Ventimiglia, il docente Andrea Floris spiega l’impatto del cambiamento climatico e il ruolo dell’Oasi del Nervia
«Importante proteggerla perché la conservazione e il ripristino degli habitat naturali è una delle migliori strategie per cercare di limitare i danni»
Ventimiglia. In questi ultimi giorni si sono registrate delle temperature molto elevate rispetto a quelle che solitamente caratterizzano la Liguria, provocando diversi danni che incidono non solo sull’uomo, ma bensì anche sugli animali e sull’ambiente.
Ciò a cui stiamo assistendo è il risultato dei cambiamenti climatici che sono legati soprattutto ad una questione culturale, in quanto essi si traducono come il risultato delle azioni che vengono effettuate dall’uomo.
Uno dei fattori principali per cui essi si manifestano riguarda proprio l’eccessiva emissione antropogenica dei gas serra che si accumulano all’interno dell’atmosfera e producono un surriscaldamento della temperatura del pianeta che gli ecosistemi dovrebbero mitigare, ma che attualmente non riescono a contenere a causa del disboscamento.
Mentre i cambiamenti climatici naturali si manifestano in maniera graduale con il verificarsi dell’innalzamento o abbassamento delle temperature nel corso di centinaia di milioni di anni, il mutamento del clima che sono di origine antropica risultano essere molto rapidi, motivo per il quale, Andrea Floris docente di scienze e matematica nonché esperto conoscitore dell’Oasi del Nervia, area alla foce dell’omonimo torrente, che scorre tra i comuni di Ventimiglia e Camporosso spiega: «Cambiamenti rapidissimi di questo tipo creano uno sconvolgimento dei ritmi naturali acquisiti dalle varie specie nel corso della loro storia evolutiva. Il mutamento delle temperature influenza soprattutto gli uccelli migratori di lungo raggio cioè quei volatili che trascorrono l’inverno in Africa Centrale e nel Sud del deserto del Sahara e tornano in Europa per riprodursi; infatti, alcune delle conseguenze negative dei cambiamenti climatici sono la desertificazione e la perdita di habitat naturali, l’accrescimento della siccità e la carenza di cibo».
«Moltissimi volatili migratori di lungo raggio considerano l’Oasi del Nervia come tappa fondamentale del loro viaggio, ma con i cambiamenti climatici aumenta sempre di più il rischio che tale sosta venga saltata oppure che essi arrivino in ritardo perdendo le risorse alimentari che si sviluppano in anticipo rispetto alla norma a causa dell’innalzamento delle temperature. Da qui si introduce l’importanza di difendere una zona umida come quella del Nervia, perché la conservazione e il ripristino degli habitat naturali è una delle migliori strategie per cercare di limitare i danni. Occorre, quindi, cambiare mentalità passando da una visione antropocentrica ad una ecocentrica limitando gli sprechi e l’inquinamento», conclude Floris.