Sanremo, va in pensione il capitano Sebastiano Meloni: l’instancabile carabiniere che arrestava i pusher anche facendo jogging



Dopo 39 anni e tre mesi di servizio, in congedo colonna portante della compagnia carabinieri di Sanremo
Sanremo. Dopo 39 anni e tre mesi di servizio, è andato in congedo ieri con il grado di capitano Sebastiano Meloni, da molti anni colonna portante della compagnia carabinieri di Sanremo, di cui per un periodo è stato anche comandante.
Arruolatosi nel 1983 come carabiniere ausiliario, Meloni ha partecipato al 37esimo corso sottufficiali, vincendo il concorso. Subito dopo si è spostato a Velletri (Roma) e poi a Firenze, dove è rimasto un anno. Da qui è arrivato in Liguria, terra che non ha più lasciato, contribuendo al buon esito investigativo di decine di indagini. Prima a Ospedaletti, poi, per due anni e mezzo al nucleo radiomobile di Ventimiglia e, contestualmente, al comando della stazione di Pigna. «Qui ho un bellissimo ricordo – racconta Meloni – Quando insieme alla squadra di soccorso, abbiamo impiegato 11 ore, camminando nel bosco, per salvare una persona che si era rotta il femore a Gouta e non poteva più tornare a casa». Era la fine degli anni Ottanta, e il giovane carabiniere non si era dato per vinto, finché non ha raggiunto il ferito e l’ha portato in salvo, consegnandolo tra le mani del personale sanitario.

Da Ventimiglia, il militare è stato poi destinato a Genova, dove è rimasto dieci anni nel battaglione mobile, con il quale ha girato l’Italia nel Novanta, nell’ambito del mondiale di calcio, vinto poi dalla Germania. Erano gli anni delle “notti magiche”, e il militare prestava servizio negli stadi. Sempre a Genova, Meloni ha garantito, tra l’altro, sicurezza alle Colombiadi: l’expo che si tenne a Genova nel 1992 in occasione dei cinquecento anni dalla scoperta dell’America. Ma il 1992, in Italia, il tempo di festeggiare Cristoforo Colombo si è presto fermato. L’anno, terribile, è ricordato da tutti gli italiani per le stragi di mafia in cui morirono i due magistrati simbolo della lotta alla criminalità organizzata, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme agli agenti della loro scorta. A seguito delle stragi, Sebastiano Meloni è stato mandato in Sicilia e poi all’Asinara, dove erano stati confinati i boss in attesa di processo.
A Genova inizia anche l’esperienza di Meloni nel contrasto allo spaccio della droga: attività che ha portato poi avanti per tutta la carriera, arrivando ad arrestare gli spacciatori pure mentre correva o faceva la spesa. E’ nei vicoli della Superba che forma il suo fiuto investigativo, diventato poi leggendario. A Genova conosce personaggi come Marechiaro, al secolo Carmela Ferro, moglie del camorrista Francesco Fucci, conosciuto con il soprannome di “Mano è Pece”, che qualche decennio prima dell’arrivo di Meloni aveva eletto via Pré al regno della malavita.
Nel settembre del 1999, poi, l’arrivo a Sanremo, dove Meloni ha sempre svolto servizio presso il nucleo operativo, diventandone il comandante. Sempre nella città dei fiori, il carabiniere ha partecipato al concorso interno per il ruolo dirigenziale, passando da sottotenente a tenente e arrivando, lo scorso anno, a dirigere l’intera compagnia carabinieri di Sanremo.
Qui, le operazioni che ha diretto e vissuto sono tante, e tutte meritevoli: l’operazione “Vicoli”, “I ragazzi del Muretto”, “Infanzia”, Rinascita”, “Porta a Porta” le più grosse, con decine di arrestati. Solo nell’ultima, conclusasi nel maggio del 2017, 14 spacciatori finirono in carcere. Indagini vecchio stampo, che si basavano su pedinamenti, intercettazioni, grande conoscenza del territorio e delle persone. E vero e proprio “fiuto” da parte di chi indagava e sotto il cui sguardo attento nulla passava inosservato.
Non solo spaccio di droga. Meloni, insieme a un collega, compì l’arresto di Niki Trazza, il giovane di Praia a Mare poi condannato per l’omicidio di Giovanni Isolani. E tanto altro ancora, tra cui gli arresti, avvenuti sotto la caserma di Villa Giulia, dei rapinatori napoletani di Rolex. Dopo essere fuggiti a diversi posti di blocco in città, i malviventi si erano dovuti arrendere, quando in corso degli Inglesi, mentre tentavano una rocambolesca fuga, si erano trovati davanti Meloni.
Carabiniere tra la gente, come vuole la tradizione dell’Arma. E carabiniere sempre, in divisa come in borghese, in servizio come a riposo. Di arresti, Sebastiano Meloni, ne ha compiuti anche quando, almeno ufficialmente, non lavorava. Come a Bordighera, quando impegnato a mantenersi in forma correndo sul lungomare e nei pressi del porticciolo turistico, ha arrestato due spacciatori in flagranza di reato. Meloni ha assistito in diretta al passaggio, velocissimo, di droga tra le mani di pusher e clienti. Non si è tirato indietro, non ha continuato a correre, ma si è invece fermato ad arrestarli, dopo aver chiamato i colleghi bordigotti. Gli spacciatori avevano 40 dosi di eroina. Un terzo uomo è fuggito, ma è stato poi rintracciato a Sessano del Garda, in una abitazione condivisa con due albanesi nella quale vennero trovati circa 30 chilogrammi di eroina.
Altri arresti passati alla storia sono quelli compiuti mentre, in sella a uno scooter, Meloni andava a fare la spesa.
Anche qui, l’occhio allenato dell’investigatore lo ha portato a individuare uno spacciatore. Fermare lo scooter e portare il pusher in caserma gli è venuto spontaneo. Così come ha fatto quando, sempre in scooter, ha assisto al furto delle valige di due turisti a Sanremo. Neanche da dirlo: i ladri li ha arrestati lui, in flagranza di reato.