La segnalazione

Zone montane, Alberto Gabrielli: «Senza internet rischio in caso di emergenza e spopolamento dei paesini montani»

«Rendi tutti quegli ambienti insicuri e metti in pericolo chi li frequenta, privandoli di soccorso; ed impedendo di fruirne per lavoro e/o per svago»

Alberto Gabrielli

Entroterra. «Se dovesse succedere qualcosa in un bosco dove si ha bisogno della rete e della connessione internet nel profondo entroterra non c’è copertura». A segnalare il problema Alberto Gabrielli, dottore in forestale sottolinea anche un altro problema. «In alcune zone dell’entroterra- prosegue- come per esempio le Salse o Valcona di Mendatica è difficile, per esempio affittare le case per l’estate perché ovviamente senza connessione internet i giovani non sono attratti o anche le famiglie con bambini piccoli così come i turisti..  Dovesse succedere qualcosa si è completamente isolati. Credo che i Comuni, dovrebbero attivarsi o per lo meno informarsi per sapere come chiedere una copertura totale della loro area».

«La rete internet- continua- è oggi assolutamente necessaria, più ancora della viabilità ordinaria, per motivi di sicurezza, di lavoro, si svago. “Escludere gran parte del territorio montano da questo servizio è un crimine anche ai sensi degli art. 41 e 43 della Costituzione. Perché non c’è campo? Perché affidando al “mercato”, la costruzione
della rete, questo la realizza solo dove la convenienza economica si fa interessante. E che importa connettere un pascolo alpino dove non acquisteresti alcun nuovo cliente ? Chi ci va sicuramente ha già un contratto, quindi il mercato non crescerebbe, (anche se quel contratto è servito – e quindi neppure rispettato -). Eppure le conseguenze sono immense».
»E di conseguenza condanni un patrimonio collettivo di spazi, di insediamenti storici, di manufatti, all’abbandono definitivo, con buona pace dei continui mugugni dei cittadini ed i proclami in “difesa del territorio” e del suo presidio. Quest’ultimo è, fra l’altro, un termine ambiguo che si sbandiera  a parole e che si pensa di realizzare solo in modo distorto con interventi dettati da interessi speculativi con conseguenti disastri ambientali, e violenti impatti paesaggistici. La rete renderebbe immediatamente vivibili ed abitabili nuclei insediativi affascinanti (penso in particolare a quelli ancora in buon stato, come “Le Salse” e “Valcona” di Mendatica) e recuperabili quelli più isolati e diruti (penso a Dova, Isola,  in val Tanarello ma a migliaia di altri sparsi sulle Alpi e gli Appennini). Senza bisogno di altre grandi infrastrutture impattanti come una viabilità eccessiva la cui manutenzione è resa sempre più difficile dai cambiamenti climatici».
«Ma, al contrario, con interventi da vera transizione ecologica, ad iniziare dall’autosufficienza energetica. E con ricadute importanti anche in termini urbanistici per i piccoli comuni. E allora: la concessione ai gestori privati di spazi pubblici (l’aere”) deve in modo vincolante essere subordinata alla fornitura del servizio di rete all’ intero territorio interessato, comunale, provinciale, statale. Oppure non concessa o revocata. Questo precisa la Costituzione. Oltre, naturalmente, al buon senso che pretende servizi per l’intera società e non profitti per pochi».

Molte cose sono cambiate negli ultimi vent’anni

«Una volta- continua Gabrielli-  Quando andavi solo a camminare o lavorare nei boschi o in montagna in luoghi un po’ isolati e lontani oltre a conoscere discretamente il territorio in cui ti avventuravi per esserci stato prima con altri che lo conoscevano, avevi sempre qualche cosa per eventuali piccoli infortuni,, un disinfettante, due cerotti, una garza, un fazzoletto. Naturalmente ti orientavi con la morfologia territoriale per non
perderti, con il sole per avere un’ idea dell’ ora, con i rumori ed i suoni, come le campane dei diversi campanili lontani … . In ogni caso qualcuno sapeva dove andavi ed eventualmente come trovarti. E se era per lavoro nei boschi, difficilmente eri solo. Da una ventina d’ anni è arrivato il digitale territoriale, quella rete complessa che in ogni momento sa dirti esattamente dove sei e che tempo farà, e ti permette di chiamare in tempo reale famigliari, amici,
protezione civile, ed ogni tipo di soccorso».
«E ti sei disabituato a tutto: non di preoccupi di dire a qualcuno dove vai, non ti porti dietro non dico bussola carta topografica ed altimetro, ma neppure un cerotto, tanto se ho bisogno chiamo»
«Se “c’è campo”, se cioè quella rete invisibile di onde elettromagnetiche che ti connette col mondo intero. Oggi, se vai qualche giorno in uno dei tanti insediamenti della transumanza, Parodo, Pian Soprano, Valcona, Le Salse, ma anche
Case Fascei, Cian dei Prati, Laghi, Poilarocca, Isola, Dova Soprana, Bausun, solo per citarne alcune in Valle Arroscia e Tanarello, magari per raccogliere le patate che avevi piantato appena sciolta la neve, o
per startene un po’ al fresco, sei solo: inizialmente pareva una bella liberazione: vai in montagna e non ti cucchi social invadenti, “amici” noiosi, chiamate evitabili. Ma non piacevolmente tranquillo, perché sei sconnesso: e se puoi
sopportare (… e non è detto, …) di non seguire gli amici di facebook, tik-tokare, twittare, non puoi accettare di non poterti connettere con i vecchi di casa, i figli, gli amici o svolgere una delle tante forme di lavoro possibili col pc o lo smartphone; e non poter neppure chiedere un soccorso, ti rende ansioso, ti pone in pericolo, e, spesso, ti fa
scegliere di restare là dove “c’è Internet”. Gran parte del territorio montano, se non fortemente turisticizzato,
campo non ne ha. Perché ? Per una dannazione  biblica ?, per una fatwa islamica ? No, per la pura e semplice logica del Mercato che la società civile, le istituzioni centrali e periferiche hanno rinunciato a guidare nonostante
l’ art 41 della costituzione ne sancisca l’ obbligo: «L’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con
l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali» , e l’ art. 43 ne precisa i modi: «A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale».

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