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Imperia, la dottoressa Laura Campisi e il suo studio sulla Sla e sistema immunitario

2 ottobre 2022 | 08:49
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Imperia, la dottoressa Laura Campisi e il suo studio sulla Sla e sistema immunitario

 Imperiese vive a New York da undici anni. Un percorso ancora all’inizio dopo la pubblicazione dello studio il giugno scorso ma che, qualora venisse confermato un ruolo del sistema immunitario nel processo neurodegenerativo, porterebbe ad una svolta nella cura di questa malattia, in particolare della SLA 4 che colpisce i giovani

Imperia. La dottoressa Laura Campisi, 42 anni di Imperia, da undici vive a New York dove lavora come ricercatrice Assistant Professor nel Dipartimento di Microbiologia presso la Icahn School of Medicine at Mount Sinai.

In uno studio diretto insieme con un altro italiano, il dottor Ivan Marazzi, direttore del gruppo di ricerca, ha scoperto un collegamento tra la SLA e il sistema immunitario. Un percorso ancora all’inizio dopo la pubblicazione dello studio il giugno scorso ma che, qualora venisse confermato un ruolo del sistema immunitario nel processo neurodegenerativo, porterebbe ad una svolta nella cura di questa malattia, in particolare della SLA 4 che colpisce i giovani.

Dottoressa Campisi che cosa rivela lo studio di ricerca sui meccanismi della SLA e quale collegamento c’è con il sistema immunitario? Qual è la novità principale di questa scoperta?

«Lo studio interessa una particolare forma di Sla, cioè la Sla4, che è una forma di questa malattia caratterizzata dalla giovane età dei pazienti e dalla progressione lenta dei sintomi. I pazienti affetti da SLA di tipo 4 infatti iniziano ad avere sintomi prima dei 20 anni, ma le vere difficoltà motorie si manifestano verso i 50-60 anni, età in cui è spesso necessario l’uso della sedia a rotelle. È un tipo raro e particolare di Sla, però l’abbiamo studiata anche perché c’è un modello animale della malattia che riproduce abbastanza fedelmente la patologia umana.

Ci sono diverse forme di Sla, alcune delle quali caratterizzate da precise mutazioni genetiche. La Sla4 è causata da mutazioni in una proteina che si chiama senatassina e che è espressa da tutte le cellule del corpo. I nostri risultati preliminari indicavano che questa proteina svolge un ruolo nel regolare il sistema immunitario. In seguito, usando il modello animale della malattia, abbiamo notato che la perdita della capacità motorie avveniva solo se la mutazione della senatassina che causa la SLA4 era espressa in entrambe le cellule del sistema nervoso centrale e del sistema immunitario. Questi risultati ci hanno portato a concludere che il sistema immunitario gioca un ruolo importante nella malattia».

Cosa cambia per la Sla di tipo 4?

«La SLA è una malattia del sistema nervoso che causa la morte dei neuroni motori. Si sa quindi che questa è una malattia in cui ci sono dei problemi nel sistema nervoso centrale. La novità del nostro studio è stata osservare che il sistema immunitario è coinvolto nella malattia. Abbiamo quindi fatto un’analisi approfondita del sistema immunitario e riscontrato che specifiche anomalie nelle cellule linfocitarie caratterizzano la Sla di tipo 4 sia nel modello animale che nei pazienti. Abbiamo visto un’alta concentrazione di cellule linfocitarie chiamate T CD8, che sono cellule del sistema immunitario che in genere svolgono un ruolo nell’eliminazione delle cellule tumorali o quando c’è un’infezione. Nella SLA4 abbiamo visto che una folta popolazione attivata di queste cellule era presente nel sangue periferico e nel midollo spinale e correlava positivamente con la progressione della malattia. Questi risultati ci hanno stupito, anche perché le cellule linfocitarie vengono studiate in tutt’altro contesto. Ovviamente noi speriamo che il nostro studio possa aiutarci a capire meglio il meccanismo non solo della Sla di tipo 4 ma anche di altre forme di Sla, anche se la strada è ancora lunga».

Cosa cambierebbe?

«Prima dobbiamo capire come queste cellule linfocitarie si attivano e si evolvono nei pazienti, e poi quale sia esattamente il loro ruolo sia nella Sla di tipo4 che in altre forme di sla.

Però se queste cellule giocassero un ruolo nella malattia come noi ipotizziamo sarebbe una buona notizia perché il sistema immunitario è più facile da colpire a fini terapeutici rispetto al sistema nervoso. Per esempio, si potrebbe pensare a delle strategie farmacologiche per eliminare questa particolare sottopopolazione di linfociti, senza alterare le altre cellule del sistema immunitario che servono al paziente per difendersi dalle malattie infettive. Ovviamente questo non può essere fatto coi neuroni, la cui perdita non può essere compensata, ed è infatti all’origine della malattia».

A quando risale il suo studio?

«Il mio studio è uscito quest’anno, a giugno. Il fatto che il sistema immunitario possa giocare un ruolo nelle malattie neurodegenerative è abbastanza recente, ed è emerso negli ultimi dieci-quindici anni. Ancora più recente è invece il concetto che i linfociti possano svolgere un ruolo nelle malattie neurodegenerative come la SLA, la malattia di Alzheimer e di Parkinson. E queste scoperte, fatte da diversi gruppi nel mondo, risalgono agli ultimi cinque anni».

Lei è di Imperia, qual è stato il suo corso di studi?

«La mia famiglia si è trasferita ad Imperia quando avevo 8 anni e praticamente sono cresciuta ad Imperia, per me è la mia città anche se non ci sono nata. Ho studiato al Liceo classico De Amicis e dopo mi sono iscritta all’Università di Nizza, in Francia, Facoltà di Biochimica. Sempre in Francia, ho conseguito anche il dottorato di ricerca. Sono arrivata negli Stati Uniti perché nel nostro lavoro, in seguito al conseguimento di un dottorato di ricerca, è altamente consigliata un’esperienza di lavoro all’estero, soprattutto in un Paese anglofono visto che nella scienza l’inglese è la lingua corrente. Ho quindi trovato un laboratorio a New York per fare quella che si chiama “post-doctoral experience” -ossia un’esperienza dopo il dottorato- e poi sono rimasta qui, le cose sono andate bene».

Ritorna ad Imperia non appena riesce?

«Mia sorella vive a Milano e i miei genitori vivono tra Milano e Imperia. In genere torno una volta all’anno, se torno in inverno vado a Milano ma se torno d’estate vengo ad Imperia per andare al mare col mio nipotino e con la mia migliore amica che vive ancora lì».