I movimenti contro l’ingresso del privato in Rivieracqua

8 agosto 2022 | 10:48
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I movimenti contro l’ingresso del privato in Rivieracqua

Sono il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, il Coordinamento Ligure Movimenti per l’Acqua e Cimap – Coordinamento imperiese Acqua Pubblica i

Imperia. Ecco la nota stampa congiunta di Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Coordinamento Ligure Movimenti per l’Acqua e Cimap – Coordinamento imperiese Acqua Pubblica in merito all’ingresso del privato in Rivieracqua: «Entro il 10 di agosto ogni Consiglio comunale dell’Ambito Territoriale Ottimale imperiese deve esprimersi sulla delibera che prevede la trasformazione statutaria di Rivieracqua Scpa in Rivieracqua Spa, un’operazione propedeutica all’ingresso del socio privato. La strada per privatizzare Rivieracqua sembra ormai tracciata definitivamente, in barba alla volontà di 27 milioni di elettori che avevano scelto di non far fare profitti sull’acqua, in barba alla volontà dei 67 Sindaci della Provincia di Imperia che nel 2012 avevano stabilito l’affidamento del servizio idrico ad una società interamente pubblica ed infine in barba ad una petizione popolare che ha raccolto in poche ore già più di 1000 adesioni (per firmare l’appello: https://chng.it/bWF5npmBMn )».

Prosegue il comunicato «La privatizzazione di Rivieracqua è stata preparata scientemente e con lungimirante programmazione nel corso degli ultimi anni: dai continui ricorsi, alle istanze di fallimento, alla nomina di un Commissario ad acta, che nel 2011 faceva parte del comitato per il NO ai referendum sull’acqua pubblica, fino ad arrivare alla pioggia di denaro pubblico erogato dalla Regione Liguria in questi ultimi tempi per risanare gli impianti che nel corso del tempo una società con il partner privato ha costantemente evitato di manutenere e rinnovare. Un cammino quello di Rivieracqua a dir poco tortuoso, costretta in una situazione di stallo dalle azioni legali intraprese dalle partecipate IREN, decadute, e dal mancato passaggio delle gestioni delle aziende preesistenti. Rivieracqua non ha potuto accedere così a fonti di finanziamento – nonostante la prospettiva a regime di un fatturato di 50 milioni l’anno – che le hanno impedito di operare e determinando una gravissima situazione finanziaria. La situazione si è sbloccata con la gestione commissariale, non perché sia stata ripristinata la legalità, portando a compimento l’affidamento legittimamente deliberato dai Comuni, ma poiché è stato aperto al privato, cioè è stata assecondata la volontà di IREN, che a quel punto ha mollato la presa, consentendo a Rivieracqua di chiudere il bilancio 2021 con un utile 1.9 milioni di euro. In questi anni, ancora una volta ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ha dimostrato di non tutelare né il servizio idrico né gli utenti, ma solo gli interessi delle aziende che dovrebbe controllare, dai finanziamenti delle quali dipende la sua stessa esistenza. Non vi è stato alcun intervento per agevolare il regime tariffario applicato da Rivieracqua, men che meno per penalizzare le aziende dichiarate illegittime, ma che hanno mantenuto l’esercizio, sebbene decadute. Molto si è scritto e parlato sull’operazione che prevedrebbe la costituzione di una newco, per mettere a gara il 49% del capitale. La questione del passaggio da una società in house a una società mista pubblico privato, che diverrebbe affidataria di un servizio, è stata recentemente materia di una sentenza della Corte di Giustizia Europea. La Corte dichiara che tale operazione, seppur passata tramite gara per la selezione del partner privato, contrasta con la direttiva 2014/24/UE in quanto al termine della procedura di gara il soggetto aggiudicatore non dispone più del controllo analogo sul nuovo soggetto gestore del servizio. Ed infine riteniamo che Rivieracqua non sia legittimata a deliberare la costituzione di una newco, destinata a divenire l’affidataria della gestione del servizio in house. L’attacco inferto all’acqua pubblica, ancorché nel bel mezzo di una crisi idrica e della pausa estiva, è del tutto pretestuoso ed ideologico. Per parte nostra, continueremo ad insistere per realizzare la difesa dei beni comuni a partire dall’acqua, riservandoci di impugnare al Tar atti illegittimi e/o forieri di danno erariale, a tutela del Servizio idrico integrato, degli utenti e a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti. Per affermare l’idea che l’acqua è un diritto umano universale e che solo una reale gestione pubblica e partecipata può garantire questi principi. Indietro non si torna».