Biancheri entra nella storia dei sindaci di Sanremo «Ora riqualificare lungomare e vecchia stazione»

21 agosto 2022 | 07:00
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Biancheri entra nella storia dei sindaci di Sanremo «Ora riqualificare lungomare e vecchia stazione»

Record di anni trascorsi con la fascia tricolore. «Stimo Renzi. Alle elezioni voterò Terzo polo»

Sanremo. Allo scoccare della mezzanotte il sindaco Alberto Biancheri entrerà nella storia del Comune di Sanremo, diventando il primo cittadino che per più tempo in assoluto ha amministrato Palazzo Bellevue dal dopoguerra ad oggi. Un totale di 2996 giorni trascorsi dalla sua prima elezione avvenuta nel maggio del 2014. Biancheri sorpasserà tra meno di 24 ore Giovanni Asquasciati, la cui giunta cadde il 20 agosto del 1959, dopo 8 anni, 2 mesi e 20 giorni da sindaco in carica.

Chi l’avrebbe mai detto? In questi ultimi otto anni si è parlato spesso di maggioranza in perenne crisi d’identità. A volte si è sentita pronunciare persino la parola dimissioni. Uno spauracchio, utilizzato evidentemente per serrare le fila piuttosto che anticipare forfait. Otto anni passati attraverso rimpasti di giunta dolorosi. Festival incredibili e sfide. A partire dalla gestione dell’inchiesta sui “furbetti del cartellino” del 2015. E’ stata quella l’ora più buia del neo eletto sindaco Biancheri. A raccontarlo è lui stesso.

Che senso fa entrare nella storia della città da sindaco che più ha amministrato Sanremo? «Negli anni mi è capitato di fermarmi a pensare se sarei riuscito a raggiungere questo traguardo e ritenevo fosse impossibile. Quando sono entrato in Comune per la prima volta da sindaco, ho trovato un contesto complicatissimo. L’inchiesta sui dipendenti ci ha tenuti bloccati per oltre un anno e mezzo. Per l’amministrazione è voluto dire ritrovarsi improvvisamente a lavorare con 43 persone in meno, in un clima di grandissima sfiducia. Se mi guardo indietro, è stata la prova più difficile da superare».

«Amministrare di questi tempi non è sempre piacevole. Ci sono tante esigenze e poche risorse per dare risposte concrete. Adesso è bello vedere iniziare delle opere che abbiamo pianificato negli anni. Il parcheggio interrato in piazza Eroi, il palasport, il Porto Vecchio. Non è il tempo trascorso con la fascia da sindaco indosso che mi dà vera soddisfazione, ma le cose fatte. Aver avuto affianco persone che mi hanno sostenuto, supportato e sopportato, mi fa pensare che qualcosa di buono verrà lasciato».

E dire che la sua è stata bollata fin da subito come una coalizione traballante per via della sua composizione civica-partitica? «Ricordo che un giornalista, subito dopo aver approvato il primo bilancio, mi chiamò sotto Natale perché voleva farmi una foto con il panettone, sostenendo che non sarei arrivato a Capodanno per via dei problemi finanziari che attanagliavano il Comune. Erano tempi in cui si parlava di patto di stabilità come fosse un mantra. Quell’episodio curioso ha portato fortuna. Infatti la mia amministrazione, oltre a non essere caduta, non ha mai fatto mancare in un consiglio comunale il numero legale. Un dato incredibile per la politica sanremese. Tutti parlano di coalizione traballante, ma i fatti dicono il contrario. E’ indubbio che la mia sia un’amministrazione che si fonda su presupposti ideologici diversi delle varie forze che la sorreggono. Ho cercato di tenere sempre la barra dritta sulle cose da fare. Il resto per me non conta».

La sua candidatura a sindaco nasce sull’onda dell’esperienza nella giunta di Claudio Borea. «Un gruppo di persone, tra cui Leandro Faraldi, Alessandro Sindoni e DanielaCassini (tre ex assessori delle giunte Biancheri, ndr), avevano aperto la riflessione sulla mia possibile candidatura a sindaco in conclusione del mandato di Maurizio Zoccarato. Tuttavia la decisione ultima è arrivata per ragioni diverse. E’ Claudio Borea che mi ha fatto scoprire il mondo dell’amministrazione pubblica. Un ambiente che ho approcciato con molta diffidenza. Mi candidai per la prima volta per lui, perché è una persona a cui voglio bene e credo tuttora nel progetto di città che ha portato avanti. Mi riconosco a pieno nel suo pensiero».

Si sente soddisfatto di questi otto anni e mezzo di amministrazione? «Pienamente no. Perché ci sono ancora tante cose da fare. E’ rimasta indietro la questione dell’ex stazione ferroviaria. Un punto che dobbiamo portare avanti. Sono sicuro che ci sia l’interesse da parte di privati che vogliono investire sulle aree di lungomare Calvino. No, perché vanno date delle risposte alle periferie, alle frazioni. Sono soddisfatto che sui grandi temi siamo riusciti a fare cose concrete. Pensiamo allo spostamento dei chioschi in piazza Eroi, per alcuni una mission impossibile, la messa in sicurezza dei torrenti San Francesco e San Romolo, due cantieri senza i quali oggi non saremmo qui a parlare di riqualificazione del Porto Vecchio. Il Palazzetto dello Sport, per trent’anni oggetto di discussione nelle campagne elettorali di tutti i candidati. A settembre aprirà il forno crematorio. Entro la fine dell’anno conto di vedere abbattuto l’economostro di Portosole. Su questo punto mi sono preso un impegno e voglio fare il possibile per mantenerlo».

«Nell’ambiente abbiamo fatto una rivoluzione con l’affidamento diretto in house del servizio di raccolta dei rifiuti. Ci sono problemi da risolvere, ma il dato di fatto è che abbiamo creato da zero una società come Amaie Energia che è diventata un colosso. Sono entrato in municipio che c’erano grossi problemi sulla raccolta differenziata con l’affidamento in appalto. Guardando in grande, lasciamo come amministrazione una società pubblica solida che ha portato la raccolta differenziata dal 28% al 63%, contribuendo a stravolgere la mentalità dei nostri concittadini, abituati a conferire nei cassonetti. Per i primi due anni ci hanno fatti neri ma poi il porta a porta è andato a regime. E’ evidente che vadano fatte delle modifiche al servizio. Inoltre dobbiamo essere più severi e attenti sugli abbandoni. Va migliorata la pulizia in alcune zone. Problematiche comuni ad altre città. Un’altra grossa soddisfazione sono i lavori sulle scuole. Abbiamo ereditato una situazione molto molto difficile che interessava tutti i plessi di Sanremo. Sono stati investiti decine di milioni di euro per metterli in sicurezza. Pochi giorni fa è arrivata la buona notizia dell’arrivo di ingenti finanziamenti dal Pnrr che ci permetteranno di costruire tre nuovi istituti».

Qual è la persona incontrata sul suo cammino di sindaco che le ha lasciato un ricordo particolare? «Ringrazio tutti, a partire dal presidente del consiglio Alessandro Il Grande, i consiglieri e gli assessori. Una persona che in questi anni mi è mancata molto è Francesco Prevesto. Era un uomo molto abile,  capace di offrire un pensiero sempre lungimirante sulle situazioni più complesse da affrontare».

L’episodio che non dimenticherà mai? «La convention al teatro Ariston organizzata durante la campagna elettorale del 2019. Quell’evento mi ha cambiato profondamente. Sono riconoscente a tutta la squadra che ha contribuito a quel risultato incredibile. Vedere 2200 persone venire a seguire un momento elettorale, in un tardo pomeriggio di sabato, senza aperitivi, senza big della politica che attirassero l’attenzione del pubblico, è stato per me qualcosa che rimarrà indelebile, un segnale enorme che mi ha dato la comunità in cui vivo».

Se potesse cambiare qualcosa di questi anni? «Ci sono dei discorsi che non vorrei toccare. Preferisco tenerli per me. Posso dire che mi hanno dato davvero fastidio le voci denigranti. In questi otto anni ne ho sentite di ogni colore. Prima i presunti interessi dietro la vendita dell’ex tribunale, poi la Pascoli, quando sono stato accusato di aver taciuto di sapere che la scuola aveva problematiche statiche ed era da chiudere. The Mall. Quante polemiche intorno a quell’operazione che ha sostanzialmente riqualificato un’area degradata, portando una clientela di lusso nella zona industriale della Valle Armea. Tutte vicende su cui sono passato sopra. Fortunatamente ho le spalle larghe. E’ noto che non vivo di politica. Ritengo sia un gran vantaggio poter fare delle scelte senza dover contare sullo stipendio da sindaco».

Prima del suo arrivo, il record del primo cittadino che per più tempo ha indossato la fascia tricolore era detenuto da Giovanni Asquasciati, esponente della Democrazia Crstiana, seguito da Giovanale Bottini di Forza Italia. Non si è mai capito se lei si ritiene di centrodestra o di centrosinistra? Otto anni le sono bastati per schiarirsi le idee? «Credo che in questi anni si siano fatte cose di destra e di sinistra. Il rapporto politico è importante e non nego che abbiamo pagato a caro prezzo l’essere una lista civica senza contatti forti e diretti a livello regionale e nazionale. Ora guardo con simpatia al Terzo polo. Ho avuto il piacere di conoscere Matteo Renzi e mi ha fatto una buona impressione».

Chi voterà il 25 settembre? «Mi ripeto. Sto guardando con simpatia al Terzo polo formato da Azione e Italia Viva».

Il progetto che vorrebbe veder nascere ma per il quale sa che non ci sarà tempo sufficiente? «La riqualificazione straordinaria dell’ex stazione e di lungomare Calvino. Anche se non riuscirò a porre le basi del prossimo progetto di finanza, ho chiesto agli uffici di programmare nel breve periodo interventi manutentivi sull’edificio. Vorrei mettere a posto il tetto e le facciate. Nello stato in cui si trova, la struttura è un pugno in un occhio».

Nel 2024 sarà un addio o un arrivederci? «Una porta me la voglio lasciare aperta. Per le elezioni di settembre sono venute di nuovo tante persone a chiedermi di candidarmi. Ho risposto loro che non sono interessato. Devo portare a termine i miei progetti. Per me fare il sindaco è un onore ma anche un sacrificio. Ho lasciato la famiglia e un’azienda, entrambe letteralmente abbandonate e sono passati otto anni. Prima di iniziare nuovi percorsi vorrei schiarirmi bene le idee. Sento il bisogno di ritornare ai miei affetti, alla normalità della mia vita».