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Quarant’anni fa l’uccisione del generale Dalla Chiesa, il video realizzato dal Comando Generale dell’Arma

5 settembre 2022 | 13:02
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Militare e prefetto, simbolo della lotta alla mafia

Roma. «Quando eravamo ragazzi, a vent’anni, e raggiungevamo l’ambito ingresso nell’Arma, gli alamari erano la cosa più esaltante insieme alla fiamma, della nostra istituzione. E ricordo ancora che facevamo a gara, anche con qualche sacrificio di stipendio, nel farceli cucire sulla giubba. Non applicare, ma proprio cucire sulla giubba, come se volessimo che ce li cucissero sulla pelle». A quarant’anni dall’uccisione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ricorda il generale e prefetto, simbolo della lotta alla mafia, con un video che celebra l’uomo, orgoglioso di indossare la divisa della Benemerita e di rappresentare e difendere, fino alla morte, lo Stato.

«Se esiste un potere, questo potere è solo quello dello Stato, delle sue istituzioni e delle leggi», dichiara Dalla Chiesa, ben consapevole del pericolo rappresentato dalla mafia: «L’Arma dei carabinieri di Palermo recepì e accertò la nuova dimensione di questa organizzazione mafiosa, una dimensione nazionale e non solo nazionale e ne stabilì anche il potenziale criminogeno».

Alle 21,15 del 3 settembre 1982, la A112 sulla quale viaggiava Carlo Alberto Dalla Chiesa, nominato prefetto di Palermo il 6 aprile dello stesso anno, fu affiancata in via Isidoro Carini a Palermo da una BMW, da cui partirono raffiche di Kalashnikov AK-47 che uccisero il prefetto e la moglie Emanuela Setti Carraro, che era alla guida. Un attentato preannunciato da una telefonata anonima, fatta a fine agosto probabilmente dal boss Filippo Marchese, ai carabinieri di Palermo: «l’operazione Carlo Alberto è quasi conclusa, dico quasi conclusa».

Nell’attentato al generale, morì anche l’autista e agente di scorta, Domenico Russo, che a bordo di una seconda auto seguiva la vettura del Prefetto.

«L’assassinio Dalla Chiesa dopo l’assassinio Moro – si legge nella sentenza del maxiprocesso del 1985 – E’ certamente il delitto più grave della storia della Repubblica. Le carte di una sentenza giudiziaria sono di solito raggelanti. Le carte sulla vita del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa rappresentano invece la certificazione drammatica e autorevole di verità finora negate, nascoste, manipolate». Quella verità di cui tante volte Dalla Chiesa aveva parlato: essere stato lasciato solo da uno Stato che comunque, ligio ai giuramenti fatti entrando nell’Arma, ha sempre e comunque servito e difeso.