Sanremo in lutto per la scomparsa di suor Elsa Bianchi

10 giugno 2022 | 09:59
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Sanremo in lutto per la scomparsa di suor Elsa Bianchi

Era la preside delle scuole dell’infanzia e della primaria “Dante Alighieri” dell’istituto Almerini

Sanremo. La città dei fiori è in lutto per la scomparsa di suor Elsa Bianchi delle “Figlie di Nostra Signora della Neve”. Sanremo non ha “perso” – perché chi ha vissuto nella fede e nell’amore autentico “resta e resterà per sempre” – ma piange per la dipartita di una donna, una suora, un’insegnante, un’educatrice di altissima caratura umana, professionale e spirituale: suor Elsa Bianchi, preside delle scuole dell’infanzia e della primaria “Dante Alighieri” dell’istituto Almerini a Sanremo.

«Desidero ricordare con doverosa riconoscenza ed affetto un’amica cara che, da quando ero bambino, mi ha dato continua testimonianza di instancabile energia, di come si possa vivere rimanendo sempre “giovani” la propria vocazione, non cercando mai il plauso personale né la compiacenza di “chi conta” ma sempre e soltanto la gloria di Dio nel bene più completo e profondo delle numerose generazioni di studenti che, nel corso dei decenni, hanno avuto la grazia di poterla avere come maestra. Me la immagino “storcere il naso” mentre sto scrivendo questa pagina. Si: perché non amava essere lodata, rifuggiva le occasioni in cui non si poteva non comunicarle il “grazie” più sincero per il suo servizio prestato con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le sue forze. “Tagliava corto” quando chi le parlava rimaneva edificato, ancora una volta, dalla sua lealtà e di li a poco avrebbe inserito nel discorso espressioni di stima ed ammirazione» – ricorda Davide Tepasso, compositore e direttore d’Orchestra.

«Ho conosciuto suor Elsa – al secolo Bianca Bianchi – che ero un bimbo, quando, all’età di cinque anni, frequentando l’asilo – allora si chiamava così; giovane, ahimè non sono più – all’Istituto Almerini, incontravo nei corridoi o per le scale questa giovane suora, sempre con passo svelto, sorriso aperto e dal timbro della voce particolarmente incisivo. Ricordo che rimasi dispiaciuto quando seppi che non sarebbe stata la mia maestra delle elementari. Fu “collega” di mia mamma quale catechista in parrocchia negli anni ’70 e l’avrei “ritrovata” parecchi anni dopo, quando, neolaureato, mi invitò a tenere il concerto nel Duomo di Savona in occasione dei festeggiamenti del 1996 in memoria del fondatore delle “Figlie di Nostra Signora della Neve”, il Canonico Becchi. E tale concerto volle fosse replicato in Santa Maria degli Angeli a Sanremo. Entrambi gli appuntamenti riscossero grande partecipazione di pubblico ed ebbero eco da parte della stampa anche sulle pagine nazionali. In Suor Elsa, ora che avevo approfondito la conoscenza della vita e del carisma del fondatore della sua Congregazione, imparai ad apprezzare quella discrezione tipica del carisma del Canonico Becchi, quella sincera umiltà e quello “stile nascosto” di un quotidiano vissuto nella Volontà di Dio, con un cuore talmente dilatato all’amore divino che diventa “respiro d’eternità” attraverso il quale, nell’oggi, Dio continua a comunicarsi all’uomo» – dice.

«Vent’anni dopo, nel 2017, suor Elsa sarebbe diventata la maestra di mia figlia Letizia Silvia Benedetta. E questa fu l’occasione per apprezzare ancora una volta una suor Elsa che stavo conoscendo ancora meglio. Ciò che delle sue doti straordinarie di insegnante-educatrice avevo sempre sentito riportare da genitori, alunni ed ex alunni, avevo finalmente modo di sperimentarlo in prima persona. L’onestà, la sincerità, la franchezza, l’amore per la verità e la giustizia, la lealtà! Direte: non ci troviamo niente di straordinario in tutto questo; d’altra parte era una suora! Non crediate sia “scontato”, anzi, purtroppo quanto è “merce rara” la lealtà – è doloroso dirlo ma com’è vero! – in noi che ci diciamo cristiani ed in chi nella Chiesa, come consacrato, sacerdote o pastore, dovrebbe viverla e testimoniarla con coerenza. Ebbene: Suor Elsa ha trascorso il suo pellegrinaggio terreno vivendo con coerenza ed inossidabile lealtà il suo essere donna, il suo essere figlia, il suo essere battezzata, il suo essere consacrata, il suo essere “mater et magistra” di generazioni di studenti. E questa virtù, la lealtà, così raramente riscontrabile nelle nostre sacrestie, suor Elsa non ha mai temuto di viverla come “imperativo categorico” della sia quotidianità» – afferma.

«Suor Elsa è stata una donna, una suora, un’educatrice realizzata. Ed il suo esempio ci aiuta a capire – se ancora ce ne fosse bisogno – che non ci può essere “grande” suora o “grande” prete se prima ed innanzitutto non c’è una “grande” donna ed un “grande” uomo! “Grandi” nel senso di vivere in pienezza e nell’autentica libertà, perché senza compromessi, la propria sequela di Cristo ed operare nel tessuto della storia di conseguenza. Figure come quella della amata suor Elsa ci mostrano che la coerenza è possibile viverla. Anche nel convulso e confuso mondo di oggi. E viverla a gloria di Dio e per costruire concretamente quella “civiltà dell’Amore” che è il desiderio che Dio ha sul mondo. Penso che l’episodio che sto per narrare sia ancora più eloquente di quanto ho finora detto. L’anno scorso, conclusa la V elementare col massimo dei voti, Letizia ci diceva: “Mamma e papà, non voglio andare alle medie. Preferivo mi bocciassero per rimanere ancora in quinta con la mia maestra!”. Grazie carissima Suor Elsa per ciò che ci hai insegnato vivendo come hai vissuto! Queste sono lezioni di Vangelo, queste le “omelie” vere delle quali il nostro cuore ha sete; questo è vangelo incarnato! Grazie, Signore, per avercela donata! Ad Maiorem Dei Gloriam!» – conclude Davide Tepasso.