Rivieracqua, Biancheri sciorina i numeri del fallimento: «Privato ineluttabile, sindaci hanno cambiato idea»
Fuori dal municipio la protesta dei dipendenti dell’Acquedotto di San Lazzaro: «Con il privato saranno penalizzate le imprese del territorio»
Sanremo. «A malincuore devo accettare la trasformazione di Rivieracqua in società mista pubblico-privata perché ho dovuto prendere atto, in questi ultimi due anni, che non c’è più la volontà politica dei sindaci imperiesi di mantenere l’azienda interamente pubblica». A dichiararlo è il sindaco di Sanremo Alberto Biancheri che, questa sera, ha dovuto fare i conti con il fuoco incrociato di chi lo accusa di aver gettato la spugna sulla battaglia per l’acqua pubblica. Dalla maggioranza, a votare contro l’indirizzo del primo cittadino sulle modifiche dello statuto di Rivieracqua, anticamera della privatizzazione, è stato il consigliere Mario Robaldo. L’esponente indipendente del gruppo PD, ex dipendente di Amaie, oggi in Rivieracqua, ha parlato chiaro: «Non si è fatto nulla per evitare la privatizzazione».
«Voglio dire la mia stasera – ha proseguito Robaldo -, annunciando il voto contrario a quello che è l’indirizzo del mio sindaco e dell’amministrazione comunale su questa specifica pratica, cosa che non ho mai fatto in questi 8 anni. Nel 2011, in occasione del referendum, avevo convintamente sostenuto la battaglia per l’acqua pubblica. Questa sera votiamo un punto chiave che apre la porta all’ingresso del privato. Con il referendum del 2011 il popolo sovrano aveva detto chiaramente una cosa e noi stiamo facendo esattamente l’opposto».
«Non sono contro il privato a prescindere. Con l’amministrazione Biancheri ho approvato diversi progetti di partenariato. Devo dire con dispiacere che sull’acqua nessuno ha mosso un dito, salvo il comitato per l’acqua pubblica. Partiti e sindacati non pervenuti. Dite che i privati arrivano per sanare l’azienda. Allora torno a domandarvi: quali sono gli investimenti che sono stati fatti da Amat a Imperia e Aiga a Ventimiglia? (Ex municipalizzate partecipate da soci privati, ndr). Amaie, al 100% pubblica, è l’unica che da più di 100 anni andava avanti senza avere bisogno di nessuno. Da altre parti, dove l’esperienza del privato c’è già stata, ora sono senz’acqua». Tra i banchi della maggioranza a dissociarsi dall’operazione privato in Rivieracqua è stato anche il consigliere Eugenio Nocita, il quale ha preferito uscire dall’aula al momento del voto, piuttosto che votare contro. Favorevoli gli altri consiglieri Dem Giorgio Trucco e Alessandra Pavone, nonostante la presa di posizione della segreteria cittadina del PD chi in giornata aveva lanciato un appello di senso opposto.
Tra le minoranze – di fronte ad alcuni rappresentati del Cimap (coordinamento imperiese acqua pubblica) e del segretario del Partito Democratico MaurizioCaridi, seduti tra il pubblico, è arrivato l’accorato intervento del consigliere di Liguria Popolare Andrea Artioli, nei giorni scorsi autore di una serie di iniziative volte a mettere i bastoni tra le ruote all’ipotesi privato in Rivieracqua, sfociate nel chiedere un parere legale che ha stroncato l’operazione messa in campo dal commissario della Provincia Gaia Checcucci.
«Votando questa cambio di statuto di Rivieracqua, l’amministrazione Biancheri approva un documento che è funzionale all’ingresso del socio privato, – ha esordito Artioli -. Il consiglio comunale aveva votato il 28 ottobre 2021 un ordine del giorno per la difesa dell’acqua pubblica. Soffermiamoci a vedere qual è la situazione negli altri comuni liguri: Iren Spa gestisce la rete genovese. Nell’assemblea del bilancio di esercizio al 31 dicembre 2021, nel quadro riassuntivo, Iren dichiara un fatturato di 148 milioni, con un utile distribuito di 35 milioni. E andrebbe anche bene se gli utili evitassero un rincaro delle tariffe per i cittadini. Invece vediamo che a Genova il consumo medio è più caro di quello di Sanremo del 70%. La scelta del privato non porterà alcun vantaggio all’utenza. Cosa succede invece nella vicina Savona? Che c’è una gestione pubblica in house e funziona. Sono pronto a rivolgermi anche alla magistratura per evitare questa debacle del privato».
L’approvazione della pratica tanto discussa anche nei giorni scorsi sui giornali, è stata preceduta dalla chiusa del primo cittadino: «Dal 2014 ad oggi il percorso del Comune di Sanremo in Rivieracqua è stato un calvario. Ore ore e ore a discutere dei Comuni che non volevano versare le risorse dovute al gestore unico. In questo contesto, grazie ad alcuni sindaci, tra questi Chiappori, Conio, Giuffra e poi Biasi, sino al 2020 abbiamo portato avanti un percorso unanime per non far fallire la società. Rivieracqua dal 2015 al 19 è stata a rischio fallimento. Eravamo circondati da Comuni hanno fatto di tutto, ricorsi al Tar, decreti ingiuntivi, istanze di fallimento.
Lo stato dell’arte vede Rivieracqua con un indebitamento di 56 milioni di euro, di cui 46 milioni sono tutti da coprire, più perdite pregresse per altri 10 milioni. Se avessi agito con il cuore avrei già mandato tutti a quel paese. Abbiamo fatto di tutto per tenere in piedi questa società affinché non fallisse, fino all’ultimo giorno. Poi è arrivato il commissario Checcucci e devo dire che ha fatto un lavoro importante. La riflessione che faccio è: nel 2019 c’erano già tutte le condizioni per revocare la concessione a Rivieracqua. Accettare il passaggio alla società mista è necessario anche per evitare che tutto il servizio idrico finisca a gara. A mio avviso credo che una Rivieracqua interamente pubblica sia pura utopia. Perché non ci sono le condizioni politiche. Nel 2021 avevo detto a tutti i sindaci, aspettiamo un attimo, vediamo se tutti insieme i Comuni possono sostenere finanziariamente Rivieracqua? Quel giorno non lo dimenticherò mai: a parte uno o due sindaci, non c’è stato nessuno che abbia accettato politicamente di fare un passo indietro sul privato. Anche quelli che prima si erano schierati per l’acqua pubblica hanno fatto marcia indietro. Per questo non vedo alternative all’ingresso di un socio privato».
Da notare l’assenza stasera di mezza minoranza. Non hanno partecipato a voto e discussione tutti i consiglieri della Lega e di Fratelli d’Italia. Favorevole il capogruppo di Forza Italia Simone Baggioli e la consigliera Patrizia Badino. Contrario il capogruppo di Liguria Popolare Giampiero Correnti.
La protesta delle imprese (vedi foto). Fuori da Palazzo Bellevue la protesta dei dipendenti dell’impresa edile che fa capo dell’Acquedotto di San Lazzaro, società che ha in gestione l’acquedotto di Albenga e Loano ed è appaltatrice per lavori pubblici commissionati da Rivieracqua nell’imperiese. Un gruppo di operai ha esposto cartelli contro il privato. Secondo i manifestanti, con l’ingresso di una grande multiutility nel gestore provinciale, le imprese del territorio finirebbero a lavorare in subappalto per altre grandi aziende, a condizioni peggiori per i dipendenti locali.