Non chiamatelo Rossese, ora il vino rosso del Ponente ligure è solo “Dolceacqua”

24 luglio 2022 | 20:24
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Si è conclusa questa sera in piazza Mauro la tre giorni per festeggiare i 50 anni di Doc

Dolceacqua. Non chiamatelo Rossese, ora il vino rosso del Ponente ligure è solo “Dolceacqua”. E’ un cambio di etichetta l’obiettivo futuro che si sono dati i produttori della prima Doc ligure della storia in campo vitivinicolo, riuniti nel borgo dei Doria per la tre giorni di celebrazioni dedicata ai 50 anni dall’assegnazione della denominazione di origine controllata.

L’evento clou delle degustazioni si è tenuto questa sera in piazza Mauro, dove era presente anche il giornalista e critico gastronomico Paolo Massobrio. Colui che nel lontano 2002 spronò i produttori del Rossese di Dolceacqua a confrontarsi per elevarsi in qualità. Un lavoro che ha portato i frutti sperati: il rosso di Ponente, eccezione nel panorama dei più tradizionali bianchi liguri, derivazione del tibouren (varietà diffusa in Provenza), è cresciuto davvero esponenzialmente, pur rimanendo nella sua nicchia, con sole 370 mila bottiglie all’anno che collocano la produzione sparsa tra Dolceacqua, Soldano, Camporosso e San Biagio della Cima, sui numeri di una media cantina toscana.

«Ogni anni per sette anni ci trovavamo qui e i produttori assaggiavano tra di loro i vini, che per allora era una cosa dell’altro mondo se pensiamo che siamo in Liguria, – spiega Massobrio -. Quelli sono stati momenti fondamentali per capire i punti deboli e i punti di forza di ogni cantina e da lì incominciare quel processo di emulazione che ha costruito l’identità moderna di questo rosso. Riassaggiando a distanza di 20 anni i vini dei primi produttori, dei loro figli, dei giovani che ci hanno scommesso, sono rimasto molto colpito. E’ stata una bellissima esperienza».

«In futuro il Rossese si chiamerà solo Dolceacqua. Questa la sintesi della tre giorni di confronti tra esperti e viticoltori. Potrà essere Dolceacqua di Soldano, di San Biagio della Cima, di Camporosso o Dolceacqua di Dolceacqua. Dal 50esimo anno in poi incomincia un percorso di colleganza che porterà sul territorio un nuovo enoturismo fatto di collaborazione tra produttori che lavorano allo stesso modo. Queste 370 mila bottiglie – conclude Massobrio – non devono crescere in numero ma in valore, devono diventare ambasciatrici di una meta turistica e della sua storia». Assente durante la manifestazione, causa covid, il sindaco Fulvio Gazzola, che ha comunque voluto partecipare all’importante evento collegandosi da remoto per portare un suo saluto “virtuale” ai partecipanti.

(Nel video servizio le interviste all’enologo Fabio Corradi, responsabile della cantina Maixei, a Paolo Rondelli e alle consiglieri comunali Luana Mauro e Beatrice Orrigo)