L'analisi

A un mese dalla caduta dall’amministrazione di Ventimiglia parla il direttore generale Prestileo: «Amministrare non è un gioco»

«Piegare la testa, adeguarsi passivamente, abituarsi a questo modo malsano di rappresentare i cittadini oppure reagire? Io non ho dubbi, aspetto il voto e non divento vostro complice»

Ventimiglia. «La politica arte della mediazione? Non è certamente più così. Tu non fai cosa voglio io? Non ne discutiamo per trovare una soluzione, non apriamo un dibattito e non cerchiamo un compromesso nell’interesse generale, ti mando a casa!
Qualcuno si chiederà, siamo in un periodo di crisi, di guerra, abbiamo tutti i fondi del PNRR da distribuire, abbiamo lavorato a lungo per realizzare opere e progetti importanti (vedi a Ventimiglia la nuova passerella) che sono pronti e possono partire a breve e non discutiamo? No, mi prendo il pallone che è mio e me ne vado, finito il gioco, perché per loro, per questi politici, è solo un gioco di potere e devono garantire la loro personale posizione».

E’ affidato a un lungo scritto sulla propria pagina Facebook, il pensiero dell’ex direttore generale dell’amministrazione Scullino, il commercialista Marco Prestileo, che per la prima volta, a un mese dallo scioglimento del consiglio comunale, rende note pubblicamente le proprie riflessioni e, ragionando da tecnico qual è, attacca i politici attuali.

«Scopo del politico? Salvaguardare il bene pubblico, gli interessi generali della collettività e dare impulso all’economia, creando posti di lavoro, cercando di favorire la distribuzione della ricchezza tra tutte le classi sociali? Per carità, non se ne parla neanche, i partiti politici di oggi, ad ogni livello, nazionale e comunale, soprattutto quelli che hanno fatto la loro fortuna sul populismo, pensano solo a recuperare i consensi persi, non chiedendosi perché li hanno persi! – aggiunge -. Ad ogni livello, comunale e nazionale, vediamo solo l’atteggiamento demagogico volto ad assecondare/accattivarsi le aspettative del popolo, indipendentemente da ogni valutazione del loro contenuto, della loro opportunità, in funzione dell’ottenimento di consenso politico o di popolarità attraverso varie possibili forme di propaganda … triste realtà».

«Cosa fare? – conclude -. Piegare la testa, adeguarsi passivamente, abituarsi a questo modo malsano di rappresentare i cittadini oppure reagire? Io non ho dubbi, aspetto il voto e non divento vostro complice, non vado al mare, vado a votare chi ha lavorato con perseveranza e serietà. Non smetterò mai di pensare con la mia testa, non vi faccio decidere al mio posto. Se tutti facessimo così, siamo noi che mandiamo a casa voi! Amministrare, a qualsiasi livello, anche comunale, non è un gioco, amministrare è un lavoro impegnativo se lo si fa seriamente. Nessuno vi obbliga a candidarvi, se lo fate lavorate seriamente, senza giocare con il futuro degli altri. Un po’ di dignità, di responsabilità dovreste averla, pensate ai cittadini e non solo a voi».