Imperia, si apre il processo per l’aggressione a Mussa Balde. Il fratello: «L’Italia gli renda giustizia»

14 ottobre 2022 | 10:41
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Tre associazioni umanitarie escluse dalla parte civile. Imputati scelgono il rito abbreviato

Imperia. Si è aperto stamane, e proseguirà il 9 dicembre, nelle forme del rito abbreviato, il processo nei confronti di Francesco Cipri, Ignazio Amato e Giuseppe Martinello: i tre uomini finiti alla sbarra con l’accusa di lesioni per l’aggressione, avvenuta il 9 maggio del 2021 a Ventimiglia, nei  confronti di Mussa Balde, 23enne guineano che chiedeva l’elemosina davanti al Carrefour di via Roma e che, subito dopo i fatti, trasferito al Cpr di Torino perché irregolare, si è tolto la vita, impiccandosi, il 23 maggio.

Il giudice monocratico Francesca Minieri ha accordato la richiesta di rito abbreviato formulata dagli imputati e la costituzione di parte civile del fratello e dei genitori di Mussa, mentre ha rigettato, come richiesto dall’avvocato della difesa Marco Bosio, quella di tre associazioni umanitarie: Alternativa Intemelia (assistita dall’avvocato Maria Spinosi), Popoli in Arte e Rete Sanremo Solidale (avvocato Ersilia Ferrante).

Il pestaggio avvenne in via Roma e, secondo la tesi riferita a suo tempo dal legale dei tre imputati, tutto iniziò con l’aggressione di Cipri, che raccontò di essere stato adocchiato e seguito da quattro persone, tre dei quali si allontanarono, mentre Mussa Balde avrebbe tentato di sfilargli il telefonino. Questo scatenò la reazione. Per aggredire il migrante, i tre utilizzarono un portacenere di quelli a colonna. Lo straniero, che era stato espulso – e per questo motivo venne successivamente accompagnato al centro di Torino – venne dimesso con prognosi di 10 giorni. Presenti all’udienza sia i tre imputati, che il fratello di Moussa, Thierno Amadou Balde, giunto appositamente dalla Guinea.

«Voglio ringraziare tutti: le associazioni, gli avvocati, i presidenti delle associazioni – ha detto Thierno Balde Amadou -.Nessun umano può accettare l’aggressione che ha subito mio fratello, a Ventimiglia e nel centro (Cpr di Torino, ndr). Nessun essere umano. A nome di tutta la mia famiglia, mio e di Mussa, dico grazie a tutti, e chiedo giustizia. Mussa era il più giovane in famiglia, ha studiato, ha attraversato il Mediterraneo e tutto quello che ha fatto lo ha fatto per le speranze della sua famiglia.La giustizia italiana faccia il suo corso, è quello che voglio. E agli aggressori voglio dire che Mussa non è solo, ha una famiglia che chiede i suoi diritti. Chiedo allo Stato italiano di rendere giustizia a Mussa».

«Ritengo – ha dichiarato l’avvocato Ersilia Ferrante – Anche se non era stata contestata l’aggravante a scopo razziale, che fosse stato leso un diritto a queste associazioni che si occupano di diritti umani, considerando anche le circostanze di come si sono svolti i fatti, indipendentemente dal fatto che il processo si svolga nelle forme del rito abbreviato, che non potrà partecipare il pubblico: come si sono svolti i fatti lo sappiamo grazie ai video che sono stati fatti da passanti indignati da quanto accadesse».

«Inizia oggi questo processo relativo al momento in cui Mussa Balde ha iniziato a morire – ha aggiunto l’avvocato Gianluca Vitale – Purtroppo noi non siamo d’accordo sulla decisione della Procura di non contestare l’aggravante dell’odio etnico in questa aggressione perché la virulenza con cui è stata condotta non possa non celare anche un senso di superiorità nei confronti della vittima. Mi auguro di riuscire nel corso del proseguio del giudizio a introdurre questo argomento, non per voglia di rivalsa o di vendetta nei confronti degli aggressori ma perché credo che la virulenza con cui è stata condotta quell’aggressione dimostra che effettivamente Mussa, come credo anche altre persone a Ventimiglia, come in altre aree italiane, si sia trovato a scontare in qualche modo un senso di superiorità da parte di altri che è assolutamente ingiustificato».

L’udienza è stata aggiornata al prossimo 9 dicembre per la discussione. Fuori dal tribunale di Imperia, in occasione dell’apertura del processo, c’è stato un presidio dei centri sociali.