Intervista

Il ritorno dei Matia Bazar, con un nuovo disco, concerti in tutto il mondo e un sogno: «Suonare a Bordighera»

Il leader Fabio Perversi nella Città delle Palme per un momento di relax: «Qui torno sempre volentieri»

Bordighera. «Tra tutti i sogni che ho, il primo è quello di poter portare i Matia Bazar a Bordighera. E’ un sogno che vorrei  realizzare il prima possibile, ma questo non dipende solo da me, ma da chi ha possibilità e la volontà di organizzare concerti in questo splendido posto, in questa bellissima città a cui sono legato per il rapporto che avevo con Giancarlo Golzi. E’ questo a riportarmi qui, e credo che sarebbe bellissimo poter suonare di nuovo a Bordighera». Sono parole che vengono dal cuore ed esprimono un desiderio sincero, quelle di Fabio Perversi, 51 anni di cui 25 nei Matia Bazar, il gruppo di cui ora è leader, così come indicato da Piero Cassano e dal compianto Giancarlo Golzi, le due storiche anime della band che dalla Liguria ha portato, e continua a portare, la musica italiana nel mondo.

Produttore, pianista, violinista, e punto di riferimento dei Matia Bazar, a metà luglio Fabio Perversi ha fatto tappa nella Città delle Palme, interrompendo per qualche giorno il tour che con il gruppo sta portando avanti dallo scorso 15 giugno. «Mi trovo qui per il rapporto di amicizia importantissimo con Myriam (moglie di Giancarlo Golzi) e, ancora prima, con Giancarlo – spiega il musicista -. Sono arrivato ieri (giovedì 21 luglio per chi legge) e mi fermo fino a sabato mattina. Vengo qui sempre con tanto piacere». E Bordighera, così come lo è sempre stata per Golzi, può essere ancora fonte di ispirazione: «E’ sempre così per noi che facciamo musica, per noi che viviamo la composizione come una grazia ricevuta – racconta Fabio Perversi -. La musica ovviamente si studia, ma per creare melodie ci sono circostanze, concatenazioni, che nascono da un posto che guardi, dal mare. Quando vengo qua, personalmente, oltre al piacere di essere vicino a Myriam, il mio ricordo e il mio cuore vanno sempre a Giancarlo, questo mi dà molta carica. E’ questo che mi ha permesso di portare avanti i Matia Bazar, non me la sentivo di voler far morire artisticamente i Matia, anche per non far venire meno la promessa data sia a Giancarlo che Piero».

Giusto il tempo di prendere una boccata d’ossigeno, trascorrere giornate con gli amici e rigenerarsi, ascoltando i sentimenti, il cuore, quello che ha sempre guidato Golzi nello scrivere canzoni che di cuori ne hanno toccati milioni. E poi si torna al lavoro, a Piombino, dove i Matia Bazar sono stati invitati per ritirare un premio alla carriera, lunghissima, di un gruppo che va avanti, con lo stesso nome e gli stessi ideali, seppur con persone diverse a comporlo. «Giancarlo amava dire, e lo ripeteva spesso, che il nome “Matia Bazar” è più grande del nome dei singoli che ne fanno parte», ricorda Perversi. Dal 1975 di nomi e volti, nella band, ne sono cambiati diversi. Anche per ragioni “anagrafiche”, come dice il nuovo leader, che davanti a un caffè in corso Italia, nel cuore di Bordighera, ripercorre la storia degli ultimi anni, quelli forse più difficili, dopo la scomparsa prematura, nel 2015, del “Capitano” Golzi. Anni in cui lui ha dato tutto se stesso per non mancare a quella promessa fatta a Piero Cassano e allo stesso Giancarlo, di portare avanti, e proiettare nel futuro, la musica dei Matia Bazar.

«Dopo la scomparsa di Giancarlo – dice – Ci siamo soffermati a cercare di capire quale poteva essere il futuro prossimo dei Matia Bazar. Ci siamo confrontati con Piero (Cassano, ndr), che per raggiunti limiti di età ha voluto ritirarsi dall’essere il primo attore sul palco, pur restando sempre a disposizione, per aiuti e consigli.
Il nostro è un lavoro gratificante, ma molto pesante, soprattutto per un gruppo come i Matia Bazar, famoso in tutto il mondo e con tournée che dall’Italia ci portano a Tokyo, Toronto, Santiago del Cile.
Piero continua ad essere un consigliere, un amico, una persona con cui mi posso confrontare.
Sia Giancarlo che Piero amavano dire che ero il giusto erede naturale, un po’ per questioni di carta di identità e un po’ per quello che ho dato in questi 25 anni nel gruppo».

matia bazar

I nuovi Matia Bazar sono nati in lockdown. A raccontare la rinascita del gruppo, avvenuta nel periodo più buio della pandemia da Covid-19, è ancora Fabio Perversi. «Nel periodo del covid ci siamo fermati un po’ tutti, visto che non si poteva suonare live – dice -. Ho voluto così cercare di ridisegnare l’assetto dei Matia Bazar, introducendo tre figure nuove e riportando il concetto, anche visivo, del gruppo che quando venne fondato aveva quattro uomini e una donna sul palco». E così, un po’ per passare il tempo, un po’ per lavoro, Perversi si trova in studio con il chitarrista Gino Giandonà ed il bassista Silvio Melloni. Amici, prima che professionisti. «Ci siamo trovati in studio a comporre un po’ di brani e da subito ho respirato questo clima di positività, che è ciò che stavo veramente cercando – spiega -. Perché prima ancora di trovare validi e ottimi professionisti, avevo bisogno di trovare persone umanamente idonee e compatibili». Anche perché, la vita di una band è impegnativa sotto tanti punti di vista e senza l’amicizia e l’armonia, trascorrere intere settimane l’uno a stretto contatto dell’altro, è praticamente impossibile. «Mi sono trovato veramente a mio agio con questa area di positività, tanto da chiedere loro se volevano entrare a far parte dei Matia». A quel punto, però, mancava ancora un elemento: la batteria. «Ho subito chiamato un mio grande amico, che conosco da più di 30 anni: Piercarlo “Lallo” Tanzi – aggiunge Fabio Perversi -. Con lui mi sono trovato subito bene e gli ho chiesto se avesse voluto entrare nella squadra. Ancora non mi avevo finito di pronunciare la domanda, che mi aveva già risposto di sì».

La band ha siglato un contratto con il manager Danilo Mancuso, che oltre ai Matia segue, in pratica, tutti gli artisti italiani famosi anche all’estero, tra cui Al Bano, Toto Cutugno, Roberto Vecchioni e tanti altri ancora.

A quel punto, i quattro musicisti si sono incontrati in studio insieme alla voce dei Matia Bazar, Luna Dragonieri, nella band dal 2017. «Abbiamo iniziato a lavorare facendo musica in studio, visto che non si poteva fare live. Sono nate 20/25 canzoni inedite che sono state l’inizio di questa nuova veste dei Matia Bazar». Una nuova veste, sotto il segno di Golzi. Perché nei mesi scorsi, Myriam Varianti ha consegnato a Fabio Perversi una cartelletta contenete un plico di fogli dove Giancarlo amava «segnare spunti, poesie, testi – racconta Perversi – Tra questi fogli, ne ho trovato uno con un testo già quasi pronto, che aveva già un titolo: “Non finisce così”». Un segno del destino, uno sguardo dal cielo. E “Non finisce così” non poteva che diventare il primo singolo, uscito circa un mese e mezzo fa, dei Matia Bazar ritrovati. «Dal testo dovevamo creare la musica e di solito il processo è al contrario: si parte dall’armonia, poi la melodia e infine il testo, anche perché nella melodia ci sono ritmiche da seguire – spiega -. Allora ho chiamato Piero Cassano e gli ho chiesto se se la fosse sentita di musicare il brano. La risposta è stata subito “sì”. Ci siamo trovati in studio, abbiamo arrangiato il brano, con l’aiuto anche di Beppe Andreetto e Fabio Moretti. E da lì è nata questa canzone, che è anche il nuovo singolo e il brano portante del nostro ultimo album “The best of”». Dodici brani scelti tra il repertorio storico della band, più il nuovo singolo.

Una scelta dei brani «dettata dal cuore», racconta Fabio, che insieme al gruppo ha dato una «nuova interpretazione di pezzi storici, innovati dal punto di vista sonoro, tenendo ben saldo sia il lato compositivo che quello melodico, ma modernizzando i brani. Ci siamo preparati per il live e, mentre suonavamo, ognuno di noi ha espresso le proprie opinioni e i sentimenti per una canzone piuttosto che un’altra». E così, oltre all’inedita “Non finisce così”, nel “The best of” potranno essere ascoltati brani che hanno toccato il cuore di almeno due generazioni, come “Ti sento”, “Solo tu”, “Vacanze romane”, “Cavallo bianco”, “Fantasia” e “Dedicato a te”.

Dall’album al live. «Ovviamente questo “The best of” e il nuovo singolo ci hanno dato la possibilità di tornare in tour, con “Matia Bazar Tour 2022 Non finisce così”». I Matia saranno impegnati a calcare numerosi palchi italiani fino a settembre, per poi toccare Kazakistan e Russia («Se finirà il conflitto con l’Ucraina») e infine il Sudamerica, dove il nuovo singolo è stato tradotto in spagnolo da un artista locale. Chi assisterà ai concerti, farà un vero e proprio viaggio nella musica dei Matia Bazar, condensato in due ore di spettacolo, da “Stasera che sera” a “Non finisce così”, passando per altri grandi successi della band. «Ci sono anche molte sorprese – annuncia Perversi – Ma non le voglio svelare».

Gli inediti. Per le nuove canzoni incise durante il lockdown non ci sarà un disco. Così ha deciso Fabio Perversi, che vuole tentare un esperimento per dare ai fans la possibilità di creare, da soli, la playlist del cuore. «Pensavamo di far uscire i brani con scadenze bi-trimestrali, come singoli – spiega – Anche per dare spazio al pubblico. In questo modo ognuno avrà la possibilità di creare la propria playlist con le canzoni che piacciono di più». «Sono brani che hanno l’anima vera dei Matia Bazar: cioè la sperimentazione. Abbiamo sempre abituato il pubblico a non fossilizzarsi su una scelta artistica di genere e questo vale per le nuove canzoni». Classificare la musica dei Matia Bazar dentro ad una etichetta è praticamente impossibile. Ci sono brani “popolari”, come “Solo tu” e “Mr Mandarino”. E poi altri come “C’è tutto un mondo intorno” che strizza l’occhio alla musica progressiva. Poi l’elettronica, il periodo “discotecaro” (“Ti sento”). E il rock dell’album “Benvenuti a Sausalito”.

Una storia che va avanti dal 1975 e che andrà avanti, così come voleva chi l’ha iniziata. Perché, come spiega il nuovo leader del gruppo, appassionato di calcio oltre che di musica, «i Matia Bazar possono essere accomunati a una grande squadra di calcio, una squadra importante, dove a rimanere non sono i calciatori, che ovviamente nel tempo cambiano, ma il blasone, il nome, i Festival di Sanremo vinti e le grandi canzoni. Ogni volta che la formazione cambia, le persone che ne entrano a far parte devono avere determinate doti professionali e umane, per portare avanti un discorso musicale fatto di anima e sentimento. Noi abbiamo una stella in cielo che ci protegge e ci guida». “La prima stella della sera”, citando una canzone dei Matia Bazar: l’indimenticabile Giancarlo Golzi.

commenta