Quando si dice che il matrimonio è difficile: la storia di un promesso sposo imperiese in Russia
Un viaggio tra Imperia, Tallin, Istanbul e infine Petrozavodsk.
Imperia. Alessandro Nicosia abita ad Imperia, ha 40 anni e da pochi giorni è rientrato da uno dei Paesi in cui in questo momento pochi sceglierebbero come meta: la Russia.
Come diceva Dante “l’amor che move il sole e l’altre stelle“, al cuor non si comanda e Alessandro per sposare la sua fidanzata, non ha guardato in faccia né la guerra né il pericolo. Una storia nata tra rock e viaggi: «Ci siamo conosciuti ad agosto del 2021 ad un concerto rock a Genova mentre lei si trovava in Italia, poche settimane prima che il suo visto scadesse. Da allora, ci siamo visti e sentiti regolarmente nonostante le procedure per ottenere un visto fossero onerose e particolarmente macchinose» ci racconta Alessandro.
Una vera e propria Odissea nella terra degli Zar, così il neo sposo definisce la particolare storia che ha fatto da scenografia al suo matrimonio, degna di un romanzo a tratti fantasy, con le incognite di un film di azione ma con un grande lieto fine. «Mentre organizzavo questo viaggio, Putin esortava l’Ucraina a rispettare gli accordi di Minsk. Poi un giorno di febbraio accadde: la Russia invase l’Ucraina. Fu così che nacquero i primi problemi: addio voli diretti da Malpensa per San Pietroburgo. L’unico modo per entrare in territorio russo era un volo che facesse scalo in una nazione che non aveva bloccato i voli diretti, come Istanbul. Oppure provare a raggiungere via terra la Russia da paesi confinanti. Su suggerimento di alcuni contatti, provai quindi ad entrare in Russia da confini terrestri. Con il senno di poi, avrei evitato di provarci ma proprio questa scelta sbagliata mi ha permesso di vivere esperienze che mai avrei immaginato». Comincia così la storia dei nostri locali promessi sposi.
Alessandro inizia il suo viaggio partendo da Imperia venerdì notte per arrivare a Milano e imbarcarsi sul volo per Tallinn. «Arrivato a destinazione ebbi una brutta discussione con l’autista dell’autobus che si rifiutò di farmi salire per via del mio visto turistico. Alla fine, mi fu detto che con quel visto non avrei mai potuto passare il confine. Riuscii a prenotare un letto in un ostello nella città vecchia ad un prezzo irrisorio: 9 euro a notte. Avrei condiviso la mia stanza con altre 8 persone ma non mi importava. In quella sera conobbi Gahu, un programmatore indiano di Calcutta, Sam, un canadese in giro per il mondo, Victor, un ragazzo estone a Tallinn per lavoro ed altre persone provenienti da diverse parti d’Europa, Germania, Portogallo ed Ucraina».
Il promesso sposo continua il viaggio e lo fa questa volta provando a passare il confine con un altro bus ma si rivela un fallimento «nonostante avessi mostrato all’autista un documento in russo, un nulla-osta al matrimonio firmato dal stesso console. All’ennesimo rifiuto, abbandonai la speranza di entrare via terra. Mi rivolsi al consolato russo dove mi confermarono che con quel visto non avrei mai potuto passare il confine via terra se non con un invito privato che raramente viene rilasciato. Prenotai un volo per Istanbul».
La sera prima di volare in Turchia Alessandro ascoltò racconto terribili da un suo compagno di stanza, fuggito perché odiato da quella parte dell’Ucraina che non sopportava nemmeno che si parlasse russo. «Mi parlò del cimitero degli angeli, un luogo in cui sono sepolti bambini dai 6 agli 11 anni morti negli ultimi anni sotto ai bombardamenti ordinati dall’esercito ucraino per soffocare le rivolte nate in quella regione che aspirava all’indipendenza».
Da Istanbul Alessandro si imbarca per San Pietroburgo e da qui, quasi impossibile, si dirige alla stazione di Ladozhskij. «Ero in ritardo, senza biglietto e corsi verso i binari. Il treno aveva tutte le porte chiuse eccetto una. Lì un uomo sulla trentina in uniforme mi invitò a salire rapidamente e ormai solo 5 ore mi separavano dalla mia destinazione, Petrozavodsk. Dopo tanti giorni trascorsi a combattere gli imprevisti che avevano reso il mio viaggio un’autentica odissea, finalmente potevo rilassarmi e chiudere gli occhi per riposarmi un po’. Giunto a destinazione trovai la mia compagna e sua madre alla stazione del treno».
Alessandro e la sua attuale moglie si sono sposati il 26 aprile, festeggiando con una bottiglia di prosecco italiano che aveva fatto tutto l’odissea insieme allo sposo. «La terra girò per renderci più vicini, girò sul suo asse e su di noi, finché, finalmente, ci ricongiunse in questo sogno» sono parole del poeta Eugenio Montejo che meglio non potrebbero descrivere la favola di questo matrimonio.