La replica

Sentenza del Tar dà ragione al Comune di Bordighera. Amarea: «Decretata possibile chiusura del ristorante in piena stagione»

La società pronta ad appellarsi davanti al Consiglio di Stato

riviera24 - romolo amarea

Bordighera. «La società Amarea e Romolo Giordano hanno preso atto con stupore della sentenza del TAR ligure che, scindendo l’aspetto civilistico da quello amministrativo, decreta la possibile chiusura dell’attività del ristorante in piena stagione balneare». E’ con preoccupazione che la società Amarea S.r.l. commenta la sentenza del tribunale amministrativo regionale della Liguria, che  ha respinto il ricorso della società stessa, che aveva richiesto di annullare il provvedimento con cui il Comune di Bordighera aveva intimato la rimozione della struttura precaria sito innanzi alla rotonda di Sant’Ampelio.

«L’obbligo di rimuovere il precario anteriormente alla data in cui si saprà se i nuovi locali sono idonei o meno – si legge nella nota diffusa dalla società – Porterebbe ad una interruzione dell’attività del ristoratore Romolo Giordano che non potrà che essere definitiva lasciando disoccupati oltre venti lavoratori». E ancora: «Paradossalmente, come riconosce lo stesso Sindaco, si potrebbe arrivare a distruggere l’azienda corrente nel precario e poi scoprire che i locali sotto la rotonda non possono accogliere l’attività. Capiamo che chi sarà individuato come responsabile dovrà pagare per i danni provocati, ma Romolo avrà nel frattempo perso il suo lavoro e nessuno potrà consentire di riaprire un’attività fatta morire».

A concordare i tempi e i modi della rimozione del prefabbricato, a detta di Amarea «tecnicamente impossibile durante l’estate perché necessiterebbe della chiusura delle spiagge confinanti», saranno gli uffici preposti: l’ufficio Tecnico, l’ufficio Demanio e la Capitaneria di Porto. «Troviamo improponibile privare il territorio di una sua eccellenza e Romolo della sua azienda per un tecnicismo giuridico del TAR, per cui auspichiamo che gli Uffici Comunali valutino il da farsi con la necessaria serenità – conclude Amarea -. Si tratta comunque di una sentenza di primo grado che, rispettandola ma non condividendola, sarà al più presto da noi appellata davanti al Consiglio di Stato».

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