Elena Ramò, terza generazione nell’azienda di famiglia che produce Ormeasco: «Noi giovani il futuro della Valle»
Il riscatto dei giovani della Valle Arroscia che vogliono continuare a lavorare sul territorio
Pornassio. Giovani alla riscossa e alla conquista della Valle Arroscia. Elena Ramò, 30 anni è il simbolo di quella nuova generazione che vuole andare avanti, che si rimbocca le maniche per portare avanti l’attività di famiglia e che, soprattutto, vuole continuare a lavorare sul territorio. Lei, è la terza generazione dell’azienda “Lorenzo Ramò” a conduzione familiare che produce il vino ormeasco a Pornassio. Una storia iniziata grazie al nonno agronomo che poi ha passato le redini dell’azienda in mano al figlio e ora a lei. Una responsabilità importante di cui però Elena non ha paura.
«Mi sento di rappresentare quella generazione che ha un ricambio di famiglia importante- racconta Elena-alcune aziende iniziate dai nonni, come per esempio la mia, io sono alla terza generazione ed è importate perché nel cuore abbiamo la Valle Arroscia, Pornassio nel mio caso, e soprattutto una tradizione storica e culturale da portare avanti ma da saper tramandare al consumatore».
«La nostra- prosegue- è una piccolissima doc che si sviluppa su 40 ettari e siamo venti produttori. Mi sento di di dover dire che negli ultimi dieci- quindici anni l’ormeasco ma la viticoltura in Liguria in generale ha fatto dei grandissimi passi avanti e questo sicuramente grazie ai nostri genitori. Noi abbiamo un compito se vogliamo un po’ di rifinitura che non è da sottovalutare anzi, noi giovani dovremmo cercare di fare rete perché tanti come me portano avanti l’azienda di famiglia. Tantissimi, i più coraggiosi hanno deciso di investire in Valle Arroscia, di intraprendere da soli, iniziare a costruirsi da soli i muri, a piantare le primi viti o addirittura a comprare i primi capi di bestiame senza l’aiuto di chi magari li ha preceduti. Dovremmo darci una mano l’un l’altro sicuramente e praticamente ma anche psicologicamente perché l’importanza di questi eventi come il convegno sull’ormeasco o la festa dell’uva o lo scorso fine settimana l’Expo a Pieve di Teco ci aiutano a vederci e a capire che chi come noi fa questo lavoro sicuramente duro ma appagante perché leggi negli occhi del consumatore il fatto che il lavoro al quale hai dedicato un anno, la fatica, le domeniche viene apprezzato è un valore aggiunto ed è quello che ci aiuta ad andare avanti». «Faccio parte di una storia della viticoltura che nasce da mio nonno che era agronomo e che ha fondato l’azienda più di ottant’anni fa- spiega- che poi è passata nelle mani di mio papà che si è appassionato. Come lui altre aziende storiche come Lupi e Guglierame sono stati i precursori in Valle Arroscia a livello di immagine, di pubblicità e che hanno deciso poi di fondare la Confraternita dell’Ormeasco grazie soprattutto all’onorevole Boscetto che è stato ricordato a quest’ultima festa dell’uva. Una confraternita all’insegna del passato che sicuramente si deve un po’ reinventare».
«È una confraternita- conclude- che vede con mio papà l’ultimo socio fondatore ancora operante attivo sul campo ma una confraternita volta al futuro sicuramente a noi nuove generazioni a nuovi vini come sono stati presentati nelle ultime rassegne e quindi vogliamo portare avanti una storicità dettata soprattutto da una Valle ma anche da un paese che abbiamo tutti del cuore».