Ventimiglia, uccisi a fucilate i cinghiali dell’oasi del Nervia: è polemica

26 giugno 2022 | 07:20
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Ventimiglia, uccisi a fucilate i cinghiali dell’oasi del Nervia: è polemica

La denuncia degli attivisti: «Chi dovrebbe proteggere la natura e la fauna selvatica invece la distrugge»

Ventimiglia. Tre adulti e cinque cuccioli, dal manto ancora striato, sono stati uccisi a colpi di fucilate nel loro habitat: la foce di un torrente, il Nervia, che dovrebbe essere tutelata e riservata alla fauna e alla flora selvatica. E invece, come denunciano gli attivisti, venerdì sera di quella famigliola di ungulati che in quell’area naturale era diventata un’attrazione per moltissime persone si è fatta una strage a colpi di fucile.

«Gli agenti della Polizia Regionale (Nucleo di Vigilanza Faunistico Ambientale) sono entrati armati nell’area protetta ed hanno sparato ripetutamente uccidendo alcuni dei cinghiali che vivono da tempo in quest’area – scrivono sulla pagina Facebook dedicata all’Oasi- Questa famigliola composta de tre adulti e 5 piccoli ancora striati si faceva infatti ammirare spesso da chi transita sul ponte ciclo-pedonale e dava piacevole spettacolo con i giochi dei cuccioli e le loro nuotate nel fiume. Ora sono morti all’interno di un’area destinata alla loro tutela e per mano delle persone e degli enti che hanno il compito di proteggerli».

Spettatori, inermi, dell’orrore sono stati i passanti, che con i loro bimbi al seguito hanno assistito «attoniti e sconcertati questa scena. I colpi di fucile sono stati esplosi a pochi metri da case, strade e pista ciclabile che in quel momento erano frequentate, senza neppure mettere un avviso o delimitare la zona e creando una situazione di pericolo per le persone ben maggiore di quanto potrebbero aver fatto i cinghiali».

«Che senso ha tutto questo? – si chiedono gli attivisti -. Oltretutto per stanare i cinghiali gli agenti si sono introdotti nell’Oasi schiamazzando e facendo rumore, mettendo così in fuga anche tutto il resto della fauna protetta, soprattutto uccelli acquatici, proprio nel delicato periodo di nidificazione e migrazione».

In quella zona, infatti, è vietato l’ingresso dell’uomo che può (e dovrebbe) assistere solo a distanza allo spettacolo della natura, come indicato nei cartelli di divieto presenti. «Ci sono delle palesi incongruenze nella procedura attuata che non convincono e andranno approfondite – sottolineano – La legge prevede che per interventi di questo tipo all’interno delle Zone Speciali di Conservazione venga fatta una Valutazione di Incidenza Ambientale e dubitiamo fortemente che degli esperti del settore avvallino un intervento del genere in pieno periodo riproduttivo in un’area delicata e destinata a rifugio per gli animali. É evidente che questo intervento abbia causato un danno all’ambiente. Perchè non sono stati adottati metodi meno impattanti sull’ambiente alternativi all’abbattimento diretto, come l’utilizzo di gabbie trappola? Perchè al posto di un intervento cosí cruento non è stata suggerita la semplice sistemazione della recinzione dell’Oasi per evitare che i cinghiali uscissero da essa? Cercheremo di fare chiarezza sull’accaduto».