Festival Internazionale di Musica da Camera di Cervo, il direttore Balatti: «Edizione straordinaria»
«Unico Festival storico da Camera che c’è in Liguria»
Cervo. Si è appena conclusa la cinquantanovesima edizione del Festival Internazionale di Musica da Camera di Cervo e già si guarda alla prossima che segna un traguardo importante: la numero sessanta che renderà omaggio al suo fondatore Sandor Vegh
«Un’edizione che è andata molto bene- spiega il direttore tecnico del Festival Michel Balatti- quest’anno a poter usufruire della capienza completa dei nostri spazi, è stata una stagione molto bella da un punto di vista artistico, un successo per le presenze perché siamo ritornati quasi alle presenze del pre-pandemico e non era assolutamente scontato che ci si riuscisse perché comunque si deve far fronte ad una sensibilizzazione del pubblico a ritornare a godere degli spettacoli dal vivo. Sono stati diciotto spettacoli, 13, all’interno della piazza dei Corallini che è la nostra location principale, uno a Cipressa, due presso l’area naturalistica del Ciapà molto particolari e poi due spettacoli in due luoghi artistici architettonici di Cervo che sono stati la Chiesa di San Giovanni Battista e l’Oratorio di Santa Caterina»
Com’è cambiato il Festival dal 1964, primo anno in cui è andato in scena? Quali sono state le innovazioni e quali le tradizioni che si sono portate avanti in 59 anni?
«Come da tradizione il programma del Festival è stato circa il sessanta- settanta per cento rivolto alla musica da Camera ma c’è stato anche spazio per spettacoli alternativi come quello che si è svolto presso il Parco del Ciapà con le musiche del Marocco di Gnawa Bambara con il suo “Musicycle” per un concerto ad emissioni zero che è stato realizzato con amplificazioni alimentato con la pedalata di dieci biciclette. Inoltre abbiamo avuto due concerti jazz con Omar Sosa e con il trio Dado Moroni, Rosario Bonaccorso e Nicola Angelucci. Abbiamo avuto spettacoli multidisciplinari teatro e musica con Viaggio al termine della notte con Elio Germano e le musiche dal vivo Theo Teardo. È stato un programma molto vario, un altro tratto di quest’anno che mi piace ricordare è il ritorno degli artisti resident che fa parte dei primi anni del Festival di Cervo dove gli artisti venivano e soggiornavano nel borgo medioevale per un certo periodo e si preparavano agli spettacoli direttamente sul posto. L’abbiamo rifatto quest’anno e i nostri artisti resident sono stati il pianista russo Serey Tanin. L’anno scorso si era esibito al Festival collezionando cinque bis cosa mai accaduta a Cervo e così abbiamo deciso di ospitarlo di nuovo e di dargli l’opportunità di soggiornare nel borgo una settimana e di produrre due spettacoli. Oltre a lui l’artista che è stato ospitato nella residenza è stato c’era 3D Trio strumentisti ad arco, composto da Dan Zhu artista cinese, Diemut Poppen dalla Germania e Danjulo Ishizaka violoncellista giapponese naturalizzato tedesco. Una stagione eccezionale».
Come si colloca il Festival Internazionale di Musica da Camera di Cervo all’interno del panorama dei Festival nazionali o della Liguria?
«In Liguria è una manifestazione di grande importanza perché è l’unico Festival storico da Camera che c’è in Liguria e quest’anno è stata la 59esima edizione e la storicità è dalla nostra parte come anche il prestigio dell’evento che nella sua storia ha ospitato il gotha della musica classica del novecento. Il fatto che siamo riconosciuti dal Ministero della Cultura è sicuramente un ulteriore riconoscimento a livello nazionale e poi il nostro Festival vive di una programmazione culturale fatta di molti eventi realizzate in collaborazioni con realtà nazionali ed internazionali».
Si dice Festival Internazionale non a caso…
«Un Festival Internazionale non solo per i partecipanti e le partnership ma anche per le presenze di pubblico che, dopo due anni di pandemia, è stata davvero considerevole di spettatori stranieri che hanno effettuato circa il cinquanta per cento delle prenotazioni online».
Quali sono i valori del Festival?
«In assoluto e da sempre promuovere i giovani e di consentirgli di avviare nuove carriere. Uno degli altri temi è il fatto che il nostro Festival pur avendo una storicità e un’identità legata alla musica da Camera, già da tanti anni, ha garantito una programmazione in grado di coinvolgere e raggiungere un pubblico più ampio possibile. Per questo abbiamo deciso di coinvolgere non solo musica classica ma anche altre tipologie di spettacolo come il teatro e la musica jazz che da anni ormai è di casa al Festival di Cervo. L’esperienza ci ha insegnato che questo sforzo di cercare di raggiungere tutti a lungo andare paga. Molti spettatori che magari vengono per un’esibizione jazz si innamorano del luogo e ritornano per un concerto di musica classica».
Qualche aneddoto di questa edizione?
«Ogni anno mi rimane qualcosa che metto nella piccola valigia dei ricordi dove inserisco uno o due concerti memorabili per me. Quest’edizione la ricordo come quella a cui ho assistito a più esibizioni memorabili ed è una causalità. Tra i tanti un programma audace quando il 23 agosto si è esibito un quintetto d’archi gli Wooden Elephant String Quintet dove nella prima parte il concerto era la musica da camera mentre nella seconda parte hanno eseguito un riarrangiamento di “From Boccherini to Björk”. Un gruppo giovane che per ha suonato per la prima volta in Italia proprio a Cervo».
Ora si guarda già alla 60esima edizione, un traguardo importante…
«L’anno prossimo ci saranno delle belle novità non le posso anticipare ancora ma sarà un’edizione celebrativa con un tema specifico per la sessantesima edizione dove ricorderemo il nostro fondatore Sandor Vegh che è stato un eccezionale violinista del ventesimo secolo che si innamorò negli anni sessanta del borgo di Cervo. Lo ricorderemo attraverso una residenza artistica che coinvolgerà un istituzione anch’essa legata alla storia personale del fondatore del Festival».