Da San Bartolomeo ad Ostia, Marina Lo Blundo e la generazione di archeologi 2.0

15 ottobre 2022 | 08:00
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Da San Bartolomeo ad Ostia, Marina Lo Blundo e la generazione di archeologi 2.0

Come divulgare la cultura e la storia nel 2022

San Bartolomeo-Ostia. Cosa si pensa quando si parla di archeologia? Oggi la comunicazione è un punto cardine anche della storia, dei musei e del nostro patrimonio più antico, come testimonia Marina Lo Blundo, archeologa e blogger. Originaria di San Bartolomeo, Marina è ora funzionaria archeologa presso il Parco archeologico di Ostia antica, dov’è responsabile dell’Area archeologica dei porti di Claudio e di Traiano, e responsabile della comunicazione social.

Come si diventa archeologa? «Ho studiato conservazione dei beni culturali a Genova con indirizzo archeologia a cui è seguito un dottorato a Roma. Ho vinto un concorso e fino a dicembre 2017 ho lavorato al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, per il quale mi occupavo, tra un turno di vigilanza in sala e l’altro, della comunicazione 2.0 e social: il Blog del Museo Archeologico Nazionale di Firenze è il “museumblog” per il quale ho scritto fino a pochi anni fa. Ora sono funzionaria ad Ostia».

Marina è archeologa ma anche una blogger ed una abilissima divulgatrice culturale, che utilizza tutti i sistemi di comunicazione. Questi si sono rivelati fondamentali anche durante il lockdown: «All’inizio della pandemia il Ministero si è speso fin da subito per fare una comunicazione serratissima e per non abbandonare le persone, creando settimanalmente campagne mirate alle quali eravamo chiamati tutti a partecipare. Ci siamo resi sconto che le persone avevano bisogno di vedere che c’eravamo».

Qual è l’importanza delle nuove tecnologie per la diffusione del sapere e a quale preparazione è importante avere? «Ho iniziato ad essere divulgatrice culturale come blogger e scrivevo per “archeoblog” dove invece che fare copia e incolla dei comunicati, cercavo di dare un valore aggiunto per approfondirne certi aspetti. Dal 2008 il mio blog è “Generazione di archeologi” presente anche anche su telegram  e la mia idea è stata, fin da subito, pubblicare quotidianamente pillole di argomenti archeologici cercando anche di diversificare i contenuti con clip audio, video, link». Ad oggi il blog di Marina è uno dei più seguiti e noti nel campo dell’archeologia.

Sei originaria di San Bartolomeo, qual è la situazione nella nostra provincia?
«La realtà museale del ponente è attiva a Diano, dove il museo archeologico ha molte iniziative grazie a cui sta cercando di diventare un punto integrante della città. Non è facile per i musei civici fare rete ma le potenzialità liguri sono forti, soprattutto se collegate alla realtà turistica. Il museo dei Balzi Rossi, statale, è un attrattore importante in questo senso e potrebbe diventare trampolino verso altre attività».

Cosa suggerisci ai ragazzi e agli studenti che vorrebbero diventare archeologi?
«Quello che disse la professoressa quando non eravamo ancora neanche matricole: non pensate che quando uscirete da qui avrete la pappa pronta, ma il lavoro dovrete inventarvelo. Io mi sono concentrata sulla comunicazione culturale, un settore in crescita che sta decollando e che vede la sempre più importante disponibilità dei musei a promuovere. Perché se è importante la comunicazione, avere dei comunicatori formati, è una competenza doppiamente utile».

Marina Lo Bundo

Cercare di suscitare interesse nelle persone a visitare i musei non è la parte difficile di un lavoro di comunicazione come quello di Marina: «La parte più importante è fare in modo che diventi una abitudine, e far tornare le persone. Sono una blogger e un’archeologa, scrivo contenuti per la rete ed è questo che voglio continuare a fare. Voglio continuare a studiare il fenomeno dei blog, la teoria della comunicazione dell’archeologia nel web 2.0 e non solo».