Imperia, sospetta overdose in carcere: detenuto finisce in ospedale

20 maggio 2022 | 10:26
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Imperia, sospetta overdose in carcere: detenuto finisce in ospedale

Avrebbe assunto metadone. Salvato da un agente

Imperia. Un uomo di 40 anni, italiano, detenuto nel carcere di Imperia è stato trasportato in ospedale per sospetta overdose. E’ successo ieri. A renderlo noto è Fabio Pagani, segretario regionale della Uil Pa Penitenziari.  «L’agente di servizio in sezione ieri mattina, nel giro di controllo, si è reso conto che il detenuto accusava malori. Immediatamente ha allertato il servizio sanitario del carcere e le prime cure sono state essenziali. Grazie alla prontezza e alla professionalità del poliziotto di turno, il detenuto è stato trasportato d’urgenza al pronto soccorso. Dalle prime e sommarie informazioni che filtrano dagli ambienti penitenziari, sembra che l’uomo abbia assunto metadone».

Il 40enne, S.O., era in carcere da un giorno, per scontare una condanna per tentata estorsione e tentato omicidio. La pena sarebbe terminata nel 2025.

Il segretario Uil Pa sottolinea: «Stamani presso la casa circondariale di Imperia sono ristretti ben 71 detenuti. Il personale è invece ridotto all’osso ed effettua turni anche di 16 ore continuative». E aggiunge: «Nonostante le croniche carenze organiche, il personale cerca di gestire situazioni difficili come questa. Purtroppo la solitudine e l’abbandono in cui versano gli operatori delle prime linee penitenziarie non possono che favorire la deriva di morte e violenza che è possibile constatare in quasi tutte le strutture penitenziarie».

Vista la situazione, la UIl Pa lancia un appello, ancora una volta, al ministro della Giustizia: «Il calvario cui è sottoposto il personale e l’inefficienza dell’intero sistema dovrebbero imporre al Ministro quella giusta attenzione verso il problema che allo stato non c’è». E al sindaco di Imperia: «Non ha mai dato un contributo a questi poliziotti eroi, anzi oltre ai doppi turni, a Imperia gli agenti devono pagarsi anche il parcheggio per lavorare», conclude.