Pornassio, il sindaco Adolfo:« Il Forte Bellarasco in affitto a un euro al mese»
La proposta avanzata dal primo cittadino a margine del convegno sul vino ormeasco che si è svolto ieri pomeriggio
Pornassio. Il Forte di Bellarasco di Nava in affitto a un euro al mese per il rilancio del turismo e dei prodotti locali. L’idea è stata lanciata dal sindaco di Pornassio, Vittorio Adolfo, ieri pomeriggio durante il convegno “Un rosso doc tra Alpi e mare” a margine della 48esima festa dell’uva che si è svolta nel castello di Pornassio in memoria del senatore Gabriele Boscetto.
«Intendiamo lanciare un’operazione che riguarda il Forte Bellarasco di Nava- ha spiegato il primo cittadino- al costo di un euro al mese di affitto, dodici euro all’anno, per un intervento con capacità turistiche, ricreative e promozionali dei nostri prodotti agroalimentari. L’area- prosegue- è di circa duemila metri quadrati e ci rivolgeremo agli imprenditori locali del settore in primis. Dopo di che siamo pronti anche ad un bando nazionale che riguarda la materia e cercheremo delle risposte per vedere se riusciremo a portare avanti questa iniziativa. Principalmente- prosegue il primo cittadino- speriamo che ci siano imprenditori locali che portino avanti quest’iniziativa».
«Pornassio- sottolinea il sindaco- è la capitale, il luogo dove è nato il Doc Ormeasco di Pornassio che vogliamo mantenere e che desideriamo riproporre per la sua qualità nel futuro. Per fare questo, assieme all’Ormeasco, porteremo avanti un discorso relativo ad altri prodotti quali il miele e i formaggi. Bisogna però, ora, pensare a creare un’area tipo come ha fatto il Piemonte. Prendo ad esempio le Langhe dove ogni paese ha la sua storia, ha la sua vita e quindi si va volentieri per apprezzare un’altra località».
«Si celebra la Festa dell’uva, appuntamento storico dell’Ormeasco- spiega Enrico Lupi Presidente della Camera di Commercio Riviere di Liguria– e che è un appuntamento sempre all’avanguardia per quello che sono le tipologie di lavorazione del prodotto. Credo che si debba trovare una sinergia con l’intero territorio per dare sempre più voce ai produttori e valorizzazione dell’Ormeasco, che è un prodotto eccellente ed estremamente riconosciuto ma credo che vada che vada sempre più riconosciuto nell’immaginario collettivo del consumatore e dei ristoratori».
Il vino come ambasciatore per far conoscere il proprio territorio. Un connubio con il marketing anche per guardare al futuro senza perdere di vista ,però, le tradizioni della nostra terra e dei suoi prodotti tipici. É l’anello di congiunzione tra la storia dei nostri avi e quella da scrivere delle nuove generazioni. «Volevo sottolineare l’impegno dell’associazione nazione Città dei vini- spiega Enzo Giorgi, coordinatore regione Liguria Associazione Nazionale Città del Vino- che è quella di promuovere non soltanto l’alta qualità de vini ma di legare il vino al territorio quindi, il vino che che diventa ambasciatore di un territorio. Noi fortunatamente abbiamo dei territori che esprimono delle ricchezze dal punto di vista culturale, tradizionale, turistico e il vino diventa il suo ambasciatore ed è quello che lo fa conoscere in giro per il mondo e l’Ormeasco che è un vitigno tipico di questo territorio fa scoprire soprattutto ai turisti di tutto il mondo un luogo particolare che unisce il mare alla montagna, qualcosa di unico come lo è il vino».
La storia dell’ormeasco
«L’ormeasco- racconta Enzo Giorgi durante il convegno- è un vitigno che trae le sue origini negli statuti del 16 gennaio del 1299, redatti dal notaio Giovanni Gandalini nei quali si precisano i diritti di guerra a seguito dell’assedio della roccaforte di Ormea da parte dei piemontesi, tendaschi e dei Clavesana, con il quale ottennero il dominio ventennale sul feudo di Ceva e in tale circostanza l’introduzione del vitigno Ormeasco nel ponete ligure.»
«Si deve proprio al marchese Francesco Clavesana- Podestà della Castellania ( Pornassio, Cosio, Mendatica, Montegrosso ) la trasformazione e regolamentazione di tutto il pendio collinare verso l’Arroscia in vigneto e frutteto.
Mentre lungo la costa si sviluppa un vigneto di mare ( vermentino e pigato ) , nell’entroterra si coltiva un vitigno di montagna- l’ormeasco. Un particolare clone del dolcetto, come afferma il conte Giorgio Gallesio nella sua “ pomona italiana “ 1837 / 1839 “ i semi delle piante concepiscono nel frutto le modificazioni pedoclimatiche ( suolo, aria, clima, uomo ) , pertanto l’Ormeasco è il prodotto che la natura ha modificato nei secoli, adattandoli alle caratteristiche ambientali di questi luoghi».
«La storia di questo vitigno- prosegue- è raccontata anche da un grande ricercatore e studioso francese- il conte Chabrol del Volvic che agli inizi del 1800 riceve l’incarico da Napoleone Bonaparte di redigere una documentazione sulla realtà economica e sociale del basso Piemonte e della Liguria occidentale.
Nel suo puntuale lavoro, intitolato “ Statisque” afferma “che i vitigni a bacca nera “ Doucetts” erano coltivati sia in Piemonte che in Liguria, dove viene chiamato Ormeasco. Vitigno che si adatta bene ai climi di collina perché resistono bene anche a basse temperature. Il Comune di Pornassio- conclude- si conferma nel tempo il luogo più idoneo ed importante per la produzione di vino da ormeasco- situato in una conca naturale, ben esposta, con vigneti compresi tra i 400 e 900 mt. La coltivazione si estende anche alle località limitrofe, come Ranzo ( 200mt ), Vessalico,e Borghetto fino salire fino a 500 metri, ad Aquila D’Arroscia, e quote maggiori come Rezzo, Mendatica, Cosio D’Arroscia, Montegrosso Pian Latte e Armo».
Merito particolare alla diffusione di questo vino va alla Confraternita dell’Ormeasco fondata l’ 11 novembre del 1998, data della sua istituzione- giorno di S. Martino, quando il sindaco Raffaele Guglierame convoca nell’antico ( 1.200 ) castello di Pornassio , per conto dell’allora Presidente della Provincia Gabriele Boscetto ( di cui ieri si ricordata l’importanza della sua figura non solo politica ma anche culturale per la provincia di Imperia e del suo entroterra), undici produttori per promuovere fuori dei confini regionali il vino Ormeasco e il suo territorio. Durante il convegno si è svolta anche una degustazione a cura dei sommelier della Fisar (Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori)