L’8 settembre, storia di intrighi, segreti e scelte che nessuno si aspettava

8 settembre 2022 | 15:36
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L’8 settembre, storia di intrighi, segreti e scelte che nessuno si aspettava

Intervista allo scrittore Paolo Ghibaudo sull’armistizio che cambiò l’Italia

La sera dell’8 settembre 1943 alle ore 19.42 il maresciallo Pietro Badoglio diede l’annuncio dell’armistizio per radio: «Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane». Questo è quanto è scritto sui libri di storia e sul’8 settembre ne esistono sono stati scritti circa 2000.

8 settembre

Meno conosciuti sono i retroscena, i fraintendimenti, gli errori umani e le “curiosità” che hanno segnato la storia di un Paese, dando il via ad un periodo di caos e guerra civile. «Gli eventi legati all’8 settembre fanno parte di uno dei pochi segreti che in Italia furono mantenuti in modo rigoroso. Talmente tanto che nessuno, né ministri né comandi delle varie armate furono informati se non 24 ore prima, mentre molti alti comandi lo seppero solo ascoltando messaggio radiofonico. Un segreto chiuso all’interno di una cerchia 15 persone, che decretò un disastro» spiega Paolo Ghibaudo, già docente universitario, storico e scrittore che sulla data dell’armistizio ha svolto particolari ricerche.

Il mistero inizia dalla data. Sebbene alcuni contatti presero il via già nel maggio del 1942, solo il 3 settembre dello stesso anno si siglò segretamente l’armistizio a Cassibile, in Sicilia, dove venne decisa la resa incondizionata dell’Italia. «Nessuno parlò in quell’occasione di 8 settembre. I generali americani non si fidavano, ovviamente, degli italiani e fecero trapelare che sarebbero sbarcati entro 2 settimane. L’allora Capo di Stato Maggiore D’Ambrosio, seguendo il suggerimento di un suo collaboratore, ipotizzò come data il 12 settembre con la conseguenza che tutta la macchina dell’esercito iniziò a prepararsi per quella data. Quando Eisenhower diede l’annuncio la sera del’8 settembre, nessuno era pronto e persino lo stesso Badoglio fu tirato già dal letto in pigiama per esserne informato». In realtà, i fatti si svolsero soprattutto il 9 settembre, dallo sbarco degli alleati a Salerno, alla fuga del re: l’8 settembre rimane una data ancora oggi oscura.

Nel ponente ligure la situazione fu altrettanto particolare: migliaia di soldati erano impegnati nella zona tra La Spezia e la Provenza e quando arrivò l’annuncio si creò il primo blocco di partigiani con la peculiarità che quasi nessuno di questi era aderente al comunismo, bensì alla monarchia. «Quando scoppiò il caos i militari stanziati nel ponente furono di grande sostegno per la Resistenza in quanto portarono con loro armi e munizioni e diedero il via ai primi nuclei partigiani. Molti di questi militari sbandati facevano parte della IV Armata, che aveva ricevuto l’ordine di rientrare 2 giorni prima ma all’epoca, spostare migliaia di soldati con i treni e mezzi implicava un lavoro di giorni: scoppiò il caos e gli ufficiali non riuscirono a mantenere la disciplina» spiega Ghibaudo.

In una situazione che ancora oggi genera dubbi e confusione nonostante tutti i protagonisti scrissero le loro dirette personali memorie tra gli anni ’50 e ’60, in quello che da militare divenne un caso politico, rimangono ancora due misteri da svelare. Il re veramente si era accordato con i tedeschi per fuggire da Roma nella notte? Possibile che i vertici militari e il Re stesso, non sapessero la data esatta in cui sarebbe stato annunciato l’armistizio? «L’8 settembre è una storia di intrighi, segreti confusioni e incomprensioni drammaticamente comiche, come in una commedia di Govi, dove si parte da una situazione per capirne esattamente l’opposto e dove, si può constatare che la storia dell’Italia, è stata spesso costellata di episodi simili» termina lo scrittore Ghibaudo.

Del resto fu lo stesso Fenoglio a testimoniare lo stato di confusone legato all’8 settembre, dal punto di vista di un soldato: «E poi nemmeno l’ordine hanno saputo darci. Di ordini ne è arrivato un fottio, ma uno diverso dall’altro, o contrario. Resistere ai tedeschi – non sparare sui tedeschi – non lasciarsi disarmare dai tedeschi – uccidere i tedeschi – autodisarmarsi – non cedere le armi».

Nella foto il comandante della IV armata che, si fermerà a vivere a Sanremo dove morirà nel 1961 e il Capo di Stato Maggiore D’Ambrosio Vittorio Ambrosio (anche lui poi morto ad Alassio).