Mani in pasta

Imperia, tangenti per gli appalti pubblici: l’indagine che ha fermato un vero e proprio sistema “malato”

Fermati per impedire altre dazioni di denaro

Imperia. Non un episodio singolo, ma una prassi. Come lo ha definito il procuratore capo della Repubblica di Imperia Alberto Lari, «un vero e proprio sistema che coinvolge una pluralità di persone e aziende che possono essere coinvolte». L’arresto dei carabinieri in flagranza di reato del sindaco di Aurigo e consigliere provinciale Luigino Dellerba e dell’imprenditore Vincenzo Speranza, titolare di Edilcantieri Costruzioni Srl, ha stoppato l’attività di indagine «ma non si poteva aspettare oltre: questo sistema di tangenti doveva essere fermato». Bustarelle, mazzette, tangenti per aggiudicarsi gli appalti pubblici, sia quelli del comune di Aurigo che quelli dell’ente Provincia. A definirle “tangenti” non sono solo gli inquirenti, ma lo stesso Speranza che, intercettato dai carabinieri, parla proprio della “tangente” pagata.

«Emerge, a nostro giudizio, un sistema e i fatti non sono da considerare isolati – ha detto il procuratore Lari -. Un vero e proprio sistema, che coinvolge una pluralità di persone come pubblica amministrazione e aziende». «Sono due i fatti di corruzione contestati – ha poi aggiunto – il primo all’imprenditore e anche a Dellerba come sindaco di Aurigo. Si tratta di una dazione del 21 marzo scorso, dell’importo di duemila euro. Il secondo fatto riguarda Dellerba come consigliere provinciale, con la consegna di duemila euro, che ha determinato l’arresto in flagranza». C’è poi una terza tangente, che sarebbe antecedente alle due, ma soltanto “chiacchierata”.

Il procuratore Alberto Lari

Alberto lari

Sul fatto che gli inquirenti abbiamo deciso di intervenire subito con gli arresti, anziché aspettare, Lari ha affermato: «Non si poteva consentire una continua consegna di denaro. Era un atto dovuto intervenire e sequestrare quei soldi». Le indagini sono avvenute tramite intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e filmati, come quello che documenta la consegna del denaro.

Un’indagine che è un unicum in provincia: mai gli inquirenti avevano scavato tra le carte delle amministrazioni per verificare la regolarità degli affidamenti. L’inchiesta è destinata ad allargarsi, così come i nomi degli indagati, che sono diversi.

«Devo ringraziare l’Arma dei Carabinieri che ha creduto fin dall’inizio nell’indagine – ha detto il procuratore – Devo ringraziare i carabinieri per la professionalità con cui hanno agito e la discrezione che hanno avuto, intervenendo nel pieno rispetto della dignità delle persone. Abbiamo compiuto l’arresto alle 8 del mattino senza che nessuno si accorgesse di nulla: è stata evitata qualunque spettacolarizzazione». E ancora: «Ringrazio il pm Barbara Bresci e il dottor Lorenzo Fornace, che ha coordinato l’indagine. Ora ci aspetta un grande lavoro: abbiamo sequestrato una mole enorme di documenti. Sotto il mirino ci sono tantissime procedure di appalti. Ci saranno sicuramente sviluppi in questa indagine».

Il pm Barbara Bresci

barbara bresci

Tutto è iniziato dalla “soffiata” di una fonte confidenziale. Una dichiarazione ben circoscritta e delineata, ma anonima e dunque inutilizzabile. Da qui la difficoltà di ricostruire, con prove documentali, quando riferito dalla fonte. Dall’affidamento, oggettivo, di un numero rilevante di lavori pubblici alla Edilcantieri, gli inquirenti sono così partiti alla ricerca di riscontri.

«Grandissimo apporto – ha spiegato il sostituito procuratore Barbara Bresci – Lo abbiamo avuto dall’attività di capostazione tecnica in svariate forme, che ci ha consentito di arrivare alle due dazioni di denaro inserite nel capo di imputazione». A rendere tutto più complesso, la normativa in vigore nel codice degli appalti, che consente, in determinati casi, una procedura negoziata senza bando di gara. In questo caso, la commissione appaltante deve individuare cinque ditte, considerate in grado di portare a termine i lavori. A queste viene rivolto l’invito di inviare un preventivo: il più vantaggioso economicamente è quello poi scelto dall’ente pubblico. Ma, come ha spiegato Bresci: «l’individuazione delle cinque ditte è avvenuta con una procedura distorta che è stata quella di indicare alla Edilcantieri i nomi degli altri concorrenti in modo che questa potesse accordarsi con le altre aziende e presentare un prezzo più vantaggioso». Una procedura negoziata, dunque, utilizzata per «mascherare un sostanziale affidamento diretto, volto a favorire in maniera illecita un imprenditore».

Una volta raccolti gli elementi, il pm ha richiesto al gip la misura cautelare più restrittiva: quella dell’arresto in carcere. «E’ vero, sono soggetti incensurati, ma c’era l’esigenza di preservare il lavoro fatto nell’indagine». Soprattutto perché Luigino Dellerba, per evitare di essere colto “con le mani in pasta” avrebbe usato una serie di accortezze. «Ha concordato con Speranza un appuntamento nel parcheggio della Provincia, chiamandolo dal telefono dell’ufficio dell’ente – ha spiegato Barbara Bresci- Una volta lì,  ha chiesto all’imprenditore di allontanare il telefono e così è stato fatto: il cellulare è stato messo sul moretto. La conversazione, in questo caso, non è stata intercettata proprio per questa accortezza di Dellerba».

Al momento dell’arresto, i due indagati erano increduli, come spiegato dai carabinieri. Ma nessuno ha parlato. «Siamo pronti ad ascoltarli – ha concluso il procuratore Alberto Lari – Se vogliono spiegarci com’è andata la vicenda». Al momento della convalida dell’arresto, Dellerba e Speranza si sono infatti avvalsi della facoltà di non rispondere.

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