo. È emerso anche come parte dei proventi illeciti accumulati dal sodalizio fossero stati destinati all’acquisizione di strutture alberghiere di lusso e di altre attività commerciali nelle zone più esclusive di Sanremo con possibili cointeressenze nella vicina Costa Azzurra. L’operazione si è conclusa il 30 giugno 2021 con l’esecuzione del sequestro preventivo di titoli costituiti in pegno appartenenti alle società del gruppo per un valore pari a circa 2,7 milioni di euro».
Oltre il confine. «In relazione alle proiezioni ultranazionali delle mafie nella limitrofa riviera francese – è scritto nella relazione – Parrebbe nota l’operatività di singoli soggetti o di gruppi familiari riconducibili a contesti di ‘ndrangheta attivi per lo più nel settore del narcotraffico, nonché in passato impegnati nella gestione di latitanti. In ordine alla criminalità organizzata campana si ricorda come la zona di Sanremo ospiterebbe soggetti di origine campana collegati a famiglie napoletane e a referenti da anni insediati a Mentone attivi in svariati settori criminali».
Presa in esame anche la situazione dei migranti al confine. «Relativamente alle criticità legate alla presenza del valico di Ventimiglia si segnala come non accenni a diminuire neppure il grave fenomeno dei flussi migratori in direzione Francia e paesi del Nord Europa. Anche nel periodo in esame le Forze dell’Ordine territoriali, nell’ambito di mirati servizi di contrasto in cooperazione con le omologhe francesi, hanno intercettato e tratto in arresto per favoreggiamento all’immigrazione clandestina numerosi passeurs, spesso stranieri di origine africana residenti in Francia, all’atto del trasporto di extracomunitari irregolari di varia etnia occultati all’interno di automezzi».