«Privato già incapace e inefficiente. Continue rotture su Imperia ne sono la prova»
Il commento del consigliere comunale di Sanremo Andrea Artioli del gruppo Liguria Popolare sull’approvazione di oggi del bilancio del gestore provinciale del servizio idrico integrato
Sanremo. «All’esito dell’assemblea di oggi di Rivieracqua, risolta con un nulla di fatto per la nomina del consiglio di amministrazione e per il cambio dello statuto, mancando sia il numero legale che la previa deliberazione dei consigli comunali, vi sono state varie interviste dai toni trionfalistici in cui il presidente Mangiante ha rappresentato come la società, che ha dichiarato di aver ricevuto in consegna con oltre 6 milioni di passivo, sia oggi in utile di 1.900.000 euro. Stupisce quindi che, dopo aver magnificato la gestione in utile, da parte dello stesso management, si ribadisca a proprio dire la necessità, con la scusa di dover ripagare i debiti pregressi peraltro dovuti in massima parte agli stessi comuni soci, di fare entrare un socio privato in Rivieracqua, vera gallina dalle uova d’oro poiché società che opera in regime di monopolio con ricarico in bolletta degli investimenti». Così in una nota il consigliere comunale sanremese Andrea Artioli del gruppo di Liguria Popolare sull’approvazione di oggi del bilancio del gestore provinciale del servizio idrico integrato.
«Appare evidente come l’operazione di privatizzazione si sostanzi solo in un grosso regalo al privato di turno, che di certo non regala nulla e al quale anzi occorrerà restituire il tutto con gli interessi, alla faccia del risultato referendario che aveva sancito come il servizio di fornitura dell’acqua dovesse rimanere in mano al soggetto pubblico. Peraltro occorre ribadire come il privato non abbia dato prova sul territorio di capacità e efficienza nell’erogazione del servizio, come dimostrato dalle recenti ripetute rotture dell’acquedotto di Imperia che hanno lasciato a secco intere frazioni, che sono addebitabili esclusivamente alle mancate manutenzioni allorchè la rete imperiese era gestita da AMAT, sotto la guida del presidente Temesio, fortemente voluto e sponsorizzato da Claudio Scajola, di cui il privato IREN era socio al 48%. Sarebbe il caso quindi che prima di convocare vertici e summit per proporre invasi e vasche per cercare di recuperare in zona Cesarini il recuperabile, il presidente della Provincia facesse una sincera analisi delle cause del disastro idrico attuale a facesse la conseguente autocritica, per poi ragionare sui possibili rimedi per mettere in sicurezza il patrimonio pubblico, anziché sostenere e promuovere nuovamente politiche di vendita del patrimonio pubblico, che puntualmente nella storia italiana si sono rivelate a posteriori come delle svendite vere e proprie, a favore di questo o quel privato».