Biodigestore di Taggia, crisi energetica e dei materiali: i costi schizzano all’insù

22 luglio 2022 | 07:15
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Biodigestore di Taggia, crisi energetica e dei materiali: i costi schizzano all’insù

Da progetto l’impianto sarebbe dovuto costare 60 milioni di euro. Rincari oltre il 30%

Taggia. Rischiano di passare da 60 a più di 90 milioni di euro i costi stimati per la costruzione del futuro impianto di biodigestione dei rifiuti previsto in località Colli. A determinare il rincaro è la crisi legata ai prezzi dell’edilizia e dell’energia che sta investendo tutti gli appalti in fase di definizione nel panorama nazionale. Le cifre, in fase di revisione, sono contenute nelle ipotesi di modifica del piano economico finanziario elaborato dal soggetto promotore dell’opera: la Idroedil Srl di Taggia. I maggiori costi dovuti ai rincari non dovrebbero ricadere sulla collettività ma solo su chi si aggiudicherà la gara che fissa in 173 euro a tonnellata la tariffa dello smaltimento e in 20 anni il periodo di concessione. Il biodigestore è l’opera di pubblica utilità più discussa e attesa, insieme all’ospedale unico, da tutto il territorio Imperiese, alle prese con emergenze rifiuti che vanno avanti ciclicamente da decenni.

Il bando pubblico per aggiudicare l’appalto per la costruzione dell’impianto di recupero e valorizzazione dei rifiuti solidi urbani della Provincia di Imperia, con annessa discarica di servizio, ubicate in località Colli nel Comune di Taggia, e per la gestione ventennale dell’infrastruttura, era stato pubblicato il 31 dicembre del 2021. Il termine per la presentazione dei progetti è fissato nel venerdì della prossima settimana. 336 milioni di euro, di cui 60 preventivati, prima della guerra in Ucraina, per la costruzione dell’impianto vero e proprio e il resto per la gestione ventennale. Un impianto più volte rivisto e riammodernato, tarato per funzionare, a pieno regime, con una raccolta differenziata su scala provinciale del 65%.

Oggi il Ponente ligure si colloca su una media del 53,21% di differenziata, in lieve calo rispetto al dato del 2020 relativo alla materia avviata al riciclo (54,25%). L’obiettivo minimo del 65%, fissato dalla legge e necessario per il corretto funzionamento del biodigestore, è ancora lontano dall’essere raggiunto. Dei tre grandi centri Imperia, Sanremo e Ventimiglia, solo la città di confine continua ad avere una percentuale scandalosamente bassa, intorno al 30%. Sanremo naviga vicino al 63%, Imperia è l’unica sopra il 65%.

Secondo il cronoprogramma della Provincia a settembre dovrebbero essere aperte le buste con le offerte. I promotori, Idroedil e l’olandese Waste Treatment Technologies, a cui potrebbe sommarsi il gruppo Egea Luce e Gas, avranno a parità d’offerta diritto di prelazione. Successivamente la commissione aggiudicatrice potrà impiegare dai 4 ai 6 mesi per valutare le proposte protocollate. Ad aggiudicazione avvenuta, dovranno trascorrere prima 60 giorni di pubblicazione all’albo pretorio degli elaborati e altri 180 serviranno per la predisposizione del progetto esecutivo. I tempi di costruzione sono fissati in 24 mesi. L’opera non sarà pronta prima del 2025.

Intanto sono in via di esaurimento i siti di Boscaccio e Bossarino che da alcuni mesi accolgono l’indifferenziato prodotto in provincia di Imperia, dopo l’esaurimento del lotto 6 ai Colli. Gli ampliamenti delle due discariche savonesi dovranno sottostare ai tempi delle gare europee. Non a caso l’assessore regionale Giacomo Giampedrone è andato a Torino a inizio mese per incontrare il proprio omologo della giunta Cirio e discutere di collaborazione ai fini dello smaltimento nelle discariche piemontesi dei rifiuti prodotti anche nel Ponente ligure.

(Nella foto lo stato di fatto dell’area su cui sorgerà il biodigestore di Colli a Taggia)