Mafia e narcotraffico, Liguria e Costa Azzurra restano osservate speciali dalla Dia
«La frontiera terrestre di Ventimiglia – si legge – Costituirebbe luogo di transito di corrieri provenienti dal nord Africa che lungo la direttrice terrestre Spagna-Francia-Italia importerebbero attraverso quel valico autostradale grandi quantità di hashish e marijuana principalmente provenienti dal Marocco»
Genova. «Nel semestre di riferimento non si sono registrate evidenze investigative o giudiziarie che abbiano fatto emergere significative variazioni strutturali rispetto ai sodalizi autoctoni mafiosi e non e di quelli stranieri attivi in Liguria. Sarebbe confermato come il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti rappresenti segnatamente per le organizzazioni mafiose che operano su scala internazionale la principale fonte di guadagno. Ciò nonostante le misure di contenimento adottate in conseguenza dell’emergenza pandemica abbiano nei mesi passati determinato un rallentamento delle transazioni commerciali nelle aree portuali della Regione (Genova, La Spezia e Vado Ligure). Proprio la Banca d’Italia d’altra parte nel consueto report “L’economia della Liguria” pubblicato il 17 novembre 2021 ha sottolineato un sostanziale incremento dei traffici marittimi containerizzati, di quelli autostradali, dei flussi turistici oltre ad una ripresa generalizzata dell’attività di altri settori quasi a livelli pre-covid. Tali considerazioni valgono anche per ciò che concerne la frontiera terrestre di Ventimiglia che costituirebbe luogo di transito di corrieri provenienti dal nord Africa che lungo la direttrice terrestre Spagna-Francia-Italia importerebbero attraverso quel valico autostradale grandi quantità di hashish e marijuana principalmente provenienti dal Marocco».
E’ quanto si legge nella relazione semestrale della Dia, pubblicata il 30 settembre sul sito del Senato della Repubblica e presentata dal Ministro dell’interno, relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso del II semestre del 2021.
Narcotraffico. «Nel semestre si sono conclusi due procedimenti connessi a carico di un noto narcotrafficante internazionale esponente della cosca Gallico di Palmi (RC) e da tempo stabilmente trasferitosi nell’area sanremese – si legge nella relazione -. Si ricorda infatti che nell’ambito dell’operazione “Purpiceddu” il 13 maggio 2020 la Polizia di Stato aveva eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del narcotrafficante internazionale della predetta cosca ritenuto nell’estremo ponente ligure il terminale dell’approvvigionamento di quantitativi di stupefacente provenienti anche da altri ambiti territoriali. Egli peraltro era risultato coinvolto anche nell’operazione “Eat Enjoy” della DDA di Trieste del giugno 2020 con la quale si era giunti alla disarticolazione di un’associazione criminale transnazionale capeggiata da albane- si con base operativa a Rotterdam (NL). Proprio in seno al processo “Purpiceddu” il GUP di Imperia il 23 luglio 2021 e quello di Trieste il 20 dicembre 2021 hanno condannato l’uomo rispettivamente alle pene di 6 anni e 2 mesi e 6 anni di reclusione».
Nuova Narcos Europea. «Sempre in relazione al florido settore del traffico internazionale di droga si evidenzia il coinvolgimento di un narcotrafficante di origini messinesi destinatario di misura restrittiva unitamente al figlio da tempo attivo anche nel capoluogo ligure. Tale coinvolgimento è emerso nell’ambito dell’operazione “Nuova Narcos Europea” conclusa il 16 novembre 2021 dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza e coordinata contestualmente dalle DDA di Reggio Calabria, di Milano e di Firenze nei confronti della cosca Molè attiva nel traffico internazionale di stupefacenti con il Sudamerica e con la Svizzera anche sul territorio ligure».
Secondo l’antimafia, è ormai assodato «che la dimensione economica dei clan mafiosi operanti in Liguria generalmente prevalga su quella violenta secondo il paradigma della mafia silente tipico dei sodalizi extramoenia. A questo proposito bisogna ricordare che sono ancora in corso i lavori per la realizzazione di grandi opere pubbliche quali il Terzo Valico ed il nodo ferroviario di Genova oltre a quelli straordinari previsti dal decreto “Genova” (L. n. 138/2018) per il potenziamento del sistema portuale ed aeroportuale».
«A fronte di questo scenario – scrivono gli investigatori – Ma anche in considerazione dei progetti elaborati dalle Istituzioni per l’utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è prevedibile che le organizzazioni mafiose possano tentare di intercettare gli ingenti investimenti pubblici attraverso l’indebita aggiudicazione di appalti o subappalti anche avvalendosi di importanti interlocuzioni eventualmente acquisite nel mondo imprenditoriale e politico».
Dagli anni Cinquanta del Novecento, quando i sodalizi mafiosi prevalentemente di origine calabrese hanno iniziato ad infiltrarsi in Liguria, la «strategia di “mimetizzazione” perseguita dai clan ha reso più difficoltoso in un primo momento acquisire consapevolezza circa la capillare presenza nel territorio ligure della ‘ndrangheta. Tale dato invece oggi è finalmente acquisito anche sotto il profilo giudiziario».
A contribuire alla ricostruzione della presenza della ‘ndrangheta in Liguria, sono state in particolare importanti inchieste concluse nel tempo e corroborate anche da dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Grazie al lavoro certosino degli inquirenti, si è ricostruita la geografia delle locali liguri, «dotati di autonomia strategico-operativa seppure strettamente collegati al Crimine reggino e presenti a Genova, Lavagna e Ventimiglia». A queste va aggiunto «un ulteriore rilevante insediamento operativo a Bordighera».
Secondo alcune ricostruzioni investigative il locale di Genova assumerebbe anche il ruolo di Camera di controllo regionale con al vertice la famiglia Gangemi. «Tale struttura rivestirebbe la funzione di raccordo tra il Crimine reggino e le unità periferiche liguri. Il locale di Ventimiglia invece svolgerebbe la funzione di Camera di passaggio a garanzia di una sorta di “continuità” operativa e strategica con le analoghe proiezioni ultra nazionali presenti in Costa Azzurra».
Anche grazie a tali strutture i sodalizi criminali calabresi riuscirebbero ad infiltrare i settori più redditizi dell’economia legale per il reinvestimento delle risorse di provenienza illecita con il modus tipico delle cosche fuori dai territori di origine tra l’altro abilmente connesse con esponenti della cosiddetta area grigia funzionali alla realizzazione dei propri interessi illeciti. Di contro non sarebbe neanche mancato all’occorrenza il ricorso ad atti minatori violenti laddove necessari a vincere le resistenze di chi avesse voluto sottrarsi alle logiche criminali dei sodalizi egemoni.
Riciclaggio. Il 30 giugno 2021, nell’ambito dell’operazione “Mecenate”, della Procura di Imperia, è stato disarticolato un sodalizio dedito al riciclaggio e frode fiscale facente capo ad un imprenditore, vicino a contesti di ‘ndrangheta imperiese, che avrebbe destinato una parte cospicua dei proventi illeciti all’acquisizione della proprietà di strutture alberghiere di lusso e di altre attività commerciali nelle zone più esclusive di Sanremo, con possibili cointeressenze nella vicina Costa Azzurra.
«In questo tratto della riviera francese – scrivono gli uomini della Dia – Gli investimenti nei settori immobiliari e dell’intratte- nimento effettuati dalla mafia calabrese, ed in particolare dalla cosca Raso-Gullace-Albanese di Cittanova (RC) erano stati già acclarati grazie all’indagine denominata “Alchemia”».